giovedì 30 ottobre 2025

Il Sud-Ovest dell’Inghilterra: vagando tra Wiltshire, Hampshire, Dorset, Devon, Cornwall e Somerset (seconda parte)

Tra cani e pecore a Minions
Leggi qui la prima parte del racconto di viaggio.

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Luoghi visitati in transito: Minions, Cawsand e Kingsand, Polperro

Nello spostamento tra Longdown e Perranuthnoe, terza sistemazione della nostra vacanza, attraversiamo il grande ponte che unisce il Devon alla Cornovaglia, passiamo vicino a Plymouth (ma non ci fermiamo) e invece puntiamo verso Minions (!!!!), un paesino il cui nome è tutto un programma ma che decidiamo di visitare perché ci sono tre circoli di pietre del neolitico.

Nei pressi di Minions
La visita al circolo di pietre è una scusa per fare poi una passeggiata nella brughiera fino a quello che a me sembra un tor, ma di fatto è una collina su cui ci sono delle strane formazioni rocciose e che qui chiamano cheesewring. Da qui si domina il paesaggio tutto intorno, dove ci sono mucche al pascolo, cavalli, pecore e numerose engine houses, costruzioni preindustriali che sono una specie di simbolo della Cornovaglia e ricordano il suo passato minerario.

In quello che per gli inglesi è un lungo weekend che si conclude il lunedì con una loro bank holiday, le strade sono affollate e i locali approfittano per fare gite e gitarelle. Così quando tentiamo di andare alle cascate non lontane da Minions troviamo il parcheggio strapieno di macchine e decidiamo di rinunciare.

Cawsand
Andiamo invece verso Rame Head, nonostante ciò comporti tornare leggermente indietro. In particolare puntiamo ai paesi di Cawsand e Kingsand, villaggi gemelli che sono nella baia prima di Rame Head. I paesi sono davvero carini, c'è gente ma non una folla insopportabile, e ci fermiamo a comprare qualche ricordino. Poi facciamo una passeggiata tra i due paesi e visto che è una giornata splendida ci fermiamo infine sulla spiaggetta per un bagno. Qui rimaniamo fino a quando la spiaggia va quasi completamente in ombra.

L’ultima tappa di questa giornata di transito è Polperro, paesino di mare incastonato in una specie di fiordo. C'è un parcheggio a inizio del paese (7 sterline, costo minimo fino a 3 ore) e da qui a piedi si arriva al porto. Arriviamo quando i negozi hanno chiuso quasi tutti e il paese si è scaricato di gente, il che lo rende molto bello e suggestivo anche se è evidente che si tratta di un posto ormai abitato quasi esclusivamente da turisti. Facciamo su e giù per le stradine intorno al porto e poi torniamo verso la macchina direzione Penzance.

St Michael's Mount visto da Perranuthnoe
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Terza parte del viaggio: Cornwall

Dove abbiamo dormito e mangiato

La nostra base per i giri in Cornwall è il piccolo villaggio di Perranuthnoe, e più esattamente lo chalet gestito da Bridget e suo marito (scozzese) che è quello dove stavano le figlie e che, dopo che queste ultime sono diventate grandi e sono andate via, è stato destinato ad alloggio turistico. Lo chalet sta su una collina vicina al villaggio che domina tutta la baia e da cui si vede non solo la spiaggia del paese ma anche l’isola di St Michael' Mount e i paesi dall’altro parte, Newlyn e Mousehole. Un posto incantevole con qualunque meteo che fa venir voglia di stare seduti in terrazza a guardare il cielo, il mare e le maree e ad ascoltare il rumore delle onde. Bridget e il marito sono discreti e ospitali e ci lasciano scones, clotted cream e marmellata di lamponi nel frigo, consentendomi di fare colazione con queste prelibatezze per quasi tutte le mattine che rimarremo qui.

Il nostro primo cream tea
Riguardo alle tappe mangerecce, non posso non segnalare, sulla strada dal Devon alla Cornovaglia, il Minions Shop and Tea room dove ci fermiamo a mangiare il nostro primo cream tea (il trittico delle meraviglie, già ricordato, scones, clotted cream e marmellata di lamponi). Buonissimo tutto!!! Tra l’altro il posto è speciale e mentre noi mangiamo ai tavoli all’aperto intorno a noi ci sono in giro pecore, mucche, cani e bambini, in un’atmosfera a dir poco bucolica.

