Dopo aver inseguito a lungo la possibilità di vedere quest’opera (l’ultima) di Ruccello a teatro, mi capita addirittura di vederla due volte in meno di un anno.
Dopo aver assistito alla messa in scena diretta da Renato Chiocca al Cometa Off e interpretata da Giada Prandi, eccomi stavolta al Teatro India dove Anna Cappelli è interpretata da Valentina Picello con la regia di Claudio Tolcachir.
Su questo ultimo testo depositato in SIAE da Annibale Ruccello prima della sua prematura scomparsa non dirò quasi nulla: per la storia, il modo in cui è organizzata e i temi trattati rimando alla mia precedente riflessione.
Mi soffermerò invece sulle differenze della messa in scena e della recitazione.
In questo caso il palcoscenico è completamente ricoperto da una specie di strato di terra in cui affondano alcuni oggetti d’arredo ed elettrodomestici: una lavatrice, un frigorifero coricato, uno specchio, una poltrona, una cyclette, un lampadario. Tutto ha un aspetto consunto e deteriorato.
In questo ambiente troviamo – fin dal momento dell’ingresso in sala – Anna (l’attrice Valentina Picello), che a sua volta ha un aspetto fortemente trasandato, vestiti malmessi e capelli arruffati. Altri abiti sono disseminati qua e là sulla scena, e saranno utilizzati dall’attrice nel corso della rappresentazione.
Nelle diverse scene che compongono lo spettacolo l’attrice si muove in questo spazio gravitando ora sull’uno ora sull’altro degli oggetti in scena, e si spoglia e si riveste utilizzando gli abiti presenti sul palcoscenico. Un parziale abbassamento delle luci segna la fine di una scena e l’inizio di un’altra.
Di tanto in tanto una canzone irrompe nel monologo, e la protagonista balla o canta su questa musica, ai cui estremi si collocano Raffaella Carrà e il canto religioso Tu sei la mia vita.
Come già avevo avuto modo di far notare dopo lo spettacolo al Cometa OFF, Anna Cappelli è un testo che si presta a molte diverse interpretazioni e coloriture, a seconda delle scelte del regista e dell’interprete, e grazie anche alla stratificazione dei suoi contenuti.
Se Giada Prandi aveva scelto di rendere il personaggio di Anna un po’ naif, Valentina Picello sceglie una versione di Anna più sanguigna ai limiti dell’isterico, e tutta la rappresentazione acquista una venatura grottesca che pure è presente nel testo di Ruccello e che qui viene scelta come principale linea interpretativa.
Non ho mai letto l’originale dell’opera, ma da un confronto a distanza temporale così ravvicinata tra le due rappresentazioni ho anche avuto la sensazione che questa versione sia più libera – forse anche un pochino più moderna - nel testo recitato rispetto a quella, probabilmente più fedele, della Prandi.
Resta l’occasione per ogni attrice che interpreta Anna Cappelli di calarsi in modo se vogliamo personale dentro gli stati d’animo di questa donna, per farne un personaggio più sfortunato o più tragico, più ingenuo o più folle, più grottesco o più inquietante, o forse tutte queste cose insieme. E questo grazie al genio di Ruccello.
Voto: 4/5
mercoledì 12 febbraio 2025
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