Andare alla proiezione del film vincitore della rassegna Alice nella città, collegata alla Festa del cinema di Roma, è sempre una garanzia, sia perché la scelta viene effettuata tra film – spesso opere prime – i cui protagonisti sono bambini e ragazzi sia perché la stessa giuria che sceglie è formata di ragazzi.
Quest'anno il vincitore è questo intenso film tedesco di Theresa Von Eltz. Protagonisti sono quattro adolescenti problematici: Lara (Jella Haase), una ragazza con problemi di droga, Alex (Paula Beer), una ragazza con i genitori separati e una madre depressa, Fedja (Moritz Leu), un georgiano timido picchiato dai suoi compagni di scuola, e Timo (Jannis Niewöhner), un bullo che ha scatti d'ira improvvisi e violenti. I quattro ragazzi sono in un centro di recupero psichiatrico seguiti dal dottor Wolff, un giovane medico che crede nella possibilità di un'azione terapeutica basata sulla fiducia e sull'autonomia, e per questo certamente rischiosa.
Il Natale si sta avvicinando e i quattro giovani si preparano a viverlo nell'ospedale psichiatrico, in una condizione di tensione crescente legata ai significati, in buona parte angoscianti, che ciascuno di loro attribuisce al Natale a causa delle esperienze negative vissute in famiglia.
Questo improbabile gruppo di esseri umani, che nell'età più difficile della vita ha vissuto traumi insopportabili e che non ha altro modo se non quello aggressivo o passivo di rispondere a un mondo circostante ostile, conoscerà la possibilità dell'amicizia e intravedrà il senso di un'umanità che la loro sensibilità esasperata ha conosciuto solo nelle sue manifestazioni deteriori, all'interno di contesti familiari o sociali difficili o disfunzionali.
Ma il lieto fine vero non è per questa adolescenza intensa e perdente, che però ha la dignità e la forza della regalità. Straordinarie le interpretazioni dei quattro ragazzi protagonisti, che nelle loro parole e soprattutto nei loro silenzi e attraverso i loro sguardi impauriti o strafottenti comunicano un infinito bisogno di affetto e la necessità di essere salvati da se stessi.
Un film con una sceneggiatura potente, un impianto narrativo compatto, degli attori di grande intensità. Un'opera prima di grande spessore, capace di suscitare commozione e tenerezza, di usare registri comunicativi differenti, senza mai essere condiscendente e banale.
Questo è stato il mio ultimo film per quest’anno alla Festa del cinema di Roma. Una maratona che mi ha indubbiamente stancata, ma che - tra film bellissimi, belli e meno belli - mi ha sicuramente resa felice.
Voto: 4/5
lunedì 2 novembre 2015
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