Ecco chi è quel buffo animaletto che Miyazaki ha scelto come simbolo della sua casa di produzione, lo Studio Ghibli! È Totoro, pronunciato nel film con l'accento sulla prima "o", ma nella canzoncina - che non riesce più ad uscirmi dalla testa - con l'accento sulla seconda "o".Il mio vicino Totoro è, in realtà, un vecchio film del grande maestro dell'animazione giapponese - risale al 1988 - che non era mai stato portato nelle sale italiane. Visto però il successo delle ultime sue opere, Il castello errante di Howl e Ponyo sulla scogliera (di cui trovate qui la mia breve recensione), finalmente vediamo al cinema anche questo film.
Certo, si vede che si tratta di un film di un Miyazaki più giovane, più fiducioso, meno cinico e conservatore. I temi a lui cari ci sono tutti: il rapporto tra uomo e natura, lo sguardo pulito dei bambini, la saggezza degli anziani, la famiglia, il sogno.
Mentre però in alcuni degli ultimi film, in particolare La città incantata e Il castello errante di Howl, c'è uno sguardo triste sul disastro ecologico che gli umani hanno provocato e uno disincantato sulla miopia dell'età adulta, qui mi pare che prevalga un maggiore ottimismo, in cui anche gli adulti sono - seppur con difficoltà - in sintonia con la purezza del mondo.
Invece, questo film mi è sembrato - sia dal punto di vista dei contenuti che dei disegni - più vicino al suo ultimo, Ponyo sulla scogliera, in cui effettivamente Miyazaki sembra tornare appunto alle sue origini.
Il film è un godimento per gli occhi e per la mente, con le sue belle e fantasiose invenzioni: i buffi animaletti che lo abitano, il gattobus che sfreccia per le colline giapponesi, le sorelline Satsuki e Mei, la casa in legno diroccata, il grande albero di canfora!
In definitiva, non posso fare a meno di adorare questi film e questo sguardo bambino che li caratterizza... I film di Miyazaki mi aprono il cuore e mi ricordano la necessità di apprezzare la bellezza della vita, dei sentimenti, della natura.
Grazie, Miyazaki.
Voto: 4/5





