
Il 31 ottobre scorso è uscito l’ultimo disco di
Micah P. Hinson,
The tomorrow man, che ho prontamente acquistato su Bandcamp in formato digitale (come faccio sempre) e ascoltato parecchie volte nel corso di queste prime settimane di novembre, al punto da diventare la mia colonna sonora preferita di queste giornate.
Il disco non prende direzioni originali o innovative rispetto a quanto Micah ha prodotto fin qui, ma devo dire che l’insieme delle canzoni del nuovo album è di una qualità media davvero elevata, e ce ne sono almeno 2 o 3 che potrei ascoltare a ripetizione. Tra l’altro, il prosieguo della collaborazione con
Alessandro “Asso” Stefana negli arrangiamenti, supportato dalla splendida batteria di
Paolo Mongardi, conferisce alle canzoni di Micah uno spessore e una rotondità particolarmente azzeccate.

Arrivo dunque al concerto preparata, e con grandi aspettative, anche perché la
location del
Monk è la mia preferita per questo tipo di concerti.
Non è previsto alcun
opening e intorno alle 21,40
Micah P. Hinson sale sul palco con i suoi due musicisti e di cui si è già parlato: Mongardi che si posiziona alla sua batteria, e Asso Stefana che alterna tastiere, armonica da bocca, basso e steel guitar.
Il concerto parte subito con tre canzoni del nuovo album,
Oh sleepyhead,
One day I will get my revenge, e
Think of me (una delle mie preferite, che Micah canta insieme alla sua nuova compagna, Stasera Micah è elegantissimo, vestito tutto di scuro, con un bel
bolo tie al collo, un cappellone con la piuma, sotto il quale si cela la sua ormai stabile acconciatura da nativo americano.

D’altro canto, ormai sempre più convintamente Micah, nato a Memphis e cresciuto in Texas, rivendica le sue origini Chickasaw, un popolo nativo americano, in aperta polemica con la propaganda dell’uomo bianco, negli Stati Uniti e non solo. E del resto, sia la moglie dalla quale ha divorziato qualche anno fa, sia la nuova compagna, hanno entrambe la stessa origine.
Ma nei primi quaranta minuti, forse nella prima ora, del concerto, Micah è incredibilmente silenzioso, totalmente concentrato nel suonare la sua chitarra – imbracciata sempre alla sua maniera, con la cinta corta e quindi molto alta sul petto – e nel cantare le sue canzoni.

Il concerto prosegue con diverse altre canzoni del nuovo album, e di quando in quando nella scaletta fanno capolino canzoni provenienti da altri album, tra cui
Beneath the rose. È proprio prima dell’esecuzione di questa canzone – che è una tra le più famose di Micah e risale a circa 25 anni fa – che finalmente il musicista si scioglie e comincia i monologhi a cui ci ha abituati durante i suoi concerti, che mescolano memorie personali, riflessioni politiche e religiose e molto altro.
Mentre si va verso la fine del concerto, Micah regala bellissime esecuzioni, splendidamente accompagnate dai suoi musicisti, di
What does it matter now? e
Carelessly, due pezzi che arrivano direttamente dal disco precedente.

Con la bellissima
Walls si chiude un concerto di un’intensità straordinaria, che io mi sono goduta enormemente, e devo dire che rispetto all’
ultimo concerto romano del 2024 ho trovato Micah in splendida forma, sia a livello fisico che a livello musicale ed emotivo. Evidentemente attraversa un buon periodo di vita, e del resto ormai sono stata a talmente tanti concerti di Micah che mi sembra di rincontrare un amico quando ci vado, e come con gli amici sono sempre molto contenta quando lo trovo così bene.
Micah, Asso e Mongardi escono dal palco, per poi rientrare per la
reprise (su cui Micah ironizza) e dopo la versione acustica di
Oh, sleepyhead, il concerto si chiude con la per me straordinaria
I was just standing there e infine
People e
500 miles. In questa
reprise Micah è ancora più chiacchierino del solito e si lascia andare a mille riflessioni mentre – come sempre – fuma la sua sigaretta con il bocchino.

Personalmente, ho trovato il concerto musicalmente eccellente, Micah ad alti livelli, e la scelta delle canzoni mi ha resa felice: ho potuto ascoltare dal vivo tutto il suo nuovo album, e alcune delle più belle canzoni del suo repertorio recente e meno recente.
Voto: 4/5
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