Il programma è ricco di appuntamenti e di film, articolati in tre categorie: lungometraggi, documentari e corti, ognuna delle quali categorie avrà alla fine del festival un vincitore.
Io non amo particolarmente i cortometraggi, per questo mi concentro su lungometraggi di fiction e documentari.
Un film - che poi sarà anche il vincitore - La belle saison, l'avevo già visto nell'ambito del My French Film Festival di qualche anno fa, quindi alla fine la mia scelta cade su Extra Terrestres, film di apertura del festival, il documentario The judge, e il film di chiusura Our love story. Avrei voluto vedere anche My days of mercy (menzione speciale tra i lungometraggi), ma nel tempo che io e le mie amiche mangiamo un gelato la sala si riempie e restiamo a bocca asciutta.
In ogni caso il bilancio alla fine è buono, dunque mi auguro che questo festival diventi una nuova bella consuetudine romana.
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Extra Terrestres
Il film Extra Terrestres, di Carla Cavina, racconta la storia di Teresa (Marisé Alvarez), un'astrofisica che vive e lavora a Tenerife, ma è di origine portoricana. Un giorno Teresa decide di tornare a far visita alla sua famiglia, per annunciare loro che sta per sposare Daniela (Prakriti Maduro), una sua collega con cui è impegnata nell'osservazione della nascita di una supernova nella galassia Andromeda.
Quando torna a casa, Teresa dovrà fare i conti con un padre rigido e le dinamiche di una famiglia tradizionalista da cui parecchi anni prima è sostanzialmente fuggita per poter costruire la propria vita; la rivelazione della verità sarà però continuamente rimandata dalle vicende sopravvenienti, in particolare la situazione di difficoltà che l'azienda di famiglia, Pollos mi tierra, sta attraversando a causa della concorrenza dei polli surgelati importati dagli Stati Uniti.
Scoprirà però in questo ritorno a casa che lei non è l'unica extraterrestre della famiglia, ma che ognuno a suo modo ha cercato e in parte trovato la propria strada per esprimere la propria individualità: a partire dal suo strambo nipotino - appassionato di scienza - per arrivare alla sorella che sfugge al desiderio del padre che lei sposi un buon partito, al fratello sposato ma sempre all'inseguimento di gonnelle, infine alla madre che per sottrarsi alle frustrazioni familiari va a cantare in un night club. In fondo siamo tutti extraterrestri gli uni per gli altri, e spesso lo siamo in modo particolare proprio per le nostre famiglie, la cui presunta omogeneità è più un auspicio o un desiderio che una realtà.
Extra Terrestres è una commedia gradevole e leggera, che affronta temi importanti (non solo quello degli equilibri familiari, ma anche quello politico della sudditanza di Porto Rico agli Stati Uniti) senza mai rinunciare al sorriso. Tanto più che le vicende umane appaiono piccole e tutto sommato insignificanti rispetto alla grandezza e al mistero insondabile dell'universo, la cui vita procede incurante degli affari umani e dei loro piccoli e grandi tormenti.
Voto: 3/5
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The judge
Il film documentario di Erika Cohn, vincitore ex-aequo per la sezione "documentari" del festival, è la storia di Kholoud Al-Faqih, la prima donna a essere nominata giudice nelle corti della Shari'a in Palestina.
Figlia di due allevatori di capre, moglie di un avvocato, avvocato a sua volta, madre di quattro figli, Kholoud è una donna determinata e coraggiosa, che combatte ogni giorno ostinatamente una battaglia per una giustizia più equa e per una maggiore consapevolezza dei propri diritti da parte delle donne.
Attraverso la sua voce diretta, ma anche quella dei suoi familiari e conoscenti, le interviste a colleghi e accademici, le riprese durante la discussione dei casi, nonché nella sua vita quotidiana, a poco a poco comprendiamo quanto è in salita la strada per l'uguaglianza di genere nel mondo islamico e che questa passa - come dice Kholoud - per una necessaria rivoluzione culturale e sociale che riguardi innanzitutto le donne, spesso complici del maschilismo imperante in quanto vittime della loro stessa mentalità.
La forza di Khouloud - come quella di molte figure che hanno fatto la differenza nella storia dell'umanità - sta nella scelta di cambiare il mondo a piccoli passi dall'interno, ossia non rigettando il sistema giuridico islamico, bensì inserendosi nelle sue pieghe e facendosi forza delle sue interpretazioni più liberali.
La storia di Khouloud è anche l'occasione per gettare uno sguardo su un sistema giuridico molto lontano dal nostro nel suo impianto (in particolare per la sua derivazione diretta dalla religione) e su una società che ci appare fortemente arretrata sul piano dei diritti, ma che a ben vedere non è molto dissimile dalla realtà che caratterizzava alcune aree del nostro paese fino a una settantina di anni fa.
La speranza è dunque che il crescente livello di istruzione delle donne (come dice il padre di Kholoud, l'unica arma che le donne hanno è l'istruzione) consenta loro di occupare progressivamente spazi più attivi nella società e passo dopo passo riequilibrare un mondo caratterizzato da una netta divisione dei ruoli e da un forte maschilismo di fondo.
Voto: 4/5
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Our love story
Yoon-ju (Sang-hee Lee) studia in un'accademia d'arte a Seul ed è dotata di grande talento. Vive con una coinquilina, esce a bere con i suoi colleghi della scuola, e intanto prepara la sua creazione artistica per una mostra collettiva. Yoon-ju però è anche una ragazza molto riservata e taciturna e tutti si chiedono perché non abbia un fidanzato.
Un giorno conosce Ji-soo (Sun-young Ryu) che fa la barista part-time. Ji-soo è molto intraprendente e libera, quasi sfacciata, e ben presto conquista il cuore di Yoon-ju, producendo un vero e proprio terremoto nella sua vita.
Per Yoon-ju è l'occasione di sperimentare la felicità di essere amata e l'inizio di una vita diversa, in cui inevitabilmente tutto il resto si relativizza e ridimensiona.
L'amore però - si sa - richiede uno sforzo costante di adattamento e la necessità di cercare continui equilibri attraverso il confronto verbale ed emotivo. Ma Yoon-su e Ji-soo sono entrambe incapaci di esprimere i propri sentimenti più profondi e i propri tormenti interiori e a poco a poco questo le allontana: Ji-soo - tornata a vivere dal padre che è rimasto solo dopo la morte della madre - si ritrova a fare i conti con le aspettative della sua famiglia e con un mondo molto tradizionalista cui non sa ribellarsi se non fuggendo, Yoon-su comprende sempre meno una Ji-soo sempre più ambigua e sfuggente e soffre in silenzio.
Nessuna delle due ha la forza, il coraggio e le parole per un confronto vero, per esprimere la propria fatica e il proprio dolore, né trova nel mondo circostante occasioni di confronto e di supporto vero, ognuno impegnato com'è a corrispondere al modello impostogli. Così, il clima freddo di Seul - di cui molto si parla in questo film - diventa metafora di una società rigida e ingessata, in cui tutto risponde a schemi ben determinati e prevedibili e che sembra non conoscere il linguaggio dei sentimenti se non nel forzato scioglimento prodotto dall'alcol, condannando le persone alla solitudine e alla sofferenza.
Voto: 3,5/5
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