Per la generazione degli attuali quarantenni (o giù di lì) la mostra di Herb Ritts, In piena luce, attualmente in corso presso il nuovo spazio espositivo dell’Auditorium Parco della Musica, è assolutamente un must, perché in questa mostra troverete le origini di quella costruzione del nostro immaginario di bellezza, di eleganza e di trasgressione che si è formato proprio tra gli anni ’80 e l'inizio dei ’90.
Ritts è l’autore di alcune delle fotografie di modelle e di personaggi celebri (attori e cantanti) più conosciute e più popolari per chi quegli anni li ha vissuti durante la propria adolescenza o subito dopo. La foto di profilo di Madonna, quella di Jack Nicholson nei panni di Joker, quella delle cinque modelle più famose di quel periodo abbracciate, quella di Richard Gere versione benzinaio credo che abbiano fatto mostra di sé sulle pareti di molte stanze da adolescenti degli attuali quarantenni.
La cosa certamente più bella di questa mostra è scoprire che una certa rappresentazione della bellezza, un modo di costruire immagini iconiche che noi attualmente riconosciamo come normale nella moda, nella pubblicità, nel mondo dello spettacolo non sono affatto sempre esistiti. Questa idea di bellezza è stata invece elaborata, costruita e in qualche modo concettualizzata negli anni Ottanta ed uno dei suoi principali artefici è stato proprio Herb Ritts, la cui eredità è da questo punto di vista assolutamente straordinaria.
Poi va detto che guardare le foto di Ritts tutte insieme permette di capire che il lavoro del fotografo va ben al di là di un prodotto patinato e stilisticamente perfetto, bensì si caratterizza per una ricerca sull’immagine, sulla luce naturale, sui contesti e sui corpi che trasmette qualcosa di più articolato rispetto alla semplice idea di bellezza e di fascino.
In questo senso trovo particolarmente significativo quanto affermava Richard Gere in merito al lavoro del fotografo: “Puro. Istintivo. Le sue immagini erano calde e belle perché quello era ciò che lui vedeva, quello che lui era. Ho sempre percepito una certa tristezza nella sue foto, subito sotto la bellezza in superficie, come se i suoi soggetti sapessero che era effimera e forse senza significato”.
Insomma, la mostra di Ritts dà la possibilità di passeggiare in un’epoca – forse l’ultima – in cui le celebrità (modelli/e e attori/trici) hanno potuto trasfondere la propria anima dentro l’immagine iconica che di loro è stata portata al grande pubblico, e proprio per questo hanno potuto in parte combattere il carattere effimero della bellezza. E questo grazie a Ritts.
Piccola postilla: belli anche i video (uno sulla scelta dei provini a contatto, l’altro un montaggio di video realizzati dal fotografo) che la mostra permette di visionare.
Voto: 3,5/5
venerdì 14 febbraio 2014
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