Un posto che abbiamo frequentato ben due volte è stato il Victoria Inn di Perranunthoe (il pub col muro rosa), dove ci siamo fermate un giorno per aperitivo con birra e patatine e un altro giorno per una cena che pensavamo stile pub ed invece abbiamo beccato la tapas night, che poi era una pub night modificata 😉

Victoria Inn a Perranuthnoe
Nella zona della penisola di Lizard, facciamo una bella pausa pranzo con sandwich e cream tea alla Tregullas Farm, una fattoria che ha anche un punto vendita di suoi prodotti e altro e fa piccola ristorazione.

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Luoghi visitati: Piskies Cove, Newlyn e Mousehole, Land’s end

Il primo giorno di permanenza a Perranunthoe decidiamo di fare una passeggiata lungo la costa e prendiamo il sentiero che va verso Cudden Point. Si tratta di un sentiero talvolta molto stretto che passa in mezzo agli arbusti bassi e che permette di godere di una splendida vista sul mare e sulle tante baie; vediamo anche un bel po’ di capoccette di foche che fanno capolino qua e là nell’acqua. Dopo Cudden Point proseguiamo ancora un po’ fino a quando davanti a noi si apre una bellissima baia con poca gente. Si tratta di Piskies Cove (la baia delle fate), dove decidiamo di fermarci un po' e fare un bagno.

A Newlyn per la festa delle sardine
Nel pomeriggio invece andiamo verso Newlyn, perché abbiamo letto che c'è il festival delle sardine. Parcheggiamo al porto e dopo aver pagato due piatti di sardine e una birra ci mettiamo in fila per ritirarli e li mangiamo sul muretto come tutti i locali. Facciamo poi un giro per il paese fermandoci anche a seguire un concerto nel cortiletto di un pub.

Andiamo poi a Mousehole che è ormai l’ora del tramonto e un sacco di bambini, ragazzi e adulti approfittano dell'alta marea per fare il bagno tuffandosi dal molo del porto. Tornate al nostro chalet assistiamo al primo, bellissimo tramonto della nostra vacanza con il sole che cala dietro St Michael's Mount.

Sennen Cove
Il giorno dopo andiamo verso Sennen Cove da dove parte un sentiero verso Land's End. Ci fermiamo al primo parcheggio utile, che è quello in alto sulla collina da cui si vede tutta la baia: sembra una grande spiaggia californiana con un mare da Sardegna. Scendiamo poi per il sentiero che porta alla spiaggia e che è molto ripido e non proprio agevole, salvo poi accorgerci che di parcheggi ce ne sono diversi a livello del mare (forse più costosi ma certamente più comodi). Lasciandoci la baia a sinistra, imbocchiamo infine il sentiero cui puntavamo: saliamo prima verso l'osservatorio e poi costeggiamo la bellissima scogliera fino ad arrivare a Land's End o, meglio, al punto in cui si trova la cosiddetta “last and first house”, e dove c’è moltissima gente che fa e si fa foto. Al ritorno imbocchiamo una pista ciclabile che attraverso un percorso più interno e più in piano ci riporta al punto di partenza.

Il sito minerario abbandonato di Botallack
Ci fermiamo così alla spiaggia dove io faccio anche un piccolo bagno in un’acqua fredda ma limpidissima! Un bagno magnifico, il più bello fin qui.

Nel pomeriggio andiamo verso il sito minerario abbandonato di Botallack, dove ci sono molti resti di costruzioni minerarie e di engine houses a picco sulla scogliera. Facciamo una passeggiata molto suggestiva con la luce del sole calante e poi torniamo verso Perranunthoe ma facendo una sosta intermedia a Lanyon quoit, uno dei tanti dolmen e altri resti neolitici di cui è ricca questa zona.

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St Michael's Mount
Luoghi visitati: Mount Saint Michael, Lizard peninsula


Un’altra giornata della nostra permanenza a Perranuthnoe è dedicata a St Michael's Mount e alla Lizard peninsula. È una giornata grigia e ventosa, con un discreto freddino.

