lunedì 6 luglio 2020

Kreuzweg – Le stazioni della fede

Protagonista del film di Dietrich Brüggemann è Maria (Lea Van Acken), una quattordicenne che fa parte di una comunità cattolica tradizionalista che rinnega le innovazioni introdotte dal Concilio Vaticano II per rivendicare il ritorno a una religiosità e a una chiesa più vicina ai valori originari e tradizionali del cattolicesimo.

Maria si sta preparando alla sua Cresima e partecipa con fervore alle lezioni del sacerdote che insegna a questi ragazzi come farsi soldati di Cristo e come perseguire uno stile di vita improntato alla purezza e alla santità. A casa la ragazza deve fare i conti con una madre rigida e giudicante, che la rimprovera in continuazione, e un padre sottomesso e silenzioso, mentre si occupa in particolare del fratellino piccolo che nonostante abbia quattro anni non parla.

L’unica persona con cui Maria si sente a suo agio e in cui trova conforto e affetto è Bernadette, la ragazza francese alla pari che vive con loro, anch’ella religiosa ma in maniera decisamente meno radicale.

In un’età di per sé difficile per la costruzione della propria identità e delle relazioni con il mondo esterno, Maria è completamente imprigionata in un complesso sistema di aspettative, divieti e obblighi, ma interpreta tutto come risultato dei suoi peccati e della sua incapacità di rispettare il volere divino.

Per questo decide di intraprendere la propria personale via Crucis (da cui il titolo del film) in un percorso di espiazione e di sacrificio in nome di qualcosa che lei ritiene più grande e importante, sotto gli occhi impotenti di Bernadette, quelli colmi di rimprovero della madre, e quelli teneri ma rassegnati di Kristian, il ragazzo con cui ha fatto amicizia.

Il film si articola in 14 capitoli, corrispondenti alle note stazioni della via Crucis, preceduti ciascuno dal nome della stazione, che ci offre una chiave di lettura dell’episodio o la situazione della vita di Maria che ci viene raccontata.

Dopo la visione del film Temblores, anche quello incentrato sul profondo condizionamento esercitato da una comunità religiosa molto rigida nei confronti delle scelte individuali, qui ci troviamo di fronte a qualcosa di simile, ma in un certo senso di opposto.

Maria è talmente impregnata delle idee che le sono state inculcate e che respira in famiglia e nella sua comunità tutti i giorni ed è talmente e profondamente convinta del bisogno di aderire ad un rigido ideale cristiano da sacrificare volontariamente sé stessa e la propria vita a questo. Con l’esito che questo folle cammino di autodistruzione innescato in una giovane mente si sovrappone e si confonde – in un modo che scuote – con un cammino di santificazione.

Il film di Brüggemann è rigoroso e austero, e va dritto al cuore del problema sollevando interrogativi e reazioni emotive non banali nello spettatore, sebbene i personaggi appaiano un po’ troppo monodimensionali per risultare realmente credibili e realistici togliendo a tratti complessità e sfumature a una costruzione narrativa che invece nel suo complesso gioca proprio sull’ambiguità e sulla complessità delle interpretazioni.

Voto: 3/5

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