Salvo imprevisti / Lorena Canottiere. Quartu Sant'Elena: Oblomov Edizioni, 2019.
Ogni volta che finisco la lettura di un romanzo, soprattutto quando si tratta di romanzi per me faticosi, a seguire mi rivolgo al mondo dei fumetti per alleggerire un po' la testa.
Ma ormai dovrei sapere che i graphic novel possono essere altrettanto se non più impegnativi dei romanzi; ne ho avuto la riconferma con la lettura di Salvo imprevisti di Lorena Canottiere.
Quella della Canottiere è una narrazione che si sviluppa su quattro diversi piani, corrispondenti ad altrettanti personaggi: si tratta di Katherine, Liam, Marzia e Rocìo.
Katherine è la scrittrice neozelandese Mansfield, la quale dopo la morte del fratello non si dà pace e continua a cercarlo, nonché a vederlo e a parlarci, non rassegnandosi alla sua assenza.
Liam - che partecipa a un progetto di ricerca finalizzato a captare i segnali provenienti dall’universo - vive un altro tipo di assenza, quello della sua ex fidanzata che è sparita dalla sua vita, cosa che lui non ha ancora veramente accettato.
Marzia è un’adolescente taciturna e completamente chiusa nel suo mondo, incapace di comunicare con il prossimo, ma molto attiva sulla rete dove ha praticamente una vita alternativa.
Infine, Rocìo è l’“intelligenza artificiale” che governa una videocamera puntata sul mondo circostante e che si interroga sulle vite degli altri e in sostanza su cosa potrebbe/vorrebbe significare il fatto di possedere un corpo.
Lorena Canottiere dimostra di essere sideralmente lontana da tutto quel filone dei graphic novel di tipo fortemente ombelicale e di avere invece ambizioni narrative alte, sostenute anche da soluzioni grafiche altrettanto importanti.
I temi della presenza/assenza, del rapporto con la fisicità del corpo, con l’incidenza che la fisicità ha sulle relazioni sono di sicuro interesse, in generale e tanto più rispetto al contesto nel quale viviamo.
E però nonostante questo – e pur avendo apprezzato le intenzioni dell’autrice – personalmente non sono riuscita a entrare in sintonia con lo stile della Canottiere, cosicché il graphic novel mi è risultato a tratti un po’ confuso e la narrazione troppo cerebrale o comunque costruita a tavolino.
In parte l’effetto è stato certamente determinato anche da un limite mio, ossia il fatto che sono poco visual literate, e in molti casi mi rendo conto di guardare le immagini sommariamente, come farei con le parole, e ovviamente non colgo tutti quei dettagli necessari a comprendere appieno il piano comunicativo esclusivamente visuale.
Voto: 2,5/5
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