In un Cinema dei piccoli in cui io e S. siamo le uniche persone adulte non accompagnate da bambini vado finalmente a vedere il film della Dreamworks Il robot selvaggio.
Tratto dall’omonimo romanzo di Peter Brown, il film racconta la storia di Rozzum 7134, un robot che a causa di un tifone finisce sulle scogliere basaltiche di un’isola sperduta, dove non ci sono esseri umani, ma solo piante e animali.
Rozzum è programmata per servire e portare a termine dei compiti, cosicché cerca di applicare questo schema semplice che però si rivela del tutto inappropriato al contesto nel quale si trova. Gli animali la vedono come un mostro e ben presto Rozzum si troverà inseguita da un orso e durante la fuga distruggerà un nido di oche. Un unico uovo resta intero e da esso nasce un’oca che, per effetto dell’imprinting, considera Rozzum sua madre. Grazie all’aiuto di Fink, una volpe ingorda ma di buon cuore, Rozzum, detta “Roz”, capisce come svolgere questo compito, e impara a poco a poco l’empatia, andando al di là della pura esecuzione. Quando la sua casa di produzione manderà dei robot armati sull’isola per riportare Roz a casa, seminando morte e distruzione, Roz e tutta la comunità di animali dell’isola faranno fronte comune.
La storia de Il robot selvaggio è una fiaba ecologista, in cui tecnologia e natura si incontrano in maniera non necessariamente scontata e prevedibile: il robot ha qualcosa di freddo e meccanico nel suo modo di agire, ma è programmato per non procurare del male a nessuno (sebbene altri robot siano invece programmati per portare distruzione e morte); il mondo animale è pieno di vitalità e di forme di accudimento, ma anche di violenza e conflittualità, frutto della perenne lotta per la sopravvivenza. I veri assenti sono gli esseri umani, sebbene la loro presenza sia in qualche modo implicita, in quanto anello di congiunzione tra robot e natura.
Al di là della dose di melò e commozione inevitabile in un film per famiglie e bambini, tra le righe si legge un richiamo alla responsabilità degli esseri umani nella progettazione della tecnologia, affinché sia non solo a servizio dell’umanità, ma anche rispettosa della natura.
Devo dire che mi aspettavo un cartone più complesso e stratificato sul piano delle letture e dei significati; ciò detto, ammetto di essere sensibile al richiamo emotivo dei cartoni per bambini – su cui agisce molto meno il cinismo che invece tendo ad applicare ai film per adulti. In questo caso, poi, oltre a una sceneggiatura comunque intelligente, ho molto apprezzato le scelte stilistiche che rendono Il robot selvaggio un cartone quasi vintage per alcuni aspetti, con citazioni ad altri classici indimenticabili come Wall-e e Il castello errante di Howl.
Lamento forse troppa avventura e azione, mentre il personaggio di Roz avrebbe probabilmente meritato anche riflessione e contemplazione, e temo che l’esito sia che il film si collochi un po’ a metà strada, senza incontrare pienamente i desiderata dei bambini, ma anche senza soddisfare pienamente gli adulti.
Io comunque ho riso molto e mi sono anche commossa. E questo non è poco.
Voto: 3,5/5
lunedì 16 dicembre 2024
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Tenerissimo e ne ho già ordinato uno perché almeno porta i compiti fino alla fine cosa non sempre fattibile per me 🙄
RispondiEliminaHai ragione!!
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