mercoledì 11 settembre 2013
L’amica geniale / Elena Ferrante
L’amica geniale: Infanzia, adolescenza / Elena Ferrante. Roma: Edizioni e/o, 2011.
Avete presente quando vi tuffate dentro un romanzo e non riuscite più a mettere il naso fuori, nemmeno quando lo scintillio circostante avrebbe tutte le carte in regola per catturare la vostra attenzione? Ebbene, questo è quanto accade leggendo il primo romanzo della trilogia (in realtà ho scoperto solo dopo che i libri sono quattro!) che Elena Ferrante (scrittrice misteriosa, la cui vera identità non è ancora dato di conoscere, a parte per pochi fortunati) sta dedicando a due personaggi che resteranno senza ombra di dubbio indimenticabili: Elena Greco, detta Lena o Lenuccia, e Lina Cerullo, chiamata Lila solo dalla sua amica Elena.
Lo scenario di questa amicizia è Napoli, anzi più precisamente un rione povero di Napoli, dove nascono e vivono la loro infanzia e adolescenza sia Lena che Lila.
Tutto comincia dalla fine, ossia dalla telefonata di Rino, il figlio ormai adulto di Lila, ad Elena in cui le annuncia che sua madre è introvabile e le chiede di aiutarlo nella ricerca. Da qui il flusso dei ricordi e il racconto di Elena che inizia dai primissimi anni di vita delle due amiche e dalla costruzione dei loro rapporti con il rione, sia con il mondo dei loro coetanei (i vari Pasquale, Enzo, Alfonso, Michele, Stefano, Marisa, Nino ecc.), sia con quello degli adulti, tra cui spiccano figure memorabili come quella di don Achille.
Lila si delinea fin da subito come il vero deus ex machina della vita del rione, quella che - con la sua genialità e i suoi comportamenti capricciosi e imprevedibili - è capace di innescare processi, di attivare meccanismi, di determinare i comportamenti degli altri, innanzitutto di Elena che a Lila è legata da un rapporto profondo e controverso, una specie di amore-odio, in cui almeno apparentemente Elena è sempre costretta a inseguire e in qualche modo a subire i capricci e a volte i comportamenti scorretti dell’amica.
Man mano però che si procede nella lettura diventa sempre più chiaro che le cose non sono così semplici e che il rapporto tra le due amiche è molto più articolato, una specie di ying e yang nel quale nessuna delle due si può dire veramente compiuta senza l’altra, in quanto ciascuna si rispecchia nell’altra e nell’altra trova il senso di sé.
Il racconto in prima persona di Elena fa sì che non esista uno sguardo esterno a questa amicizia, non si possa far conto su una distanza minima che consenta di guardare agli eventi in maniera oggettiva. Il lettore deve rassegnarsi – e lo fa presto con grande disponibilità – a entrare nel cuore e nella mente di Elena e a seguirne le evoluzioni, i salti mortali, i tuffi e il graduale processo di comprensione di se stessa proprio attraverso la lettura del mondo circostante, in primis di Lila.
Parallelo al rapporto tra Elena e Lila è quello che lega le due amiche alla vita del rione. Anche in questo caso, tale rapporto non è dato una volta per tutte, né collocato in uno spazio facilmente identificabile. Fin da piccole, sia Elena che Lila guardano al mondo fuori dal rione come all’occasione della loro libertà e del loro affrancamento dalla miseria e dalla grettezza. È presto evidente per entrambe però che non basta allontanarsi fisicamente dal quartiere per essere libere, così come non basta allontanarsi dalle persone cui ci unisce un sentimento per dimenticarsene. Il rione con tutte le sue dinamiche è dentro qualunque scelta di vita, perché è parte della sostanza di cui sono fatte le due ragazze.
Questo primo romanzo non ha alcuna vera conclusione; è solo la prima tappa nella vicenda di queste due giovani donne e si conclude con il matrimonio di Lila con Stefano, il figlio di don Achille.
Arrivati all’ultima riga l’unico desiderio è quello di non staccarsi da Elena e Lila, di continuare a stare immersi nella loro storia, nei pensieri di Elena, nei suoi tentativi di comprendere le azioni e i pensieri dell’amica. Si ha netta la percezione che il futuro è destinato ad allontanare le due donne, ma che i loro destini continueranno ad essere profondamente intrecciati.
La scrittura di Elena Ferrante è pulita e perfettamente aderente al mondo e al momento storico che racconta (la storia comincia alla fine degli anni Quaranta), ma ha anche qualcosa di profondamente moderno, di intensamente visivo, di genuinamente sentimentale che ci dà mille indizi sugli esiti di questa amicizia, trasmettendoci un'idea di quello che Elena diventerà, quando ancora non lo sappiamo.
Voto: 4/5
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