Senza coda / Marco Missiroli. Milano: Feltrinelli, 2017.
Ho iniziato a leggere questo libro nella sala di attesa di uno studio medico e - nel mentre che leggevo - una signora mi fa: "Posso fare una foto?". Io penso che voglia fare una foto al libro e sto per passarglielo, ma lei mi dice: "No, una foto a lei che legge questo libro in modo che io la possa mandare all'autore! Sarà contento". Le dico di sì anche se lì per lì penso che mi stia prendendo in giro; poi però da una breve chiacchierata capisco di aver incontrato la editor di Missiroli e la cosa mi fa piacere e mi fa anche un po' sorridere.
Sì, perché a me Missiroli piace molto e mi ha conquistata già dopo un solo libro, quell'Atti osceni in luogo privato di cui vi ho raccontato in passato, e che resta per me uno dei libri più belli letti negli ultimi anni.
Così quando ho visto che Feltrinelli aveva ripubblicato nell'Universale Economica il suo primo libro, Senza coda, vincitore del Premio Campiello, non ho esitato a comprarlo.
Senza coda si può definire un racconto esteso; si legge davvero in poco tempo e ci racconta un piccolo periodo della vita di Pietro, un ragazzino di una decina d'anni che ama molto andare a caccia di lucertole per tagliar loro la coda. Queste sue scorribande Pietro le fa preferibilmente con l'amico Luigi, oppure insieme al vecchio Nino, il giardiniere di famiglia che vive in una dependance non lontana dalla sua casa. Pietro è anche appassionato dell'auto parcheggiata in garage con cui sogna di andare in giro per l'Italia con Nino.
La realtà della sua famiglia però è difficile e per lui poco comprensibile: suo padre è molto severo e spesso riempie di botte lui e sua madre; talvolta manda Pietro a consegnare una busta a Carmine, un losco figuro da cui il bambino è terrorizzato. Al cancello della loro casa sostano degli agenti in divisa e, in generale, tante cose del mondo intorno sfuggono al cervello innocente di Pietro.
La curiosità tipica di questa età porterà Pietro e Luigi a scoprire il contenuto delle lettere e a porsi delle domande cui non sarà facile dare una risposta. Ma quando la risposta - per quanto confusa - arriverà, Pietro istintivamente farà la sua parte e cambierà il corso degli eventi.
Il libro di Missiroli è un piccolo romanzo di formazione ambientato in un contesto estremo, quello degli ambienti mafiosi, ma come nei più riusciti romanzi di formazione ci trasmette tutto l'universo immaginifico del protagonista, il suo punto di vista, le difficoltà a interpretare le cose più grandi di quanto la sua mente possa concepire.
E ci regala bellissime descrizioni di due rapporti importanti per Pietro, quello con il suo coetaneo Luigi e quello - a tratti commovente - con il vecchio giardiniere Nino, un alleato, un complice e un compagno dei viaggi mentali, delle avventure e delle fantasie del protagonista.
Ovviamente Atti osceni in luogo privato è un romanzo di più grande ambizione e di più ampio respiro. Questo primo romanzo sembra una prova generale - già parecchio riuscita - delle qualità scrittorie e narrative di Missiroli, che a questo punto aspettiamo - come mi ha anticipato la sua editor - con il prossimo romanzo.
Voto: 3,5/5
mercoledì 27 giugno 2018
lunedì 25 giugno 2018
Una sorella / Bastien Vivès
Una sorella / Bastien Vivès. Milano: Bao Publishing, 2018.
Antoine ha 13 anni. Come ogni estate, si prepara a trascorrere le vacanze nella casa al mare insieme ai genitori e al fratello più piccolo, Titi.
Ben presto però la tranquilla routine estiva fatta di caccia ai granchi e pomeriggi passati a disegnare Pokémon viene rivoluzionata dall'arrivo di un'amica di famiglia - che ha appena perso un bambino per un aborto spontaneo (come del resto la madre di Antoine prima che lui nascesse) - insieme alla figlia sedicenne Helene.
Antoine - che è in parte ancora un bambino e infatti ancora condivide i giochi con il fratello più piccolo, ma comincia ad avvertire i primi turbamenti dell'adolescenza - si trova improvvisamente catapultato nel mondo di una ragazza che, pur avendo solo tre anni in più, sembra ai suoi occhi una marziana: è disinibita e ribelle, sembra avere un'ampia esperienza sessuale, frequenta i ragazzi più grandi, fuma, beve e sta continuamente attaccata al cellulare. Helene sarà per Antoine un'attrazione e una sfida, una specie di mistero che vuole afferrare ma gli sfugge (come il ritratto che sta cercando di farle), nonché l'occasione di una educazione sentimentale accelerata che gli consentirà di cominciare a esplorare i propri desideri e i propri limiti.
D'altra parte, per Helene l'incontro con Antoine rappresenta la possibilità di indulgere ancora un po' in quell'infanzia sicuramente più rassicurante e con minori turbamenti, uno spazio protetto in cui non dover essere grande a tutti i costi, ma poter essere se stessa senza essere giudicata.