In mattinata andiamo al parcheggio sulla spiaggia prima di Marazion e da qui facciamo una bella passeggiata sulla battigia fino ad arrivare all’imbocco del sentiero di pietra che porta all’isoletta di St Michael's Mount. Di fatto, si tratta del luogo gemello del più famoso Mont Saint Michel, nel nord della Francia, e come in quel caso anche qui l’isola è raggiungibile a piedi quando la marea è bassa, mentre nelle altre ore della giornata bisogna prendere delle barchette.

Kynance Cove
Noi aspettiamo un pochino che la marea si abbassi ancora (e lo fa quasi a vista d’occhio) e ci incamminiamo sulla stradina, prima con le scarpe, poi - dopo che un’onda un po’ più agitata mi ha bagnato le scarpe (S. si salva!) – proseguiamo a piedi nudi. Arriviamo all’ingresso del castello, ma non avendo il biglietto (costosissimo!) diamo un'occhiata e torniamo indietro alla macchina.

La seconda parte della giornata è dedicata alla penisola di Lizard. Lungo la strada prendiamo un acquazzone ma quando arriviamo al paese ha smesso di piovere. Dopo la pausa pranzo alla Tregullas Farm, ci avviamo sul sentiero verso Kynance Cove: arriviamo a una prima baia dove stiamo quasi per fermarci pensando sia Kynance Cove. Per fortuna Google maps ci permette di capire che siamo ancora lontani dalla nostra meta e così proseguiamo lungo la scogliera battuta dalle onde (per noi già altissime - chissà durante le tempeste invernali!), e arriviamo infine alla vera Kynance Cove dove, nonostante il divieto di balneazione a causa delle condizioni meteo, ci sono molti temerari che stanno facendo il bagno. 

Lizard Point
Tra sali e scendi, e centinaia di gradini, arriviamo oltre il bar che si trova proprio al centro della baia e poi, lungo la stessa strada, torniamo verso il paese. In macchina ci avviciniamo a Lizard Point, dove scendiamo al vecchio imbarcadero a vedere le foche, che fanno capolino tra le onde illuminate dalla luce del tramonto. Ci sediamo sul muretto ma a un certo punto una grossa onda bagna me e un altro ragazzo che stava sul muretto a leggere: io impreco, accorgendomi subito dopo che alla scena hanno assistito dei turisti italiani!

Torniamo dunque allo chalet, e durante la notte un grosso temporale ci sveglia.

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St Ives
Luoghi visitati in transito: St Ives, Godrevy lighthouse e Mutton Cove


La mattina il vento ha spazzato via quasi tutte le nuvole ed è una bella giornata ventosa. Prepariamo i bagagli e dopo colazione partiamo, invero un po' a malincuore.

Siamo dirette a St Ives, uno dei paesi più grandi della Cornovaglia e sicuramente il più turistico. Abbiamo letto cose tremende sul girare in macchina nel paese e sui parcheggi: appena entrate in paese ci fermiamo al parcheggio Trenwith, che sta in cima alla collina sul cui fianco si sviluppa l’intero paese con case in fila che digradano verso la baia. In realtà dal parcheggio c’è un autobus-navetta che con due sterline in pochi minuti ci porta in centro.

Godrevy lighthouse
Qui ci fermiamo alla caffetteria Sea of coffee per comprare caffè e magliette, e poi andiamo al porto dove c'è la bassa marea e una montagna di gente.

La cittadina è molto graziosa ma anche molto turistica; però basta allontanarsi dalle tre vie principali per trovare angoli tranquilli. Infilandoci nelle stradine arriviamo a The island e alla spiaggia di Porthmeor, e da qui andiamo a vedere la Tate St Ives, un museo di arte contemporanea con una prevalenza di artisti locali, che a dire il vero – salvo poche eccezioni – non ci conquistano. La struttura del museo però è bella, con scorci suggestivi sul mare.

La three mile beach
Tornate al parcheggio e ripresa la macchina, andiamo dall’altra parte della baia, alla cosiddetta three mile beach. Ci fermiamo al Godrevy point da dove con una breve passeggiata si arriva al punto di osservazione del Godrevy lighthouse (quello di Virginia Wolf) e alla Mutton Cove, famosa per essere luogo di riposo di una colonia di foche. Di fronte al faro due ragazzi ci fanno notare che nell'acqua c'è un animale che non sembra una foca: è più grande e sta immobile nello stesso punto da parecchio. Il ragazzo ipotizza che si tratti di uno squalo elefante. Chissà se è proprio così!! Alla Mutton Cove vediamo tante foche di vari colori e anche due baby foche bianche.

