In occasione della Giornata internazionale contro l'omofobia, la transfobia e la bifobia, l’iniziativa di Mymovies #iorestoacasa ci propone – in collaborazione con il Milano MIX Festival - il film Terremoti (Temblores) del regista guatemalteco Jayro Bustamante (già conosciuto in Italia per il film La Llorona).
In questo film il protagonista è Pablo (Juan Pablo Olyslager, che secondo me assomiglia molto a Mel Gibson), un quarantenne di famiglia benestante che vive a Guatemala City, ha una moglie e due figli, e frequenta convintamente la chiesa evangelica.
Il racconto inizia però quando gli equilibri un po’ ingessati della vita di Pablo si sono ormai spezzati. L’uomo infatti si è innamorato di Francisco (il bravissimo Mauricio Armas) e la sua famiglia lo ha scoperto e stigmatizzato.
Inizia così un dramma che vede Pablo lacerato tra la necessità di essere sé stesso, lasciandosi andare all’amore per Francisco e alla vita molto diversa che questi gli offre, e il bisogno di rimanere fedele alla propria religione e ai suoi rigidissimi dogmi. Messo di fronte a una scelta, resa meno libera dal ricatto di non fargli più vedere gli amatissimi figli, Pablo deciderà di sottoporsi al programma evangelico per la “correzione” delle sue tendenze omosessuali e il ritorno alla comunità religiosa dopo il pentimento.
Il film di Bustamante gioca sulla contrapposizione dei due mondi tra cui Pablo è diviso: il mondo di Francisco è fatto di piccoli appartamenti disordinati ma pieni di vita, bar affollati, feste e balli, ma anche di incertezza e rischi legati alle forme più o meno palesi di omofobia, mentre il mondo della famiglia di Pablo è fatto di grandi case con tavole imbandite e fiori, salotti dai colori spenti e relazioni molto impostate, ricevimenti eleganti, nonché momenti di preghiera collettiva nella locale chiesa guidati dal pastore e da sua moglie.
L’anello di congiunzione tra questi due mondi sarà il personale di servizio della famiglia di Pablo, esponenti della comunità india che, pur legati da un rapporto di riconoscenza e conoscenza con i loro datori di lavoro, sono certamente più vicini al mondo della strada frequentato da Francisco.
Il titolo del film Temblores (Terremoti) fa riferimento alla terra guatemalteca che più volte trema durante il corso del film, ma anche simbolicamente allo sconvolgimento di vita cui Pablo si trova di fronte e che lo mette in una situazione di incertezza e di pericolo.
Ne viene fuori l’orrore di un’appartenenza religiosa vissuta come dogma e coercitiva rispetto alla libertà degli individui, e il condizionamento profondo che non solo la religione in sé, ma soprattutto la partecipazione a una specifica comunità religiosa esercita sui suoi membri, privati completamente del loro libero arbitrio e oggetto di forme di violenza psicologica non banali.
Il film di Bustamante sceglie di non essere minimamente consolatorio, e si chiude in una cupezza persino superiore a quella con cui si apre, escludendo qualunque possibilità di poter coniugare la propria felicità e libertà personale con l’accettazione familiare e sociale.
Un film forse un po’ troppo manicheo nella sua rappresentazione della realtà un po’ estrema e con pochi chiaroscuri, ma certamente efficace nel rappresentare il dissidio interiore di un uomo messo di fronte a una scelta impossibile e innaturale.
Voto: 3,5/5
lunedì 22 giugno 2020
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