Lo scultore / Scott McCloud; trad. di Michele Foschini. Milano: Bao Publishing, 2015.
Scott McCloud è universalmente riconosciuto come uno dei massimi teorici del fumetto, grazie ad opere quasli Capire il fumetto e Fare il fumetto, e alle numerose conferenze sul tema da lui tenute in giro per il mondo.
Con Lo scultore McCloud sembra volerci dare una prova della potenza della narrazione per immagini e lo fa attraverso una storia piuttosto complessa e articolata. La storia è quella di David, un giovane scultore determinato a lasciare il segno con la propria arte e che, proprio per questo, accetta un patto con la morte: otterrà la capacità di plasmare la materia con le mani, ma potrà vivere ancora solo 200 giorni.
In questi 200 giorni David farà i conti con il significato profondo della propria arte e in generale con il senso della propria esistenza.
Personaggio un po' rigido e sociopatico (è tendenzialmente un solitario con un rapporto quasi patologico con il rispetto delle promesse che ha fatto), David capirà il valore profondo dell'amicizia e dell'amore attraverso l'incontro e il rapporto con Meg; e comprenderà che l'unica vera regola a cui nessuno può sottrarsi è l'inevitabilità della morte e l'imprevedibilità del suo arrivo.
Da qui l'insopprimibile bisogno umano di cercare senso e felicità nel quotidiano, ma anche di una prospettiva di immortalità attraverso l'arte e attraverso la vita dell'umanità che continua.
Nel complesso non un contenuto particolarmente originale e un protagonista con cui - a mio modo di vedere - non è facile empatizzare fino in fondo. Ma certamente una storia ricca di sfumature (interessante per esempio la visione sul mondo dell'arte e sulle sue dinamiche) che tiene incollati alla lettura fino all'ultima pagina.
Da un punto di vista grafico, i disegni sono molto puliti ed esteticamente molto belli e la costruzione delle tavole dimostra una grande maestria, che a volte ricorda alcune tecniche di ripresa cinematografica.
Personalmente non sono d'accordo né con chi l'ha stroncato (avercene di graphic novels così!), ma nemmeno con chi ha gridato al capolavoro.
E non parlo della dinamica emotiva che il fumetto può innescare o meno (e che può dipendere dal modo di essere di chi legge o anche solo dal particolare momento della propria vita in cui si affronta la lettura), bensì di una certa convenzionalità estetica e narrativa che fa di questo graphic novel un prodotto di alto livello, ma per quanto mi riguarda non dirompente né davvero memorabile.
Voto: 3/5
lunedì 1 febbraio 2016
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!