Echo / Terry Moore; trad. di Leonardo Favia. Milano: Bao Publishing, 2013.
Avevo su uno scaffale i primi due volumi di Strangers in paradise, ma tra le mille cose da leggere, non era mai arrivato il momento opportuno per attaccarli. E così L., che già mi aveva prestato quelli, mi ha portato anche Echo suggerendomi di cominciare da questo.
E così, per quella strana magia che ci ispira in un certo momento a prendere in mano un libro e ci cattura nel suo mondo, ho iniziato a leggere- e ho finito in tre densissime serate - questo graphic novel, pubblicato dall’autore statunitense Terry Moore inizialmente in trenta puntate, raccolte però in un unico volume da Bao Publishing.
Echo è un libro ambientato in un futuro forse non lontanissimo, nel quale gli esperimenti con l’energia nucleare sono andati molto avanti e hanno consentito la realizzazione di una lega speciale, in grado di connettersi stabilmente al corpo umano e di essere in qualche modo governata dai flussi emotivi in funzione distruttiva o costruttiva a seconda dei casi. Come in qualunque racconto di fantascienza che si rispetti, uno strumento come questo può rappresentare l’occasione di un progresso senza precedenti per l’umanità, oppure nelle mani sbagliate un rischio per la sua stessa sopravvivenza.
In questo caso, tutto inizia quando i “cattivi” di un istituto di ricerca eliminano Annie, la giovane ricercatrice che stava studiando la lega e ne stava testando le applicazioni positive, allo scopo di sperimentarne un uso bellico. In questa occasione, per un caso del tutto fortuito, parte della lega cade su Julie, una giovane fotografa che sta divorziando dal marito e ha una sorella in un ospedale psichiatrico dopo che ha perso l’intera famiglia. Dal momento in cui la lega comincia a formare un tutt’uno con il suo corpo, Julie si troverà suo malgrado al centro dell’attenzione di molte persone e si accorgerà non del tutto consapevolmente dei poteri a sua disposizione. Nella fuga per impedire che i “cattivi” tornino in possesso della lega e poi per impedire i loro devastanti esperimenti, Julie entrerà in contatto con Dillon, il fidanzato di Annie, e Ivy, un agente speciale inizialmente al servizio del centro di ricerca che ben presto comprenderà da che parte stare.
I punti di forza di Echo sono fondamentalmente due: la storia appassionante, che tiene incollati alle pagine del graphic novel (non mi sorprende che i diritti siano già stati acquistati da una casa di produzione cinematografica per farne un film), e i personaggi, in particolare Julie, Dillon e Ivy, degli antieroi simpatici e buffi, che l’autore guarda costantemente con occhio benevolo, ma anche fortemente ironico. La drammaticità degli eventi è frequentemente allentata da intermezzi umoristici che scaturiscono principalmente dal modo di essere di questi personaggi e dalla loro curiosa interazione.
A tratti Terry Moore tende a strafare e ho avuto la sensazione che alcuni elementi della narrazione siano un po’ forzati, però il risultato finale è un eccellente mix di convenzionale e anticonvenzionale, che rende la lettura prevedibile e al contempo sorprendente in tutto il suo dispiegarsi.
Quando si dice una vera lettura di svago, capace di creare interesse e divertimento, senza produrre mai – o quasi - cali di attenzione.
La maggiore debolezza del fumetto – e direi a questo punto di Terry Moore - è il tratto grafico e la costruzione dell’impaginato, che a differenza della narrazione appaiono piuttosto convenzionali e ripetitivi e non presentano mai veri e propri guizzi capace di risvegliare l’attenzione estetica del lettore. Ma del resto non si può avere tutto e – come ho già avuto modo di ricordare altrove – spesso con i graphic novel accade che quando la narrazione è di alto profilo i disegni risultino deludenti, e ancora più spesso il contrario.
Voto: 3,5/5
giovedì 21 aprile 2016
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