mercoledì 6 novembre 2013
La prima neve
Avevo amato molto il primo film di Andrea Segre, Io sono Li, per la capacità di veicolare i sentimenti senza una particolare necessità di parole e per il modo sincero di raccontare la vita e le sue difficoltà.
Nel suo secondo film Segre torna a guardare all’interno di una piccola comunità, quella che abita la Valle dei Mocheni, a sud di Trento non lontano da Pergine. In questo piccolo mondo il regista fa incontrare Michele (il piccolo Matteo Marchel) e Dani (Jean-Christophe Folly).
Il primo vive da solo con la madre (un’Anita Caprioli sempre bella ma poco credibile con l’accento trentino) e aiuta il nonno in montagna.
L’altro è fuggito dal Togo ed è arrivato in Italia dopo essere scappato dalla Libia insieme alla sua giovane compagna su un barcone attraverso il Mediterraneo. Dani ha una figlia piccola e fa il lavorante presso il nonno di Michele in attesa di poter lasciare in Italia e trasferirsi a Parigi.
Al centro del racconto di Segre in questo caso non ci sono né il dramma degli immigrati, né i problemi di integrazione e di accettazione all’interno di una comunità chiusa. Oggetto di riflessione è invece la perdita di una persona amata, l’incapacità di elaborare un lutto, la difficoltà a trovare la forza di andare avanti e di amare chi è ancora vivo senza farlo sentire in colpa per questo. È in questa perdita che Michele e Dani si incontrano. Michele ha perso suo padre in montagna e da allora si porta dentro una carica eversiva che è il suo modo di superare il dolore e la paura. Dani ha perso la sua giovane compagna mentre dava alla luce la figlioletta, oggi sentita al contempo come costante memoria del dolore e peso di una responsabilità che non ci si vuole assumere.
Michele e Dani si annusano e si riconoscono, perché come dice il nonno di Michele “le cose che hanno lo stesso odore devono stare insieme”. Il loro è un vero e proprio rispecchiamento. Ciascuno vede negli occhi dell’altro il proprio dolore, quello a cui entrambi cercano risposte negli infiniti sentieri nei boschi.
Sarà la prima neve dell’anno (nonché la prima neve in assoluto nella vita di Dani) a chiamarli paradossalmente allo scoperto, a costringerli a fare i conti con il passato. Quando tutto è coperto dal manto bianco Michele e Dani possono finalmente guardare in faccia il proprio mondo interiore e dare un nome al proprio dolore per tornare a guardare avanti.
Quello di Segre è un film che parla di cose semplici e insieme universali, e lo fa con altrettanta semplicità, che è probabilmente la forza e nello stesso tempo la debolezza di questo suo secondo lavoro. Io sono Li era un film di una sincerità e di una verità disarmanti nel suo essere implicito come la vita, La prima neve non riesce invece a sfuggire del tutto alla trappola dell’essere didascalico, pur mantenendosi aderente al senso profondo dei sentimenti.
Resta un film che non lascia indifferenti, impreziosito dalle belle musiche originali composte dalla Piccola Bottega Baltazar.
Voto: 3/5
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