Mutton Cove con le foche che si confondono con le pietre
Poi, con la macchina andiamo al parcheggio delle Gwithian Towans: da qui facciamo una bella passeggiata lungo il sentiero delle dune costiere fino a Upton Towans, da dove scendiamo sulla three mile beach che percorriamo per un bel tratto fino a tornare al punto di partenza.

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Quarta parte del viaggio: tra North Devon e Somerset

Dove abbiamo dormito e mangiato

La nostra sistemazione per la parte finale del nostro viaggio è una mansarda in una tipica casa vittoriana, sulla collina che guarda il porto di Ilfracombe, in North Devon, che dalle sue finestre sui tetti spioventi ci permette di guardare il cielo cangiante e dalla finestra a cui ci si può sedere permette di guardare porto e scogliera davanti a noi.

La spiaggia di Bude
In questi ultimi giorni mangiamo prevalentemente a casa, anche perché siamo un po’ appesantite dal cibo inglese. Mangiamo fuori due o tre volte in tutto: un cornish pasty in un baracchino sul canale a Bude; un buonissimo cream tea con flat white al Cabin cafè a Crackington Haven per sfuggire alla pioggia; una cena fusion al ristorante Levain di Ilfracombe, dove mangiamo una crema di barbabietole e delle carote al coriandolo, e poi coda di rospo in salsa di cocco. Infine torta alla mandorla e ciliegia e gelato al miele e rum ed espresso, e il primo e unico bicchiere di vino che ho bevuto qui, un buon rosato spagnolo.

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Crackington Haven
Luoghi visitati: Ilfracombe, Crackington Haven, Tintagel, Speke’s mill, Clovelly


Questi ultimi giorni sono caratterizzati da tempo grigio e pioggia, pioggerellina e pioggiona che vanno e vengono. La prima mattina, visto anche il tempo incerto, decidiamo di visitare il paese di Ilfracombe. Parcheggiamo quasi a ridosso del porto e facciamo una passeggiata per andare a vedere la statua Verity che Damien Hirst ha realizzato per la città (e che è visibile anche dalla finestra del nostro b&b) e la chiesetta di Saint Nicholas che sta su un piccolo promontorio da cui è possibile abbracciare con lo sguardo l’intera cittadina. Poi continuiamo la nostra passeggiata nelle strade del centro e ci facciamo l’idea che Ilfracombe sia una di quelle località di villeggiatura un tempo molto vive e frequentate, e oggi un po' decadute.

Architettura tipica della zona
Ci spostiamo quindi verso la costa sperando in un tempo migliore. La nostra prima destinazione è Bude, dove andiamo sulla spiaggia per fotografare la suggestiva sequenza di cabine colorate. Quando ricomincia a piovere andiamo in centro e giriamo per negozi. La cittadina offre molto più di quello che ci aspettavamo – ed è anche gradevole e carina - e dunque non ci lasciamo sfuggire l’occasione di fare un po' di shopping.

Ripartiamo quindi verso Crackington Haven, una baia piuttosto nascosta dentro questa costa frastagliata e caratterizzata da grandi spiagge e falesie. Nonostante stia piovigginando e il cielo sia plumbeo, sulla spiaggia ci sono i soliti temerari surfisti di tutte le età con le loro mute a fare il bagno sorvegliati dai lifeboat guards.

Hartland
Andiamo poi verso Tintagel e, visto che è già piuttosto tardi, non ci fermiamo lungo la strada a Boscastle che forse avrebbe meritato una sosta. A Tintagel ci sono i resti di un castello medievale che viene collegato al ciclo arturiano anche se è cronologicamente successivo. L'accesso principale al promontorio su cui si trovano i resti del castello è chiuso e bisognerebbe fare il sentiero che scende su e giù per la falesia. Decidiamo che non ne vale la pena, ci limitiamo dunque ad arrivare al ponte e a guardarci intorno, visto che comunque la vista è molto bella.

