Triste tigre / Neige Sinno; trad. dal francese di Luciana Cisbani. Vicenza: Neri Pozza, 2024.
Il libro di Neige Sinno, che ha vinto il Premio Strega Europeo nel 2024, è uno strano oggetto letterario. Non è certamente un romanzo, possiamo definirlo un'autobiografia, ma anche all'interno di questo genere mantiene una sua originalità, o anomalia che dir si voglia. Assomiglia di più a un flusso di coscienza, ma anche questa definizione non lo rappresenta pienamente.
Triste tigre è il punto di vista dell'autrice in merito agli abusi subiti dal patrigno nel lungo periodo tra i suoi 7-8 anni e i suoi 15-16 anni.
Si tratta di una vicenda che risale ormai a un passato piuttosto lontano e per il quale il patrigno è stato condannato e ha scontato i suoi anni di carcere (dopo i quali si è fatto una nuova famiglia).
La molla che spinge la Sinno a raccontare la sua storia e i suoi sentimenti è il fatto di ritrovarsi a sua volta ad aver costruito una famiglia e ad avere una figlia con il suo compagno.
Per la Sinno non è questione di accertare la verità o di far venire alla luce dettagli ancora non emersi, bensì di fare i conti con i sentimenti contraddittori che una vicenda come questa innescano, nelle vittime per certi aspetti, e negli altri - il pubblico, le persone non coinvolte - per altri aspetti.
Il libro della Sinno non punta sulla complicità, sulla compassione, sull'empatia in senso stretto. Piuttosto appare, nell'approccio dell'autrice, una sfida o forse una necessità, in fondo tutta personale.
La Sinno non cerca l'approvazione o la condiscenza del lettore, e nemmeno la simpatia, bensì vuole raccontare una verità scomoda ma incontrovertibile di chi si porterà dietro per sempre le cicatrici di questa esperienza, e indagare dentro sé stessa alla ricerca di eventuali segni di mostruosità.
Non una lettura riconciliante, non sono nemmeno sicura di poter dire che mi sia piaciuto. Certamente però mi ha colpito.
Voto: 3,5/5
lunedì 1 settembre 2025
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