Ormai non c'è Natale senza un film di Woody Allen (o con Woody Allen a seconda dei casi) al cinema. E non c'è Natale senza che io e R. andiamo al Metropolis di Mola a prenderci l'ennesima fregatura natalizia ;-)))
No, scusate, in realtà sto un po' esagerando. L'ultimo film di Woody Allen, Irrational man, ha un suo interesse e si guarda anche gradevolmente, ma al riaccendersi delle luci in sala non ho potuto fare a meno di pensare che si tratta dell'ennesima pi**a mentale del caro ottantenne (e non me ne vogliano i suoi fans).
Un film che – ancora più di tanti altri suoi – sembra totalmente costruito a tavolino e trasmette dall'inizio alla fine la sensazione di essere stato tutto pensato e scritto intorno a una tesi, che ha a che fare con il confine sottile tra un'azione giusta e un'azione morale.
Il tutto – come sempre per me succede nei film di Woody Allen – appare non solo e non tanto poco realistico, quanto soprattutto innaturale; persino attori del calibro di Joaquin Phoenix ed Emma Stone appaiono forzati, soprattutto nelle svolte che ne determinano cambiamenti personali e nella narrazione.
La storia è quella di un professore di filosofia, Abe Lucas (un Joaquin Phoenix con una pancia inguardabile), il quale si trasferisce in una nuova università in una fase delicata della sua vita: alcolista, disilluso, depresso, cinico e ormai incapace di trovare un senso alla propria esistenza. Di lui – che è comunque un personaggio enigmatico e affascinante – si innamorano la collega Rita Richards (Parker Posey) e l'allieva Jill Pollard (Emma Stone).
Un evento del tutto fortuito – ossia l'ascolto della conversazione di vicini di tavola – cambierà il corso degli eventi e convincerà il professor Lucas a passare dalle parole, per lui ormai vuote, all'azione. Questo evento darà un significato nuovo alla vita di Abe, ma innescherà una catena reattiva inevitabilmente drammatica.
Personalmente ho trovato il film ingessato e parecchio “telefonato”. I pensieri dei protagonisti sotto forma di voci fuori campo mi sono sembrati fastidiosi e un po' forzati, nonché il gran parlare filosofico e pseudofilosofico.
C'è poco da fare. Io e Woody Allen non andiamo d'accordo e man mano che invecchia è sempre più chiaro che tra noi non scatterà mai alcuna scintilla.
Voto: 2,5/5
lunedì 4 gennaio 2016
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