L’importanza di chiamarsi Ernesto è una commedia di Oscar Wilde il cui titolo originale, The importance of being Ernest, si basa sul gioco di parole per cui il nome Ernest in inglese ha la stessa pronuncia della parola earnest (serio, sincero). Si tratta evidentemente di un gioco di parole che non può essere reso nello stesso modo in italiano e così, nelle versioni italiane di questa commedia, si sono fatte scelte diverse a seconda che si volesse in qualche modo richiamare tale gioco di parole oppure semplicemente lasciare che fosse la narrazione a esplicitare tutta la sua carica.
Quella di Wilde è una commedia degli equivoci e di scambi di persona, secondo un impianto molto classico, che in questo caso sembra finalizzato in particolare a colpire l’oziosità della nobiltà inglese decaduta e in particolare i rampolli scapoli e sfaccendanti di queste famiglie.
La commedia viene portata a teatro con la regia di Geppy Gleijeses, e interpretata da Giorgio Lupano, Luigi Tabita, Maria Alberta Navello e la sempre magnifica Lucia Poli nei panni di Lady Augusta Bracknell; una menzione anche per gli attori che interpretano i personaggi secondari e di supporto, che tengono benissimo il meccanismo della commedia ed aiutano ad amplificarlo.
Nel complesso uno spettacolo gradevole, con una regia solida, delle belle scenografie e attori in parte.
Alla chiusura del sipario il pubblico sembra aver apprezzato molto, e molte persone appaiono addirittura entusiaste, cosa che faccio fatica a capire, ma forse è solo perché questo tipo di spettacoli teatrali non è esattamente il mio genere preferito, anche quando sono ben fatti come in questo caso.
Voto: 3/5
mercoledì 12 novembre 2025
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