venerdì 21 marzo 2025

Il tempo del futurismo. Galleria Nazionale di arte moderna e contemporanea, 23 febbraio 2025

E così sono riuscita ad andare a vedere anche la mostra su cui ci sono state più polemiche – di natura squisitamente politica – negli ultimi tempi, e ho potuto fare la visita con Vincenzo Spina di Rome Guides, che è ormai diventato il mio assoluto punto di riferimento per le visite guidate.

Vincenzo ci dice che questa mostra, che nei primi tempi è stata piuttosto disertata forse proprio per effetto delle polemiche succitate, proprio nelle ultime settimane di apertura si è enormemente popolata, probabilmente grazie allo sgonfiarsi delle polemiche e al passaparola. Del resto è notizia di qualche settimana fa che la mostra è stata prorogata fino al 27 aprile.

Al netto di tutto il dibattito, che personalmente mi interessa poco, si tratta di un imponente allestimento che occupa ben 24 sale (in pratica la quasi totalità della Galleria Nazionale), e che si propone di guardare al futurismo da molteplici punti di vista (principalmente attraverso le opere pittoriche, ma anche – secondariamente – attraverso la produzione di libri, opuscoli e manifesti, nonché in misura ancora inferiore attraverso la scultura, l’architettura, il cinema). Non mancano, a riempire le sale, automobili, motociclette, la copia di un aeroplano di quegli anni, ma anche oggetti, mobili, arazzi e molto altro.

Che dire? Credo che se ci fossi andata da sola o comunque con una guida meno in gamba di Vincenzo la mostra sarebbe risultata dispersiva, una carrellata giocata sui grandi numeri e sulla quantità di cose in esposizione, ma in cui sarebbe stato difficile costruire un percorso, e dunque destinata a essere dimenticata in men che non si dica.

Grazie al fatto di avere una guida come lui non ho nemmeno prestato troppa attenzione all’apparato illustrativo ed esplicativo della mostra, e dunque non sono in grado di dire se fosse adeguato a spiegare le cose e a consentire ai visitatori di farsi un’idea del contesto e dei contenuti del futurismo.

Lo stesso Vincenzo salta alcune sale che considera meno significative e forse anche meno appropriate, ed esprime qualche critica ad alcune scelte di allestimento.

Ciò detto, io ho potuto ripercorrere, grazie alle sue spiegazioni, la storia del futurismo attraverso i suoi principali protagonisti, Filippo Tommaso Marinetti, Giacomo Balla, Umberto Boccioni, e più avanti Fortunato Depero e Gerardo Dottori, e ho potuto apprezzare ancora una volta – qualora ce ne fosse stato bisogno – che non c’è niente di più libero dell’arte, che a volte può incontrare le ideologie ma che difficilmente riesce a rimanere nei confini che i compromessi e gli opportunismi della politica richiedono. Anche perché l’arte e gli artisti evolvono, scompaginando le carte e mettendo in discussione anche le alleanze politiche apparentemente più solide.

E dunque basta parlare di appropriazione culturale, perché la verità è che l’arte e la cultura appartengono alla storia dell’umanità, in quanto - pur nascendo dentro una temperie storica e politica - sono poi in grado di trascenderla e di diventare patrimonio condiviso, spazio comune e non divisivo.

Almeno sulla storia culturale cerchiamo di sottrarci alla polarizzazione (e anche per questo non darò un voto a questa mostra).

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