La settimana in cui Antoine ed Helene condividono la stanza, e talvolta il letto alla ricerca - reciproca - di conforto, amicizia, affetto, ma anche nella condivisione di un'intimità e un desiderio ancora acerbi ma prepotenti, rappresenterà per entrambi lo svelamento di una parte di sé, uno di quei momenti irripetibili della fase di passaggio dall'infanzia all'adolescenza che non si misurano sulla durata ma sull'intensità dell'emozione che producono.
Bastien Vivès dimostra ancora una volta una sensibilità particolare nel rappresentare i sentimenti di quell'età che sfuma più o meno lentamente dall'infanzia all'adolescenza e infine alla giovinezza pre-adulta. Il disegno di Vivès è incredibilmente essenziale (gli occhi sono disegnati solo quando sono necessari a rappresentare un'emozione e uno stato d'animo), eppure è capace di rivelare con precisione le forze emotive che si agitano nell'animo dei suoi personaggi, che lui guarda sempre con affetto e partecipazione.
Nella recente ed eclettica produzione di Vivès che si divide tra il blog (che pare però essere stato rimosso!) e la serie Last man, era un po' che non faceva la sua comparsa questa componente più intimista della sua produzione, che non saprei dire se è la sua parte migliore, ma certamente è essenziale per dare significato e illuminare tutto il resto.
Una sorella è un graphic novel forse semplice a una prima frettolosa lettura, però lentamente cresce aprendosi un varco solido nel cuore e nella mente del lettore, dove già hanno trovato un posto stabile altri lavori precedenti di questo giovane fumettista.
Voto: 4/5
Antoine ha 13 anni. Come ogni estate, si prepara a trascorrere le vacanze nella casa al mare insieme ai genitori e al fratello più piccolo, Titi.
Ben presto però la tranquilla routine estiva fatta di caccia ai granchi e pomeriggi passati a disegnare Pokémon viene rivoluzionata dall'arrivo di un'amica di famiglia - che ha appena perso un bambino per un aborto spontaneo (come del resto la madre di Antoine prima che lui nascesse) - insieme alla figlia sedicenne Helene.
Antoine - che è in parte ancora un bambino e infatti ancora condivide i giochi con il fratello più piccolo, ma comincia ad avvertire i primi turbamenti dell'adolescenza - si trova improvvisamente catapultato nel mondo di una ragazza che, pur avendo solo tre anni in più, sembra ai suoi occhi una marziana: è disinibita e ribelle, sembra avere un'ampia esperienza sessuale, frequenta i ragazzi più grandi, fuma, beve e sta continuamente attaccata al cellulare. Helene sarà per Antoine un'attrazione e una sfida, una specie di mistero che vuole afferrare ma gli sfugge (come il ritratto che sta cercando di farle), nonché l'occasione di una educazione sentimentale accelerata che gli consentirà di cominciare a esplorare i propri desideri e i propri limiti.
D'altra parte, per Helene l'incontro con Antoine rappresenta la possibilità di indulgere ancora un po' in quell'infanzia sicuramente più rassicurante e con minori turbamenti, uno spazio protetto in cui non dover essere grande a tutti i costi, ma poter essere se stessa senza essere giudicata.
La settimana in cui Antoine ed Helene condividono la stanza, e talvolta il letto alla ricerca - reciproca - di conforto, amicizia, affetto, ma anche nella condivisione di un'intimità e un desiderio ancora acerbi ma prepotenti, rappresenterà per entrambi lo svelamento di una parte di sé, uno di quei momenti irripetibili della fase di passaggio dall'infanzia all'adolescenza che non si misurano sulla durata ma sull'intensità dell'emozione che producono.
Bastien Vivès dimostra ancora una volta una sensibilità particolare nel rappresentare i sentimenti di quell'età che sfuma più o meno lentamente dall'infanzia all'adolescenza e infine alla giovinezza pre-adulta. Il disegno di Vivès è incredibilmente essenziale (gli occhi sono disegnati solo quando sono necessari a rappresentare un'emozione e uno stato d'animo), eppure è capace di rivelare con precisione le forze emotive che si agitano nell'animo dei suoi personaggi, che lui guarda sempre con affetto e partecipazione.
Nella recente ed eclettica produzione di Vivès che si divide tra il blog (che pare però essere stato rimosso!) e la serie Last man, era un po' che non faceva la sua comparsa questa componente più intimista della sua produzione, che non saprei dire se è la sua parte migliore, ma certamente è essenziale per dare significato e illuminare tutto il resto.
Una sorella è un graphic novel forse semplice a una prima frettolosa lettura, però lentamente cresce aprendosi un varco solido nel cuore e nella mente del lettore, dove già hanno trovato un posto stabile altri lavori precedenti di questo giovane fumettista.
Voto: 4/5
mercoledì 20 giugno 2018
Memoria di ragazza / Annie Ernaux
Memoria di ragazza / Annie Ernaux; trad. di Lorenzo Flabbi. Roma: L'orma editore, 2017.
