Approfittando della presenza in Italia del regista Hiroki Hayashi (che sta completando un anno di studio e di ricerca a Venezia), l'Istituto Giapponese di Cultura organizza la visione gratuita del suo ultimo film, Madou: After the rain, distribuito anche con il titolo Blossoming into a family.
Hayashi ci racconta la storia di una famiglia, quella formata da Seishiro, che nella sua casa ha una scuola per i ragazzi della zona, Ito, sua moglie, e le due figlie, Izumi (la maggiore) e Kaede (la minore). Il film è costruito partendo dalla fine: è il giorno prima del matrimonio di Izumi, mentre Kaede ha già un figlio ma un compagno lontano. A partire da qui, il regista - attraverso un'articolazione del film in prologhi e capitoli - ci porta avanti e indietro nel tempo per raccontarci la storia di questa famiglia e permetterci a poco a poco di carpirne i segreti.
Questa struttura del film, sebbene nella prima parte crei qualche disorientamento nello spettatore, è probabilmente il principale punto di forza della narrazione e ciò che tiene desta l'attenzione nonostante qualche lungaggine e qualche lentezza.
Scopriamo così a poco a poco come e perché Seishiro - dopo essere andato in Europa - sia tornato nel suo paese di origine, cosa l'abbia spinto all'insegnamento e come abbia incontrato Ito, prima sua governante e poi sua moglie. Ci addentriamo lentamente nelle dinamiche familiari e nei rapporti complessi e sempre in evoluzione tra i vari componenti della famiglia, nonché nel cambiamento degli equilibri familiari determinato dalla morte prematura di Seishiro.
Quella di Hayashi è una delicata riflessione sulla famiglia e su cosa la tiene unita al di là del legame biologico. Chi ha visto Un affare di famiglia di Kore-Eda non potrà fare a meno di fare un collegamento mentale, dal momento che i due film condividono alcuni elementi di questa riflessione, sebbene la sviluppino in modi e con linguaggi completamente diversi. Più lacrimevole Hayashi, più scoppiettante Kore-Eda.
In entrambi i casi, la questione "familiare" viene inserita all'interno di una più ampia disamina del contesto culturale e sociale giapponese, che oscilla tra un forte conservatorismo e altrettanto dirompenti istanze di modernità spesso non rispettose delle tradizioni. Nel caso di Hayashi la storia si ferma agli anni Novanta, eppure i segnali di una rottura col passato in nome del denaro e del progresso già ci sono; nel caso del film di Kore-Eda il processo di disgregazione sociale e di marginalizzazione di alcuni strati della società è già avvenuto. Eppure a distanza di qualche decennio sembra che il legame affettivo che unisce le persone - che possiamo chiamare famiglia pur non essendo necessariamente incarnata in padre, madre e figli - è quello che ancora dà un senso alla società giapponese e ai suoi valori.
Un film con molti difetti quello di Hayashi, ma certamente interessante per lo sguardo che ci consente di gettare all'interno della cultura giapponese e di capirne alcune cose, nonostante la distanza (non solo geografica) che ci separa.
Voto: 3/5
domenica 14 ottobre 2018
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