In Matthias e Maxime Dolan racconta di un gruppo di amici di infanzia che ancora condivide serate, litigi, giochi e sentimenti. Tra questi Matthias, un rampante avvocato che ha davanti a sé la vita con la bella Sarah e una promozione, e Maxime, che convive con una brutta voglia sul viso e la necessità di badare a una madre incapace di autogestirsi e di amare questo figlio in maniera normale.
Durante un weekend a casa di amici, a seguito di una scommessa persa, Matthias è "costretto" a girare una scena in cui bacia Maxime per il corto che la sorella di un amico sta realizzando come compito scolastico.
La vicenda porta a galla sentimenti e desideri a lungo rimossi, cui Matthias non vuole aprirsi per paura di affrontare un cambiamento di vita troppo grande.
Maxime intanto è alle sue ultime settimane a Montréal perché ha deciso di partire per l'Australia per due anni.
In queste poche settimane che precedono la partenza di Maxime le parole che Matthias non riesce a dire e le azioni che non riesce a fare si traducono in esplosioni di rabbia e tentativi di boicottaggio che mettono persino in discussione i rapporti amicali nel gruppo.
Si tratterà alfine di decidere se partire o restare, se essere sé stessi oppure continuare a vivere la vita che gli altri vogliono per noi.
Il punto di vista è ovviamente quello di chi parte, di chi non si rassegna al percorso che è stato già tracciato per noi, al dolore che legami cristallizzati e a volte un po' tossici porta con sé e che - allontanandosene - tenta di darsi una seconda possibilità.
Quella di Xavier Dolan è una riflessione classica sui legami di sangue e in generale su quelli che ci portiamo dietro dall'infanzia e sulla sclerotizzazione che li caratterizzano e che rende difficile l'adattamento ai cambiamenti e all'evoluzione di ognuno di noi.
Un tema in generale non nuovo e già ampiamente esaminato da Dolan e su cui secondo me ha ormai poco da dire di veramente nuovo e originale. Non a caso anche dal punto di vista cinematografico, Dolan pur attingendo a tutti gli stilemi che caratterizzano il suo cinema, non introduce nessun elemento vero di novità e si muove su un terreno in cui si sente perfettamente a suo agio. Il che non toglie che alcune scene - come spesso accade nei suoi film - restino visivamente memorabili, ad esempio il time lapse durante la serata tra amici in cui l'unico soggetto praticamente fermo è Matthias, ovvero la festa durante la quale mentre Matthias e Maxime si baciano alfine in una specie di stanza abbandonata, gli amici escono di corsa per salvare il bucato dal temporale.
Mi pare dunque che Matthias e Maxime non aggiunge nulla alla filmografia del giovane regista canadese, ma gli serve solo come una tappa per riprendere ossigeno e speriamo ripartire verso sviluppi nuovi e successivi.
Voto: 3/5