venerdì 31 luglio 2020

Matthias & Maxime

Dopo la non particolarmente fortunata puntata hollywoodiana con il film La mia vita con John F. Donovan, Xavier Dolan sembra aver sentito il bisogno di tornare alla sua comfort zone: la sua città, Montréal, i suoi amici, i suoi temi.

In Matthias e Maxime Dolan racconta di un gruppo di amici di infanzia che ancora condivide serate, litigi, giochi e sentimenti. Tra questi Matthias, un rampante avvocato che ha davanti a sé la vita con la bella Sarah e una promozione, e Maxime, che convive con una brutta voglia sul viso e la necessità di badare a una madre incapace di autogestirsi e di amare questo figlio in maniera normale.

Durante un weekend a casa di amici, a seguito di una scommessa persa, Matthias è "costretto" a girare una scena in cui bacia Maxime per il corto che la sorella di un amico sta realizzando come compito scolastico.

La vicenda porta a galla sentimenti e desideri a lungo rimossi, cui Matthias non vuole aprirsi per paura di affrontare un cambiamento di vita troppo grande.

Maxime intanto è alle sue ultime settimane a Montréal perché ha deciso di partire per l'Australia per due anni.

In queste poche settimane che precedono la partenza di Maxime le parole che Matthias non riesce a dire e le azioni che non riesce a fare si traducono in esplosioni di rabbia e tentativi di boicottaggio che mettono persino in discussione i rapporti amicali nel gruppo.

Si tratterà alfine di decidere se partire o restare, se essere sé stessi oppure continuare a vivere la vita che gli altri vogliono per noi.

Il punto di vista è ovviamente quello di chi parte, di chi non si rassegna al percorso che è stato già tracciato per noi, al dolore che legami cristallizzati e a volte un po' tossici porta con sé e che - allontanandosene - tenta di darsi una seconda possibilità.

Quella di Xavier Dolan è una riflessione classica sui legami di sangue e in generale su quelli che ci portiamo dietro dall'infanzia e sulla sclerotizzazione che li caratterizzano e che rende difficile l'adattamento ai cambiamenti e all'evoluzione di ognuno di noi.

Un tema in generale non nuovo e già ampiamente esaminato da Dolan e su cui secondo me ha ormai poco da dire di veramente nuovo e originale. Non a caso anche dal punto di vista cinematografico, Dolan pur attingendo a tutti gli stilemi che caratterizzano il suo cinema, non introduce nessun elemento vero di novità e si muove su un terreno in cui si sente perfettamente a suo agio. Il che non toglie che alcune scene - come spesso accade nei suoi film - restino visivamente memorabili, ad esempio il time lapse durante la serata tra amici in cui l'unico soggetto praticamente fermo è Matthias, ovvero la festa durante la quale mentre Matthias e Maxime si baciano alfine in una specie di stanza abbandonata, gli amici escono di corsa per salvare il bucato dal temporale.

Mi pare dunque che Matthias e Maxime non aggiunge nulla alla filmografia del giovane regista canadese, ma gli serve solo come una tappa per riprendere ossigeno e speriamo ripartire verso sviluppi nuovi e successivi.

Voto: 3/5

4 commenti:

  1. Ho visto solo un paio dei suoi film e devo dire che comunque l'ho apprezzato. Questo mi incuriosisce sicuramente di più del precedente, quindi lo guarderò appena possibile.

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    1. Io ho visto la sua filmografia quasi completa. Mi pare che ultimamente - e credo sia inevitabile - stenti a trovare qualcosa di veramente nuovo da dire. Ciò detto resta il fatto che ha un grande talento

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  2. Sì, concordo. Il film non mi è dispiaciuto ed ho apprezzato soprattutto il lavoro sugli attori. Però è innegabile che Dolan si stia avvitando su se stesso: a 32 anni, con otto film alle spalle e talento da vendere hai il dovere morale (secondo me) di cimentarti in qualcoasa di nuovo. Vedremo...

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    1. È proprio come dici tu. A 32 anni e con 8 film alle spalle non è facile. Ma ho fiducia in lui :-)

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