Le voyage d’hiver / Amélie Nothomb. Paris: Albin Michel, 2009.
Durante la mia vacanza francese e – soprattutto – la mia sosta parigina, dopo aver finito il libro che mi ero portata in viaggio dall’Italia, Il bacio della Medusa, ho deciso di assicurarmi un supplemento di lettura acquistando in un’edicola della stazione di Paris Montparnasse questo breve romanzo di Amélie Nothomb, di cui non avevo visto traccia in Italia.
Riesco a leggere agevolmente il volume in francese, forse perdo qualche dettaglio, ma credo niente di essenziale per la comprensione della storia, i cui protagonisti sono Zoile, un elettricista incaricato dalla società parigina per cui lavora di verificare il funzionamento degli impianti di riscaldamento, Alienor, una scrittrice autistica, e Astrolabe, la sua coinquilina e assistente.
Zoile si innamora di Astrolabe, ma è un amore senza speranza perché Astrolabe non può concedergli niente in quanto votata alla sua missione e legata da un rapporto inestricabile ad Alienor.
Deluso nelle sue speranze d’amore, Zoile decide di dirottare un aereo e colpire la Tour Effeil, simbolo non solo della città di Parigi, ma anche dell’amore, in quanto – come apprendiamo dal romanzo - la sua forma di “A” fu scelta dal suo progettista come dedica alla sua donna ed è anche l’iniziale di Astrolabe e di Alienor.
Il tutto in un’atmosfera dominata dal gelo esteriore (siamo in inverno e nell’appartamento delle due donne il riscaldamento non funziona) e da quello interiore, che impedisce ai sentimenti di trovare un canale di espressione che non risulti assurdo o sopra la righe, come nella scena in cui Zoile fa mangiare alle due donne dei funghi allucinogeni per sciogliere le riserve della donna amata.
La lettura della Nothomb è sempre originale e delirantemente coinvolgente. Va detto però che il risultato della sua prolifica scrittura è a volte altalenante e non sempre all’altezza dei suoi capolavori.
In questo caso le rimprovero non tanto la sconclusionatezza della storia (che è abbastanza tipica della sua scrittura), quanto la superficialità complessiva della narrazione che non riesce mai – a mio avviso – a scuotere il lettore e, anche lì dove solleva delle domande, non stimola delle risposte.
Così, a me la storia di Zoile, Astrolabe e Alienor è rimasta attaccata alla pelle giusto il tempo necessario a completare la lettura del libro. Poi è scivolata via, come l’inverno del racconto.
E, come quando inizia la primavera dopo un rigido inverno, non si può fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.
Aspetterò un altro romanzo della Nothomb per ritrovare la sua analisi tagliente dei sentimenti e il cinismo nella rappresentazione delle relazioni umane, che restano qui sotto traccia senza mai davvero riuscire a increspare la superficie della lettura.
Voto: 2,5/5
lunedì 1 agosto 2011
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