venerdì 7 marzo 2025

The Veils (+ Dario Sansone). Monk, 9 febbraio 2025

Da quando il Monk ha inaugurato questa linea degli early concerts devo dire che prendo i biglietti col cuore molto più leggero, perché so che posso andare ad ascoltare un concerto anche in mezzo alla settimana e questo mi stimola anche ad andare a sentire musicisti e cantanti che non conosco benissimo.

Ed eccomi qua per il concerto dei Veils, che conosco poco per il passato, ma il cui ultimo lavoro – Asphodels – ho consumato a furia di ascolti, trovandolo triste e dolce al contempo, ballate piene di malinconia, il cui pessimismo è attutito da una forma di rassegnazione e/o di saggezza.

Dieci minuti dopo le 19 il live comincia con l’opening di Dario Sansone, napoletano, che non conosco e scopro essere non solo musicista, ma anche attore, regista, illustratore, scrittore, quello che si dice un artista a 360°.

Inizia con un brano dal titolo Sole che viene dal suo nuovo album in uscita e che canta con gli occhi bendati. Poi prosegue con 3-4 altri brani del suo repertorio, uno dei quali è legato alla colonna sonora del film di animazione napoletano La Gatta cenerentola a cui Sansone ha collaborato.

Sansone ci dice di essere riuscito a esserci per questo opening nonostante l’influenza, e devo dire che nonostante le sue condizioni certamente non ottimali, ci permette di apprezzare la sua gran voce e il suo interessante repertorio.

Dopo una breve riorganizzazione del palco, ecco arrivare i neozelandesi The Veils, capeggiati dal loro leader (altissimo!) Finn Andrews. La formazione è fatta di 5 musicisti: oltre a Andrews che alterna tastiere e chitarre (elettrica e acustica) ci sono un bassista, un batterista, un polistrumentista (al synth, al violino e piccole percussioni) e un ultimo musicista alla steel guitar.

L’esibizione inizia con alcuni brani del nuovo album, in sequenza Mortal wound, The dream of life, The ladder, Fortune teller (tutti molto notturni, e suonati da Finn alla tastiera), per poi passare a brani per me meno riconoscibili provenienti dagli album precedenti e dalle sonorità decisamente più rock, per la cui esecuzione Andrews si sposta alla chitarra elettrica. Tra questi brani Not yet, Here come the dead, Birthday present.

Si ritorna dunque a un paio di brani dell’ultimo album (Asphodels, The sum) per poi concludere di nuovo con il repertorio più consolidato, che è quello su cui il pubblico sembra più preparato ed entusiasta, anche se a me è quello che forse colpisce meno.

Il concerto è comunque in ottimo equilibrio tra momenti più dirompenti e altri più notturni, pur partendo dal presupposto che il repertorio dei Veils non è comunque mai spensierato. I musicisti sono completamente concentrati sulla musica, e Andrews, sebbene sempre empatico e attento al pubblico, si limita a ringraziare tanto e a ricordare che manca da Roma da moltissimo tempo ormai.

Dopo l’ultimo brano il pubblico chiede il ritorno sul palco della band, che premia l’affetto del pubblico con ben quattro brani, tra cui Lavinia, Nux vomica e The Tide That Left & Never Came Back. In realtà al primo brano, Lavinia, Andrews torna da solo sul palco e sembra che il bis si limiterà ad esso, ma poi dopo ogni brano il frontman chiede al pubblico se va bene che ne suonino un altro (One more?) e si va avanti così per un altro miniconcerto.

Bell’atmosfera, un gruppo solido e ormai maturo, una bella esecuzione dal vivo. Non una band che ascoltata dal vivo rappresenta un’illuminazione rispetto all’ascolto della loro musica registrata, però certamente un concerto di livello alto e di grande soddisfazione.

Voto: 3,5/5

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