Quello che ti meriti / Anne Holt; trad. di L. Lamberti. Torino: Einaudi, 2009.
Ci ho messo un po' a prendere in mano questo libro che stava sugli scaffali di casa ad accumulare polvere, ma la mia estate all'insegna del giallo mi ha spinto a metterlo in valigia. E così, durante i tre giorni di permanenza a Eressos, città natale di Saffo, ho letteralmente divorato questa storia magistralmente scritta da Anne Holt.
Storia raccontata senza soffermarsi sul dettaglio macabro, eppure di una violenza che ti entra sotto la pelle e non ti lascia tregua per buona parte del libro.
La sensazione di una tenaglia che non molla la presa sullo stomaco e si stringe progressivamente è fonte di inquietudine e di adrenalina allo stesso tempo.
Johanne Vik e Ingvar Stubo sono due investigatori umani e malinconici, un po' come questa Norvegia in cui non riesce mai davvero a diventare estate, in cui tutto scorre ordinato anche quando è necessario affrontare la tragedia e il dolore.
La compostezza e la coerenza con cui si sviluppano le storie parallele di Aksel Seier, presunto stupratore e assassino di una bambina negli anni sessanta, e del mostro che rapisce e uccide dei bambini senza lasciare traccia, sono mirabili. Almeno fino a quando un po' forzatamente e affrettatamente l'autrice conduce tutto ad una conclusione che personalmente mi ha lasciata un po' insoddisfatta.
Il che, però, non toglie nulla alle qualità del libro e della sua scrittrice.
Certo ora vorrei sapere come va a finire tra Johanne e Ingvar e sarei tentata di leggere il romanzo successivo della serie, anche se tutti mi dicono che non è minimamente all'altezza di questo. Vediamo...
Intanto inizio a leggere un pocket Piemme (un giallo di Brian Freeman, di cui non vi risparmierò la recensione) scambiato in un albergo di Vatera con un Saramago che non avevo voglia di leggere (sacrilegio!!!).
Voto: 4/5
giovedì 8 settembre 2011
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Ho letto Non deve accadere della Holt e l'esperienza di lettura è stata molto simile. Una trama molto avvincente che improvvisamente precipita in una conclusione rapida e (troppo) semplice. E muore. Manuela
RispondiEliminaChe faccio, lo leggo? ;-)
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