L'ultima opera di Paolo Virzì è in qualche modo sorprendente rispetto alla filmografia precedente del regista, fors'anche perché la sceneggiatura si ispira all'opera di Stephen Amidon e su questa, oltre al regista, ci hanno messo le mani Francesco Bruni e Francesco Piccolo.
In ogni caso, Virzì ci stupisce proponendoci un'opera drammatica, a metà strada tra un giallo e un saggio sociologico. Una storia costruita a cerchi concentrici, i cui dettagli vengono raccontati attraverso i punti di vista di tre personaggi, Dino (Fabrizio Bentivoglio), Carla (Valeria Bruni Tedeschi) e Serena (Matilde Gioli), e che ci svela poco a poco i tasselli di un puzzle le cui tinte si fanno sempre più fosche sul piano emotivo.
Tale struttura narrativa si stringe come un cappio intorno al collo del povero spettatore che, dopo un inizio che strizza l'occhio alla commedia grazie al personaggio un po' macchiettistico di Dino, si trova di fronte a un intreccio in cui nessuno è innocente, ciascuno è portatore - sebbene in maniera differente - di una parte di responsabilità. Alla fine la gola è secca e lo stomaco attorcigliato, perché neppure chi guarda può veramente sentirsi estraneo rispetto al disfacimento morale di un paese.
La vicenda ruota intorno a una brutta sera durante la quale un SUV su una strada di collina, con una manovra brusca, fa andare fuori strada un ciclista provocandone la caduta. L'autista non si ferma a prestare soccorso. Il ciclista (un cameriere) qualche tempo dopo muore.
Intorno a questo SUV le storie di due famiglie: quella dei Bernaschi, finanzieri di alto profilo (Giovanni e Carla e il figlio Massimiliano) e quella dell'immobiliarista Dino (con la seconda moglie Roberta e la figlia di primo letto, Serena).
Ne viene fuori quasi un capitolo del "ciclo dei vinti" di verghiana memoria, con una triste morale che sembra confermare l'immutabilità di dinamiche sociali nelle quali ognuno paga o si avvantaggia in base alla posizione che il destino gli ha riservato, accettandone aspetti positivi e negativi, cui si aggiunge un interessante scandaglio psicologico sulla vastità dei compromessi che ognuno fa con se stesso per ottenere quello che vuole.
Da questo punto di vista il personaggio di Carla è emblematico, e forse anche quello psicologicamente più interessante, perché è un personaggio dolente, che sembra avere spirito critico e insofferenza per gli aspetti deteriori del mondo cui appartiene, ma la cui sofferenza si rivela poco a poco frutto delle sovrastrutture di finzione che attua persino rispetto a se stessa.
Chiuderei con un unico appunto: se dramma doveva essere, allora mi sarei aspettata che Virzì lo portasse fino in fondo, alle sue estreme conseguenze. Le immagini finali su cui si chiude il film ci comunicano che persino la tragedia non appartiene più a un mondo in cui in qualche modo tutti riescono a rimanere a galla, ciascuno in proporzione ai mezzi di cui dispone.
Voto: 3,5/5
lunedì 20 gennaio 2014
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Dopo la tua recensione così puntuale, pur di vedere questo film di grande successo, sono andata da sola, nel primo pomeriggio, c'è da dire che avevo visto molti trailer, che secondo me quando si ripetono così spesso non fanno un buon servizio al film.
RispondiEliminaSono stata presa dagli avvenimenti e naturalmente mentre guardavo non registravo riflessioni e commenti tuttavia rimanevano in me emozioni di ogni tipo. ho poi cercato di capire cosa pensassi di questo film e non è stato facile, si trattava piuttosto di analizzare la sensazione di incompiutezza che mi aveva lasciato.
Posso dire questo: i due capofamiglia e il loro rapporto con il denaro sono stati già tante volte incontrati nella realtà tanto da diventare stereotipi schematici e poco interessanti, sono stata molto presa dalla tenera storia della figlia con il ragazzo che ho percepito autentica, mentre il personaggio di Valeria Bruni aveva un carattere più ricco di sfaccettature ed è stato forse il più interessante.
http://gloriapersico.blogspot.it/
Beh, visto che ci sei dovuta andare da sola, spero che andarlo a vedere non sia stato troppo deludente... :-)
EliminaComunque d'accordo con te, alcuni caratteri sono troppo schematici, ma qualche guizzo c'è!
Finalmente, dopo tante aspettative sono riuscita anche io a vederlo e ho potuto apprezzare la tua recensione, molto molto interessante. Rispetto al film devo dire di essere uscita anche io un po' delusa, il crescendo tragico della seconda parte si infrange in un finale tuttosommato inadeguato. Temo poi che la pretesa maturità artistica raggiunta da Virzì, sia invece il segno di un prodotto confezionato molto bene, ma più superficiale di altri. Non perché si cerchi per forza la denuncia sociale, ma perché alla fine rimane un bel ritratto e poco di più. Buon tutto, A.
RispondiEliminaEffettivamente sono d'accordo sul fatto che la qualità della confezione non corrisponda del tutto alla profondità dei contenuti e della trattazione...
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