
Quest’anno il Teatro di Roma ha organizzato una mini-stagione estiva, dal titolo Il senso del passato, che ruota intorno alla figura di Antigone, di cui gli spettacoli raccontano le premesse e le numerose sfaccettature.
Grazie alla determinazione di M. prendiamo i biglietti per ben due spettacoli. Il primo è l’Edipo re di Sofocle, adattato e diretto da Luca De Fusco.
Ci vado senza grandi aspettative, con il pregiudizio che riuscire a rendere interessante oggi a una tragedia greca sia un’operazione difficile se non impossibile. E invece la scelta del regista De Fusco di trasformare Edipo re in un thriller psicanalitico, trasportando i protagonisti in un contesto primo novecentesco e facendoli interagire con un grande schermo da cui parlano alcuni dei protagonisti (ad esempio Tiresia) o su cui vengono proiettate immagini in chiave surrealista e magrittiana a commento del testo, si rivela vincente.
Edipo re, lo sfortunato protagonista di questa storia che è giunto a Tebe e ne è diventato re, dopo aver abbandonato la casa dei suoi genitori per sfuggire a un’infausta predizione (ossia che ucciderà suo padre e sposerà sua madre), è interpretato dal bravo Luca Lazzareschi, che in un gioco di rispecchiamenti interpreta anche Tiresia, il veggente cieco, il servo di Laio e il nunzio.
A ruotargli intorno Manuela Mandracchia nella parte di Giocasta e Paolo Serra in quella di Creonte, ma soprattutto i tre corifei, amplificati meravigliosamente dalle immagini sullo schermo, Francesco Biscione, Paolo Cresta e Alessandro Balletta.
Nonostante il ritardo con cui lo spettacolo è cominciato, un caldo-umido insopportabile, le zanzare, una seduta non comodissima e decisamente troppo a stretto contatto con gli altri spettatori, i tempi lunghissimi di ingresso e uscita, e anche di arrivo e ritorno a casa, la visione dello spettacolo è stata soddisfacente e l’esperienza decisamente positiva.
Affronto dunque la prospettiva del secondo spettacolo a fine luglio con l’animo molto più leggero.

L’allestimento è piuttosto classico: delle colonne illuminate e dei grossi massi sulla scena che fanno da sedute, podii e nascondimenti per i personaggi. Sull’adattamento non sono in grado di esprimermi, perché non conosco così bene l’originale di Euripide, ma ho la sensazione che nella narrazione ci finiscano elementi narrativi e personaggi provenienti da altre tragedie. Costumi e musiche strizzano l’occhio a un immaginario punk rock che a tratti crea un effetto piuttosto straniante.
La lettura del testo è in chiave chiaramente femminista e antipatriarcale, cosa che per quanto molto sensata in questo momento storico e tutto sommato coerente con alcuni elementi della tragedia, mi risulta un po’ semplicistico e alla fine anche didascalico.
In generale, l’intero spettacolo mi pare che punti molto alla leggibilità e alla semplicità del testo, del messaggio e della recitazione, il che può certamente rappresentare un elemento positivo, ma che personalmente non riesco a ad apprezzare.
Al termine della rappresentazione ho intorno a me gente entusiasta, ma anche persone molto deluse. Io appartengo decisamente al secondo gruppo, ma come sempre stiamo parlando di gusti personali e di aspettative.
In ogni caso l’esperienza al teatro di Ostia è stata nel complesso molto bella e sarà da tenere presente anche per il futuro.
Voto: Edipo re 3,5/5; Ifigenia: 2,5/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!