Dopo quel giorno ho comprato un paio di album di Setak e l’ultimo, Assamanù, l’ho decisamente consumato nell’ascolto. Cosicché vedendolo nel cartellone del Monk e questa volta non ad aprire un altro artista ma con un concerto tutto suo, e per di più nel mio ormai orario preferito dei concerti, ossia alle 19, non mi sono fatta sfuggire l’occasione di tornare ad ascoltarlo dal vivo.
Dopo pochissimi secondi e quando in sala c’è ancora pochissima gente, inizia a suonare Marco Scipione, un sassofonista per me ignoto, che all’inizio suona uno strumento che è una via di mezzo tra un sassofono e un basso tuba (ammetto la mia ignoranza!) e con cui ci suona una musica che sembra arrivare direttamente dalla savana e richiamare i versi dei grandi animali selvatici. Passa poi al sassofono vero e proprio con cui esegue – arricchendoli con l’uso di una pedaliera - una serie di brani strumentali che sarebbero perfetti come colonna sonora di un film e che trovo molto suggestivi.
Sono davvero curiosa di ascoltare questa volta Setak non in versione semiacustica, ma con questi arrangiamenti importanti e ricchi.
Il concerto si apre con la canzone che dà il titolo all’ultimo album, Assamanù, e poi si sviluppa spaziando attraverso i suoi lavori che – per chi non lo sapesse – a parte pochissime eccezioni sono tutti scritti e cantati in dialetto abruzzese.
Tra una canzone e l’altra Setak presenta la sua band, scherza con i musicisti ospiti, chiacchiera con il pubblico, che tra l’altro vede una folta presenza di abruzzesi e di persone che conoscono tutte le canzoni di Nicola Pomponi e non si sottraggono ai singalong che il cantante propone.
Anche gli amici che mi sono trascinata dietro e che sono venuti a sentire Setak a scatola chiusa sono parecchio entusiasti, il che mi conferma l’impressione di un concerto davvero riuscito.
Voto: 4/5
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