mercoledì 19 marzo 2025

Setak (+ Marco Scipione). Monk, 22 febbraio 2025

Setak, nome d’arte di Nicola Pomponi, era per me un emerito sconosciuto fino a qualche mese fa, quando nell’opening del concerto di Fink l’ho sentito cantare le sue canzoni e suonarle insieme al suo chitarrista Alessandro Chimenti.

Dopo quel giorno ho comprato un paio di album di Setak e l’ultimo, Assamanù, l’ho decisamente consumato nell’ascolto. Cosicché vedendolo nel cartellone del Monk e questa volta non ad aprire un altro artista ma con un concerto tutto suo, e per di più nel mio ormai orario preferito dei concerti, ossia alle 19, non mi sono fatta sfuggire l’occasione di tornare ad ascoltarlo dal vivo.

Trascino al concerto – non con qualche titubanza perché con la musica è difficilissimo indovinare i gusti degli altri – un’amica e altri suoi amici, che sono già al bar a bere una birra quando io arrivo intorno alle 18,30. Mentre loro mangiano un boccone, io mi fiondo in sala per prendere posizione, come al solito in prima fila, in modo da poter fare le mie amate foto.

Dopo pochissimi secondi e quando in sala c’è ancora pochissima gente, inizia a suonare Marco Scipione, un sassofonista per me ignoto, che all’inizio suona uno strumento che è una via di mezzo tra un sassofono e un basso tuba (ammetto la mia ignoranza!) e con cui ci suona una musica che sembra arrivare direttamente dalla savana e richiamare i versi dei grandi animali selvatici. Passa poi al sassofono vero e proprio con cui esegue – arricchendoli con l’uso di una pedaliera - una serie di brani strumentali che sarebbero perfetti come colonna sonora di un film e che trovo molto suggestivi.

Dopo un brevissimo cambio di palco, ecco arrivare Setak in formazione full band: con lui ci sono alle tastiere il fratello Nazareno Pomponi, al basso Fabrizio Cesare, alla batteria (e non solo) Emanuele Colandrea e alle chitarre il già noto per me Alessandro Chimenti.

Sono davvero curiosa di ascoltare questa volta Setak non in versione semiacustica, ma con questi arrangiamenti importanti e ricchi.

Il concerto si apre con la canzone che dà il titolo all’ultimo album, Assamanù, e poi si sviluppa spaziando attraverso i suoi lavori che – per chi non lo sapesse – a parte pochissime eccezioni sono tutti scritti e cantati in dialetto abruzzese.

Ascoltiamo così canzoni come Di chi ‘ssi lu fije?, Quanda sj 'fforte, Cumbà, Curre curre, Aspitte aspitte. A un certo punto del live, Setak invita sul palco un ospite, l’amico Bob Angelini, che si unisce alla band suonando la steel guitar e aggiungendo ulteriore fascino all’esecuzione delle canzoni. E così andiamo avanti ad ascoltare Figli della storia, Alé Alessa', ma anche Picché, suonata con l’accompagnamento del sassofono di Marco Scipione, e ancora Marije, suonata e cantata da solo sul palco, per finire in full ensemble con una versione molto coinvolgente di Pane e 'ccicorje.

Tra una canzone e l’altra Setak presenta la sua band, scherza con i musicisti ospiti, chiacchiera con il pubblico, che tra l’altro vede una folta presenza di abruzzesi e di persone che conoscono tutte le canzoni di Nicola Pomponi e non si sottraggono ai singalong che il cantante propone.

Né Setak né alcuno dei suoi musicisti si risparmia, in un concerto che diventa un grande abbraccio, un vero happening e in cui si sente forte l’affetto del pubblico verso i musicisti, e viceversa, e questo affetto passa attraverso un collettivo amore per la musica.

Anche gli amici che mi sono trascinata dietro e che sono venuti a sentire Setak a scatola chiusa sono parecchio entusiasti, il che mi conferma l’impressione di un concerto davvero riuscito.

Voto: 4/5

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