Memoria di ragazza è un racconto autobiografico in cui Annie Ernaux ricostruisce un periodo molto breve ma determinante della sua vita, i due anni o poco più che vanno dal 1958 (quando Annie aveva quasi diciotto anni e trascorse la sua prima estate lontano da casa come educatrice in una colonia) al 1960 (quando Annie, dopo alcune incertezze e passi falsi, avviò i suoi studi universitari).
L'operazione dell'Annie Ernaux ormai adulta e affermata scrittrice sembrerebbe finalizzata a riportare alla luce una parte di sé a lungo rimossa e negata. E la sensazione è che questo comporti una non trascurabile sofferenza.
Quella Annie che aveva ancora il cognome da nubile (poi rinnegato definitivamente per assumere quello del marito) è la ragazza che sta compiendo il delicato passaggio dall'adolescenza alla vita adulta e lo fa in quel modo impulsivo e inconsapevole che spesso caratterizza una fase della vita in cui la nostra personalità deve ancora trovare una sua piena collocazione e deve ancora pienamente formarsi, per cui annaspiamo in versioni di noi più o meno vicine alla nostra vera identità.
Ebbene, in quei due anni Annie ragazza scopriva - senza esserne preparata - la sessualità, la libertà dalla famiglia, l'indipendenza, ma anche la derisione e lo stigma degli altri, tutte cose che andranno a tracciare solchi profondi nella sua mente e produrranno un rapporto col cibo patologico e, più in generale, un equilibrio psicologico instabile.
Questa fase difficile nella quale la Annie di oggi fatica a riconoscersi termina con la scelta di iscriversi all'Università e la conoscenza di quello che diventerà poi suo marito. Da qui la sua vita prenderà la direzione che corrisponde per davvero alla sua interiorità e i disordini di ordine psicologico a poco a poco saranno superati.
Al termine di questo libro l'autrice dice di non ricordare più quale fosse il suo obiettivo nello scrivere questa storia. Probabilmente non c'è segnale più evidente a dimostrare che questo doloroso scavo nel passato e il coraggio che la Ernaux ha trovato nel renderlo pubblico hanno prodotto l'effetto sperato, ossia accettare un pezzo difficile della propria vita, smettere di giudicarlo e guardarlo semmai con compassione. Non a caso, le pagine di questo libro - se dapprima sono intrise di disprezzo e di distacco - a poco a poco si fanno più empatiche per concludersi in una specie di virtuale abbraccio finale con cui la Annie di oggi arriva infine a comprendere e a perdonare la se stessa di cinquant'anni prima.
Voto: 3/5
Memoria di ragazza è un racconto autobiografico in cui Annie Ernaux ricostruisce un periodo molto breve ma determinante della sua vita, i due anni o poco più che vanno dal 1958 (quando Annie aveva quasi diciotto anni e trascorse la sua prima estate lontano da casa come educatrice in una colonia) al 1960 (quando Annie, dopo alcune incertezze e passi falsi, avviò i suoi studi universitari).
L'operazione dell'Annie Ernaux ormai adulta e affermata scrittrice sembrerebbe finalizzata a riportare alla luce una parte di sé a lungo rimossa e negata. E la sensazione è che questo comporti una non trascurabile sofferenza.
Quella Annie che aveva ancora il cognome da nubile (poi rinnegato definitivamente per assumere quello del marito) è la ragazza che sta compiendo il delicato passaggio dall'adolescenza alla vita adulta e lo fa in quel modo impulsivo e inconsapevole che spesso caratterizza una fase della vita in cui la nostra personalità deve ancora trovare una sua piena collocazione e deve ancora pienamente formarsi, per cui annaspiamo in versioni di noi più o meno vicine alla nostra vera identità.
Ebbene, in quei due anni Annie ragazza scopriva - senza esserne preparata - la sessualità, la libertà dalla famiglia, l'indipendenza, ma anche la derisione e lo stigma degli altri, tutte cose che andranno a tracciare solchi profondi nella sua mente e produrranno un rapporto col cibo patologico e, più in generale, un equilibrio psicologico instabile.
Questa fase difficile nella quale la Annie di oggi fatica a riconoscersi termina con la scelta di iscriversi all'Università e la conoscenza di quello che diventerà poi suo marito. Da qui la sua vita prenderà la direzione che corrisponde per davvero alla sua interiorità e i disordini di ordine psicologico a poco a poco saranno superati.
Al termine di questo libro l'autrice dice di non ricordare più quale fosse il suo obiettivo nello scrivere questa storia. Probabilmente non c'è segnale più evidente a dimostrare che questo doloroso scavo nel passato e il coraggio che la Ernaux ha trovato nel renderlo pubblico hanno prodotto l'effetto sperato, ossia accettare un pezzo difficile della propria vita, smettere di giudicarlo e guardarlo semmai con compassione. Non a caso, le pagine di questo libro - se dapprima sono intrise di disprezzo e di distacco - a poco a poco si fanno più empatiche per concludersi in una specie di virtuale abbraccio finale con cui la Annie di oggi arriva infine a comprendere e a perdonare la se stessa di cinquant'anni prima.
Voto: 3/5
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