L’ibisco viola / Chimamanda Ngozi Adichie; trad. di Maria Giuseppina Cavallo. Torino: Einaudi, 2016.
Sono al quarto libro di Chimamanda Ngozi Adichie e al terzo romanzo. Sto andando un po' a ritroso nel tempo, ma il mio giudizio su di lei non cambia.
Oltre alla pregevolezza della scrittura, per me i suoi romanzi sono l'occasione di scoprire un mondo e una cultura lontani da me, che non conosco e che rischio di giudicare senza avere elementi interpretativi.
Non voglio certo dire che leggere i suoi libri colmi la mia ignoranza (personalmente penso che noi occidentali medi capiamo poco e niente della storia e della situazione degli stati africani), ma certamente mi rende più consapevole della complessità e della molteplicità di sfaccettature che caratterizzano la realtà. Inoltre, quelle della Ngozi Adichie sono storie molto belle e raccontate molto bene, a cui non si può fare a meno di affezionarsi.
Ne L'ibisco viola si racconta una doppia storia di coming of age, quelle della quindicenne Kambili e di suo fratello maggiore Jaja. Tutto si svolge nell'arco di due settimane, tra quella prima della domenica delle Palme e quella dopo.
Kambili e Jaja vivono con il padre Eugene e la madre a Engunu. Il padre è il proprietario dell'unico giornale indipendente del Paese, costantemente sotto attacco da parte del governo in una situazione di instabilità politica massima, nonché un uomo ricco e grande benefattore per l'intera comunità. La sua immagine pubblica è dunque integerrima, se non addirittura idolatrata dai suoi concittadini.
In casa però Eugene impone a moglie e figli uno stile di vita ispirato al cattolicesimo più integralista e conservatore, e quando qualcuno di loro contravviene ai dettami della Chiesa così come interpretati dal padre non esita a sottoporli a violenze fisiche e psicologiche.
Tutto cambia nel momento in cui Kambili e Jaja vanno a Nsukka a trascorrere qualche giorno con zia Ifeoma e i suoi figli. Qui i due ragazzi scoprono la possibilità di una vita completamente diversa, fatta di indipendenza, di libertà, di apertura mentale e di senso di responsabilità individuale, e per Kambili sarà anche il momento della scoperta dell'amore.
Il ritorno a casa costituirà il momento della verità e innescherà le azioni che cambieranno il corso degli eventi.
Un libro che non può lasciare indifferenti, dentro il quale si leggono in filigrana molti temi che caratterizzano la storia più o meno recente della Nigeria, legati in particolare alle conseguenze del colonialismo.
Si conferma per me la bella sensazione che nei libri della Ngozi Adichie si mescolano elementi di specificità culturale e contingenze storico-geografiche, che fa sempre bene provare a capire, e sentimenti universali che attraversano tutte le culture e accomunano tutti gli esseri umani indipendentemente da qualunque altro fattore e che confermano e sviluppano la nostra capacità di empatia.
Fatevi un regalo e leggete i libri di questa scrittrice.
Voto: 3,5/5
domenica 12 gennaio 2025
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