venerdì 15 novembre 2019

Parasite

Siamo in Corea del Sud. Ki-woo e la sua famiglia (padre, madre e sorella) abitano nei bassifondi di una città che potrebbe essere Seoul o un'altra grande città coreana. I quattro, tutti disoccupati, sbarcano il lunario come possono, con piccoli lavoretti ed espedienti di vario genere, e si adattano a vivere in questo minuscolo appartamento nel seminterrato, dove gli insetti proliferano e alle cui finestre - che danno direttamente sulla strada - si fermano a vomitare o a fare pipì gli ubriachi del quartiere. Il wifi gratuito scroccato ai vicini è lo strumento ch'essi utilizzano per procurarsi il lavoro e svolgere le loro attività.

Un giorno Ki-woo riceve da un amico altolocato che sta per partire per l'estero la proposta di sostituirlo nel fare lezione di inglese alla giovane figlia della famiglia Park, che vive in una bellissima villa con giardino progettata e realizzata da un famoso architetto. Una volta entrato nella famiglia Park, Ki-woo intravede la possibilità di sfruttare le loro disponibilità economiche e l'ingenuità della signora per far entrare anche i suoi familiari, prima la sorella Ki-jung come insegnante di arte del piccolo di casa, poi il padre Ki-taek (Song Kang-ho) come autista e infine la madre Chung-sook come governante, il tutto ovviamente a spese di coloro che precedentemente prestavano servizio presso i Park.

Il sofisticato raggiro che la famiglia Ki mette in atto sembra funzionare fino a quando, partiti i Park per il campeggio, emerge un inaspettato segreto che la casa nasconde e che fa saltare tutti gli equilibri fin lì raggiunti.

Il film di Bong Joon-ho, che ha vinto la Palma d'Oro all'ultimo festival di Cannes, propone - attraverso il confronto tra queste due famiglie e queste due case le cui finestre si affacciano su paesaggi molto diversi - un affresco molto efficace di una società fortemente polarizzata, rappresentando, attraverso percorsi tutti verticali (infinite scale che salgono verso i quartieri ricchi e scendono, a seconda dei casi, verso le cantine o i bassifondi), la distanza incolmabile tra ricchi e poveri.

Il linguaggio utilizzato è un originale mix che attinge a numerosi registri: inizialmente si respira l'atmosfera degli interni familiari di Kore-Eda, ma fin da subito si percepisce anche una tensione che va crescendo nel corso del film fino alla deflagrazione finale; non mancano però gli inserti ironici e grotteschi, che sono spesso caratteristici dei film coreani.

Bong Joon-ho costruisce una specie di trappola emotiva per il pubblico: all'inizio infatti lo spettatore non può che deprecare il comportamento sfrontatamente truffaldino di Ki-woo e della sua famiglia, personaggi simpatici ma che si rivelano truffatori professionisti e sofisticati capaci di passare sopra qualunque confine etico. I Park invece, pur ostentando la loro ricchezza e dimostrando un quasi totale scollamento con la realtà, possono essere al massimo accusati di ingenuità e superficialità, ma risultano padroni di casa corretti che pagano per tutti i servigi che ricevono. Man mano che la narrazione prosegue e il quadro si compone, la lettura degli eventi lentamente cambia. I Park, come dice Chung-sook, usano la ricchezza come un ferro da stiro che appiana ogni piega e, come dice Ki-jung, possono permettersi di essere gentili perché sono ricchi; di fatto si comportano come se il fatto di pagare gli desse diritto a ottenere qualunque servigio, disinteressandosi delle vite dei loro "servitori" di cui non smettono mai di sentire un fastidioso odore, evidentemente quello della povertà. E così, mentre i Park si preoccupano di problemi del tutto secondari e viziano il loro figlio capriccioso, ai piani bassi si combatte una guerra sanguinosa e violenta, senza esclusioni di colpi, di cui i Park non sono minimamente consapevoli. Quando questa lotta tra poveri irrompe nella loro vita, a pagare saranno tutti. Chi siano i parassiti evocati nel titolo del film non è dunque affatto scontato.

Non v'è dubbio che il regista parli della società sudcoreana, avvelenata da una competizione estrema e da un capitalismo senza correttivi giustificato da un sistema presuntamente meritorio, ma nel suo racconto si nasconde la metafora di un mondo in cui le diseguaglianze crescono e la parte ricca del pianeta conta sul fatto che i poveri si facciano la guerra tra di loro, ma - come preconizza Bong Joon-ho - arriverà il momento in cui inevitabilmente questa guerra uscirà dai bassifondi e toccherà anche chi attualmente ne è estraneo. E saranno dolori per tutti.

Voto: 4,5/5

2 commenti:

  1. Film tanto complicato, quanto diretto ed efficace.
    Un gioco di equilibrismo che ha del miracoloso.
    Simpatia o non simpatia che si provi nei confronti dei vari personaggi, difficile non restare coinvolti dal flim nel complesso.

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