I cani di Riga / Henning Mankell; trad. di Giorgio Puleo. Milano: Feltrinelli; Venezia: Marsilio, 2021.
Della serie dell'ispettore Wallander avevo letto solo il primo giallo in occasione di una vacanza - nel 2014 - in Danimarca, che prevedeva una piccola puntatina nella Svezia meridionale, e - da quanto leggo nel post scritto a suo tempo - l'avevo trovato gradevole ma senza entusiasmi, tanto che dopo non avevo letto più nulla.
Quest'anno, con l'organizzazione all'ultimo minuto del viaggio in Scania, decido di ridare un'altra chance a Henning Mankell e compro il secondo libro della serie, I cani di Riga.
Questo secondo romanzo è ambientato nei primissimi anni Novanta, all'indomani della caduta del muro di Berlino e durante il processo di sgretolamento dell'impero sovietico, e proprio intorno a questi temi si sviluppa la narrazione.
Tutto comincia con un canotto che va alla deriva verso le coste svedesi con due uomini morti a bordo. Il caso viene affidato al commissario Wallander della stazione di polizia di Ystad, e ben presto si scopre che i due uomini sono lettoni e probabilmente erano coinvolti in un traffico di droga. Per questo motivo viene inviato in Svezia dalla Lettonia il comandante Liepa al fine di acquisire informazioni sull'indagine in corso e trasferirla poi a Riga. Tra Wallander e Liepa si crea una buona sintonia, cosicché quando tornato in patria il maggiore Liepa viene assassinato, Wallander viene chiamato in terra lettone per partecipare alle indagini.
Sarà per lui l'occasione di conoscere un mondo che gli è in buona parte sconosciuto, soprattutto per le dinamiche in corso dopo la dissoluzione dell'impero sovietico, i tentativi di indipendenza effettiva dei paesi baltici e le interferenze russe.
Wallander dovrà presto lasciare la Lettonia, ma ci tornerà successivamente sotto falso nome per giungere al cuore della verità sulla morte del comandante Liepa e per dare manforte alla moglie Baiba.
Come ci spiega lo stesso Mankell nella postfazione al romanzo, la scrittura di questa storia è stata particolarmente complicata, come sempre accade quando si parla di luoghi che si conoscono meno e di cui bisogna verificare i riferimenti; e tanto più in questo caso, visto che la scrittura dello stesso è coincisa con un periodo storicamente molto complesso per il mondo ex-sovietico e dunque lo scrittore ha dovuto necessariamente ricorrere a persone più interne al contesto e con maggiori conoscenze specifiche.
Devo dire che - rispetto al primo romanzo che ricordo poco e che probabilmente risultava meno appassionante - di questo ho apprezzato sia il ritmo incalzante che soprattutto da un certo momento in poi mi ha tenuta incollata alle pagine, sia il substrato storico-politico che, pur nel contesto di un'opera di finzione, è descritto in modo attento e interessante.
Poca Svezia dunque in questo libro - se non in termini comparativi - e molta Lettonia (e paesi baltici in generale), quindi una lettura che non mi ha fornito particolari suggestioni rispetto al mio viaggio in Scania, ma certamente ha rafforzato il mio desiderio di vedere i paesi baltici a distanza di ormai oltre trent'anni dal momento raccontato in questo giallo.
Voto: 3,5/5
venerdì 21 febbraio 2025
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