Con il mese di aprile riprende a tutta birra la stagione dei concerti, e io - un po' incoscientemente - ho deciso che non me ne perdo quasi nessuno!
Si inizia con una Church Session di Unplugged in Monti (alla Chiesa Evangelica Metodista) di cui sono protagonisti Umberto Maria Giardini e Howe Gelb.
Questa volta il pubblico del concerto - rispetto alle mie esperienze precedenti - ha un'età media più elevata, certamente giustificata dallo stile e dall'età dei musicisti che si esibiranno sul palco.
Il primo praticamente non lo conoscevo affatto prima del concerto. Si presenta sul palco con un abbigliamento quasi da mormone e accompagnato da due musicisti, uno alla chitarra, Marco Marzo Maracas e uno alle tastiere e al basso, Michele Zanni. Inizia a cantare nel suo modo potente e rarefatto al contempo, e inanella una decina di canzoni che al mio orecchio, che non conosce la sua musica, fanno uno strano effetto, perché mi sembrano oscillare tra la canzone melodica popolare italiana e un cantautorato raffinato e intellettuale.
Verso la fine della sua session, molto apprezzata dal pubblico, ci dice che ha voluto dedicare questa serata in buona parte a un progetto passato, ossia ai suoi esordi musicali con il nome di Moltheni, sebbene non manchino anche canzoni tratte dai suoi ultimi album.
Il palco elegantemente calcato da Umberto Maria Giardini viene poi ceduto - dopo una breve pausa - a Howe Gelb, con i suoi stivali da cowboy e il suo cappellino da baseball. Il leader dei Giant Sand ci dice che questa sera vuole proporci una piano session, perché avvicinandosi ormai ai sessant'anni, si è innamorato della musica jazz e ha deciso di pubblicare un album di questo genere.
Si siede dunque al pianoforte a coda che sta a fianco del palco e inizia a suonare una serie di canzoni che rievocano le atmosfere degli anni Cinquanta e Sessanta, cimentandosi in uno stile quasi da crooner. Certamente, la cosa lascia un po' spiazzato il pubblico che si aspettava la proposta di qualche successo di Gelb e dei Giant Sand eseguito alla chitarra. Ciononostante il pubblico segue Gelb nella sua nuova passione jazz in religioso silenzio, anche se quando il musicista si alza, si toglie la giacca e imbraccia la chitarra mi sembra di cogliere negli appassionati un momento di eccitazione e un sospiro di sollievo.
La seconda metà della sua sessione è dunque dedicata al suo repertorio più proprio, quello in cui la chitarra diventa protagonista nonché lo stile Americana prende il sopravvento.
Non ho mai visto Howe Gelb dal vivo (ho solo guardato alcuni video su Internet), ma nel complesso ho la sensazione che stasera non sia in gran forma né particolarmente ispirato. La sua sessione finisce infatti quasi all'improvviso e il pubblico - un po' disorientato - non chiede neppure il bis.
Uscendo dalla Chiesa Evangelica resta la sensazione che il vero protagonista stasera sia stato quello che doveva fare solo da opening e comprimario, Umberto Maria Giardini, che si è fatto apprezzare per la sua eleganza e per la cura della sua musica.
Per me un inizio della stagione primavera-estate di musica dal vivo decisamente in salita.
Voto: 3/5
venerdì 15 aprile 2016
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