Un po’ al volo inseriamo questo spettacolo nella nostra programmazione teatrale di quest’anno. Sulla carta lo spettacolo della drammaturga britannica Sam Holcroft (già conosciuta per quest'altro spettacolo) appare piuttosto interessante, nella sua struttura narrativa metateatrale di ambito distopico.
Quando arriviamo a teatro, l’atmosfera è quella confusa che precede la celebrazione di un matrimonio: lo sposo, la sposa e il testimone si aggirano per la platea, ma tra i corridoi si aggirano anche inquietanti individui vestiti con abiti militari e armati.
Quando si è pronti alla celebrazione, ci viene detto che in realtà il matrimonio è solo una copertura finalizzata a mettere in scena uno spettacolo che il Ministero della cultura del regime nel quale ci si trova ha censurato.
Questo spettacolo racconta la storia di un aspirante drammaturgo il cui primo lavoro – fortemente ispirato alle sue esperienze reali – viene attenzionato da un dirigente del Ministero della cultura che punta a diventare Ministro e con modalità subdole e manipolatorie vuole ricondurre il tutto nell’alveo del regime, esattamente come in passato ha fatto con un altro drammaturgo.
Di tanto in tanto un segnale d’allarme costringe a interrompere la messa in scena dello spettacolo, e a riprendere la finzione del matrimonio, fino al rivelatorio finale che permette di ricostruire il puzzle.
Il tema non è nuovo, e a tratti mi ha anche ricordato un graphic novel di Daniel Cuello, Le buone maniere. Ma di opere letterarie, cinematografiche e di altro genere sul tema della censura, della libertà di parola, della manipolazione nei regimi non democratici se ne potrebbero citare a iosa.
In questo caso il gioco drammaturgico è ben costruito e sicuramente l’impianto è brillante e a suo modo divertente, nonostante il suo risvolto amaro, se non addirittura tragico.
La regia e l’adattamento in italiano del testo sono di Giancarlo Nicoletti, le scene sono di Alessandro Chiti, nel cast troviamo Ninni Bruschetta, Claudio "Greg" Gregori, Fabrizio Colica, Paola Michelini e Gianluca Musiu.
Gli elementi ci sarebbero tutti per farne un signor spettacolo.
Però a me non ha convinto, e non so se questo dipenda dal testo originale, ovvero dal suo adattamento italiano. Per quanto mi riguarda non ho apprezzato particolarmente l’oscillazione e l’integrazione – secondo me non perfettamente riuscita - tra un registro comico e uno drammatico, e in generale ho trovato alcune parti un po’ ripetitive, un po’ già sentite altre.
Esco dunque dallo spettacolo senza entusiasmi, ma forse è solo perché fisicamente non ero particolarmente in forma e questo ha accentuato il mio senso di insofferenza.
Voto: 2,5/5
martedì 6 maggio 2025
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