Dopo aver visto il documentario Hokusai dal British Museum non potevo perdere la mostra del maestro giapponese allestita al Museo dell’Ara Pacis, tanto più che in questo periodo sono particolarmente affascinata dalla cultura giapponese.
La mostra Hokusai: sulle orme del maestro offre ai visitatori la possibilità di osservare da vicino circa cento opere dell’artista giapponese, in prevalenza silografie, ma anche dipinti su carta e su stoffa, nonché le opere di alcuni suoi allievi, in particolare Keisei Eisen.
In realtà, per questa mostra sono state movimentate oltre duecento opere che saranno esposte a rotazione per evitare di sottoporle ad uno stress eccessivo, vista la loro estrema delicatezza. Quindi, diciamo che non tutti vedranno esattamente la stessa mostra visitandola in momenti diversi.
Lo spirito della mostra resta però sostanzialmente costante e punta a dare testimonianza della vastissima produzione dell’artista nella sua lunga vita, attraverso la varietà delle tecniche utilizzate e dei soggetti rappresentati: dai paesaggi (si pensi alla serie delle Trentasei vedute del Monte Fuji, cui appartiene anche la famosissima Grande onda) alle persone nelle attività quotidiane, alle geisha e cortigiane, agli animali (molto presenti sempre, ma soprattutto nell’ultimo periodo della sua produzione artistica).
Il cosiddetto Hokusai manga, una serie di volumi che contengono schizzi di qualunque tipo di soggetto (una specie di enciclopedia del disegno, anch’essa in mostra), dà in qualche modo conto della poliedricità di Hokusai e del suo interesse per il disegno a 360°.
Dalla mostra emerge abbastanza bene non solo la cifra della produzione artistica di Hokusai, ma anche la sua personalità (e la sua vera e propria ossessione per il disegno e la pittura), nonché più in generale le caratteristiche del movimento degli "artisti del mondo fluttuante" (Ukiyo-e).
Il dettaglio e la finezza dei particolari delle silografie non può non lasciar stupiti a più riprese, soprattutto quando si pensa al procedimento per ottenere queste stampe.
Per quanto mi riguarda continuo a nutrire qualche perplessità sugli spazi espositivi dell’Ara pacis, che non consentono un percorso lineare e che inevitabilmente creano qualche confusione nel visitatore. Alcuni settori della mostra sono a mio avviso particolarmente riusciti, altri mescolano artisti e temi in modo non del tutto evidente per il visitatore. Non so se l’audioguida avrebbe aiutato da questo punto di vista, ma ne dubito, visto che il suo compito è normalmente l’approfondimento di singole opere.
Come talvolta mi accade per alcune mostre, all’uscita mi manca un po’ il senso di uno sguardo d’insieme che metta in relazione tutte le diverse cose che ho visto.
Si tratta comunque di una mostra che sarebbe un peccato perdere.
Voto: 3,5/5
lunedì 30 ottobre 2017
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