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Il titolo di questo post vuole riassumere in qualche modo le diverse sfaccettature delle mie vacanze estive, visto che i fili conduttori sono stati la Grecia, la Magna Grecia e il cibo :-))
Il tempo già trascorso e l’autunno già avviato rendono purtroppo il ricordo dell’estate un po’ sbiadito, però non voglio rinunciare per lo meno a proporvi piccoli flash delle vacanze.
La prima tappa è stata anche quest’anno la Grecia e, visto che l’anno scorso la scelta ci aveva soddisfatto enormemente, eccoci di nuovo alle
Diapontie, tre piccole isole a nord di Corfù.
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Memori dell’
esperienza dello scorso anno, abbiamo completamente ignorato Corfù, e la nostra permanenza nelle diverse isole è stata direttamente proporzionale al grado di silenzio, di tranquillità e di assenza di turisti di ciascuna. Ecco perché il numero maggiore di giorni lo abbiamo trascorso a
Mathraki, la meno attrezzata delle tre, ma anche quella che garantisce il maggiore distacco dalla civiltà. E non ce ne siamo pentite.
Per fortuna, dall’anno scorso a quest’anno poco è cambiato: c’è sempre la taverna di Kostas, sempre la taverna con camere di Yannis dall’altra parte dell’isola e il nostro spartanissimo appartamento con vista mare. Con sorpresa e con grandi aspettative abbiamo subito visitato l’unica novità: un minimarket e una taverna gestita dai greci-americani lì dove l’anno scorso c’era un locale abbandonato. Non pensate a chissà che, ma almeno si è trattato di una gradevole alternativa nelle nostre pigrissime serate sull’isola.
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Quest’anno inoltre – approfittando del maggior tempo a disposizione e anche delle maggiori energie – abbiamo fatto parecchie passeggiate e girato l’isola in lungo e in largo, cosa che ci ha permesso non solo di tornare a vedere il porto di Fiki, ma anche di scoprire che esiste un altro porto attivo dalla parte opposta a quella dove arriva il traghetto, che c’è un villaggetto al centro dell’isola dove ci sono parecchie case ma non moltissime tracce di vita, che basta stare più di tre-quattro giorni (ed essere un po' socievoli) per cominciare a sentirsi parte della comunità isolana.
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Dopo una brevissima tappa a
Othoni (giusto il tempo di un bagno e di un freddo caffè al bar dove l’avevamo preso lo scorso anno), puntiamo a
Erikoussa. Il traghettino Alexandros fa un po’ fatica ad arrivarci perché c’è il mare grosso e io mi prendo un grosso spavento, ma appena metto piede sull’isola dimentico tutto. Anche a Erikoussa più o meno tutto è rimasto come l’anno scorso, salvo una grossa casa (di italiani) che è stata costruita quasi sulla spiaggia deturpando un po’ il paesaggio.
Anche qui quest’anno ci sentiamo come se fossimo a casa e così, tra mangiate di pesce al ristorante Anemomilos, passeggiate nell’isola, costruzione di tepee sulla spiaggia e pomeriggi solitari a Bragini, i giorni passano veloci ed è già ora di ritornare.
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Ci aspetta una breve tappa pugliese e poi una gita alla scoperta di due aree della Basilicata. La prima è
Matera, che - pur essendo a poca distanza dal posto dove sono nata e ho vissuto per 18 anni - non avevo mai visto. Che ve lo dico a fare? Mi è piaciuta moltissimo. E alla bella esperienza ha contribuito la scelta del b&b gestito da un amico di un mio amico, che è tutto un programma fin dal nome,
L’abbabbio nei sassi. Il b&b si trova nel
sasso barisano ed è una tipica casa materana con terrazzino con vita sul sasso; e Sergio, il suo gestore, è molto simpatico, ci fa anche una visita guidata della città e ci suggerisce anche un ottimo posto per mangiare la sera. Insomma, tutto perfetto.
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Da qui ci spostiamo ancora più a sud, verso il
Parco del Pollino. Qui abbiamo scelto come base il
Rifugio Acquafredda, che si trova nei pressi di
San Costantino Albanese. Il posto è stato da poco ristrutturato (peccato che c’è l’ascensore, ma non le scale e quando l’ascensore si è rotto, abbiamo dovuto passare un intero pomeriggio al ristorante in attesa che arrivassero i tecnici per risalire in stanza!). Enzo e la moglie, che gestiscono il posto, sono carini e soprattutto sul piano della cucina non ci fanno mancare veramente niente: ci innamoriamo dei
cruschi (i peperoni seccati e poi passati nell’olio bollente per essere poi gustati croccanti), ma non sono da meno la pasta fatta in casa, i salumi, i rosoli, le marmellate… Un po’ di cose le porteremo a casa.
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Perché non pensiate che abbiamo solo mangiato, aggiungo che abbiamo anche fatto lunghe passeggiate, sfidando una specie di invasione di tafani, per godere della vista della valle dal belvedere e per arrivare alla
Fonte Catusa, una sorgente naturale immersa nei boschi, dove però il giorno che ci andiamo non c’è l’atmosfera di pace e di silenzio che ci aspettiamo perché si tiene la festa della montagna e gli abitanti dei paesi intorno si sono ritrovati tutti lì. Durante la passeggiata, tre vecchietti, seduti a un punto di ristoro di ritorno dalla raccolta del finocchietto selvatico sulle montagne, ci invitano a mangiare con loro il pane con la
ciambottella, il salame piccante, i pomodori e a bere il vino del contadino. Non ci faremo mancare neppure le foto ricordo.
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Promosso anche il Parco del Pollino.
Che dirvi? Sarà che le vacanze sono sempre belle, sarà la compagnia, sarà che ho imparato a scegliere meglio e forse anche ad apprezzare di più, ma ultimamente il grado di soddisfazione è sempre particolarmente elevato.
E per fortuna!