lunedì 10 marzo 2025

Ciao bambino

Fidandomi del giudizio della mia amica S. vado a vedere l’opera prima del regista napoletano Edgardo Pistone e ho anche la possibilità di guardare il film dopo la presentazione dello stesso regista e della protagonista Anastasia Kaletchuk, che si ferma anche al termine della proiezione per rispondere alle domande del pubblico.

Siamo nel quartiere Traiano di Napoli. Attilio (Marco Adamo) ha diciassette anni e insieme ai suoi amici oscilla tra la spensieratezza e i sogni dell’adolescenza e il confronto con la difficile realtà familiare e sociale dalla quale proviene.

Suo padre Luciano (interpretato dal padre del regista, Luciano Pistone) è appena uscito di prigione, e deve fare i conti con un grosso debito che ha contratto con un “amico”, mentre non riesce a sfuggire alle sue dipendenze dalla droga e dal gioco.

Per aiutare la famiglia Attilio decide di mettersi a lavorare per un boss locale, facendo da controllore a una giovane prostituta ucraina, Anastasia (Anastasia Kaletchuk), poco più grande di lui. Tra i due giovani, prima ostili, a poco a poco cresce la confidenza e la complicità, che a un certo punto si trasforma in amore. Ma Attilio, per poter guardare al futuro, deve prima risolvere la situazione familiare.

Nell’impianto narrativo il film di Edgardo Pistone non può non richiamare alla memoria un altro film di ambientazione napoletana, L’intervallo di Leonardo Di Costanzo, che pure si focalizzava sull’evoluzione del rapporto tra una ragazza e un ragazzo messo a farle la guardia.

In realtà però il regista, a specifica domanda, risponde che le sue ispirazioni a livello registico sono altre: Antonio Capuano per restare al contesto napoletano e soprattutto il cinema messicano degli ultimi dieci anni, che chiaramente rimanda ad Alfonso Cuarón, di cui il bianco e nero scelto da Pistone richiama il bellissimo Roma.

Pistone tiene a dire con forza che il suo non è un cinema neorealista e che anzi con il suo film vuole sovvertire alcuni cliché sulla periferia degradata e semmai andare alla ricerca delle bellezza che si può trovare ovunque se si guarda nel modo giusto e con gli occhi puliti.

Ovviamente Ciao bambino - come in parte è suggerito anche dal titolo - è anche un coming of age, la storia di un ragazzo che è sul limitare del passaggio all’età adulta, in quella fase della vita in cui – in un mondo normale e sano – dovrebbe essere ancora possibile coltivare i propri sogni, anche in maniera ingenua, e fare i propri errori con conseguenze limitate, perché non si portano ancora carichi importanti di responsabilità.

Non a caso il film si apre con Attilio e i suoi amici al mare, con i loro corpi giovani e levigati baciati dal sole, mentre si tuffano dagli scogli uno dopo l’altro, e scherzano e ridono tra di loro, come gli adolescenti di tutto il mondo. Però questi sono adolescenti come tutti gli altri solo fino a un certo punto, perché il contesto nel quale vivono gli impone di non fare passi falsi, in quanto gli errori si pagano anche se si è ancora bambini.

Non ci si aspetti però un melò negli ambienti della malavita – secondo un filone molto di moda negli ultimi tempi – bensì il racconto della vita di un ragazzo di cui, fatta la tara del contesto, il regista riesce a illuminare gli aspetti più tipici e normali della sua età: quel mix di spacconeria e tenerezza, ingenuità e cupezza, balordaggine e coraggio che solo chi ancora non ha varcato la soglia dell’età adulta può condensare in sé, e a cui fa da straordinaria cartina di tornasole il personaggio di Anastasia la quale – avendo solo qualche anno in più – ha già fatto i conti con la realtà e la limitatezza dei suoi confini.

Voto: 3,5/5


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