Andrey Zvyagintsev è un nome noto al pubblico italiano per aver vinto il Leone d’Oro a Venezia nel 2003 con il film Il ritorno. Anche a me il nome diceva qualcosa, anche se mi sono resa conto che questo è il primo film del regista che vedo.
Loveless è la storia di una famiglia in crisi, quella di Zhenia (Maryana Spivak) e Boris (Aleksey Rozin) che si stanno separando tra recriminazioni e rancori reciproci che coinvolgono anche il figlio dodicenne, Alyosha (Matvey Novikov). I due hanno entrambi nuove storie: Boris sta con una ragazza molto più giovane che già aspetta un figlio da lui, Zhenia sta con un uomo più maturo, separato, con una figlia maggiorenne che studia in Portogallo. Nessuno dei due vuole l’affidamento del figlio, che – oltre a essere stato il motivo del loro matrimonio un po’ affrettato – ora sembra essere addirittura di intralcio alla vita e alla felicità di entrambi. Un giorno Aloysha scompare: iniziano così le ricerche prima con la polizia, poi tramite una squadra di soccorso composta di volontari, che cerca il ragazzino ovunque senza esito.
Nel frattempo si srotolano sotto i nostri occhi le vite di queste persone, tra periferie fatte di grandi palazzoni, boschi che arrivano a lambire le città, centri commerciali, saloni di bellezza, telefonini onnipresenti, ambienti di lavoro dominati dall’ortodossia religiosa, ricerca spasmodica dell’amore in un contesto nel quale mancanza di empatia, rigidità caratteriale e immaturità emotiva sembrano farla da padrone.
In sottofondo la radio e la televisione raccontano di un paese, la Russia, in cui la corruzione, le tensioni, la conflittualità e la disinformazione sono dilaganti. L’immagine di Zhenia che con la tuta della Russia corre sul tapis roulant in balcone con lo sguardo fisso e vuoto davanti a sé diventa la metafora di un intero paese la cui inarrestabile corsa economica ha forse davanti a sé una profonda disgregazione sociale, una perdita di valori, una superficialità emotiva, un’assenza di responsabilità rispetto ai quali non si intravedono correttivi all’orizzonte.
Difficile per noi capire appieno un universo culturale ed emotivo così distante dal nostro e che inevitabilmente ci risulta per molti versi estraneo e respingente. D’altra parte, dentro quell’universo - per quanto estraneo - riconosciamo i tratti di un declino sociale e individuale, fatto di ignoranza, di opportunismo, di vuota ricchezza, di irresponsabilità, di superficiale ricerca della felicità che sempre di più caratterizzano anche le nostre società occidentali.
Il film di Zvyagintsev è chiaramente un atto di denuncia di una decadenza umana e sociale che non si ferma al mondo di Zhenia e Boris, ma che ci chiama in causa tutti.
Voto: 3,5/5
lunedì 18 dicembre 2017
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