Il giorno successivo decidiamo di andare nella zona dell'Hartland, anche se il tempo è parecchio incerto e mentre andiamo si succedono le classiche showers inglesi (piogge brevi e fitte). 
Il sentiero verso la cascata Speke's mill
La nostra prima destinazione è Speke’s mill, una piccola cascata, cui abbiamo letto che si arriva con una bella passeggiata sulla cosa. In realtà, come spesso accade in questa zona dell’Inghilterra, il navigatore ci porta in quello che non è un vero parcheggio e sembra volerci fare arrivare attraverso un percorso nell’interno. Leggendo meglio le nostre guide, capiamo che dobbiamo andare all'Hartland quay car park, dove ci sono ben tre aree parcheggio a tre altezze diverse rispetto al mare. Ci fermiamo a quella centrale e la vista è già incredibile. Imbocchiamo dunque il sentiero costiero da cui lo sguardo spazia su grandi scogliere e strane spiagge di scogli, e che poi si snoda in mezzo ai pascoli, passando vicino al Catherine's tor. Dopo circa una mezz’oretta di passeggiata arriviamo alla cascata, niente di spettacolare se paragonata a quelle islandesi, ma comunque in un contesto bello e con un paesaggio intorno davvero “wow”.

Cascata di Speke's Mill
La seconda parte della giornata la dedichiamo al paese di Clovelly, che abbiamo letto essere uno dei villaggi più belli del Devon (ma è un po’ come i borghi più belli d’Italia, ce ne sono sempre più del previsto! 😉 )

Arrivate all’ingresso del paese si viene direzionati a un parcheggio che sembra gratuito, cosa che ci stupisce alquanto. Entriamo in un negozio di birre e liquori che si affaccia sul parcheggio per chiedere e il venditore ci dice che il parcheggio è gratuito mentre dovremo pagare un biglietto per entrare nel paese, cui si accede attraverso una specie di hall commerciale che sembra quella di un aeroporto (davvero bizzarro!). Paghiamo le nostre 20 sterline e dopo aver attraversato la zona commerciale, scendiamo fino alla stalla degli asini dove ci sono ancora altri negozi, e poi giù per la strada fatta di sassi di mare che attraversa tutto il paese e scende a picco fino al porto.

A Clovelly
La visita al paese è decisamente anomala - sembra di essere un po' in un villaggio finto, tipo Truman Show - ma in realtà non lo è, anzi il paese ha una lunga storia, soprattutto nel suo rapporto con il mare e sembra avercelo anche adesso, se si considera il numero di barche e pescatori. Leggiamo poi che il paese fin da tempi antichi è proprietà privata di un'unica famiglia e che il biglietto di ingresso serve a garantirne la manutenzione e a preservarne l'aspetto originale, e forse è proprio questo che gli conferisce oggettivamente un’aria un po’ finta. Una volta al porto prendiamo una birra e delle patatine per goderci la luce del sole al tramonto sul porto, anche perché abbiamo deciso che per risalire useremo il servizio land rover che riporta i turisti al parcheggio. Peccato che, quando siamo pronte ad andare, scopriamo che il servizio è finito alle 16.30. Tocca tornare su a piedi, cosa che facciamo con la santa pazienza e con almeno due-tre soste lungo il percorso.

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Exmoor
Luoghi visitati: Exmoor, Dulverton, Tarr steps, Lynton e Lynmouth


Per la nostra ultima giornata piena di vacanza decidiamo di fare un driving tour nell’Exmoor, un’altra area naturale con una varietà di vegetazione e paesaggi.

La nostra prima destinazione è Dulverton, dove – quando ormai sta piovendo da un bel po’ - ci fermiamo per fare una passeggiata ed esplorare alcuni bei negozietti (ce ne sono diversi di antiquariato e libri).

La seconda tappa della giornata sono i Tarr steps, un ponte fatto con lastroni di pietra sovrapposti, a cui si arriva con una breve passeggiata dal parcheggio. Al ponte c'è una famigliola con due bambini che, sotto la pioggia battente e senza ombrelli, è con i piedi nell'acqua!

Lynmouth
Ripartiamo attraversando la brughiera fino a Lynmouth. Peccato che, oltre a diluviare, c'è una specie di nebbia/foschia che praticamente rende il paesaggio invisibile, oltre al fatto che vento e pioggia sono tali da impedire quasi di uscire dalla macchina. In questo giro, incontriamo un sacco di animali che invadono le strade della riserva, dalle classiche mucche e pecore ai più improbabili fagiani. Una volta a Lynmouth prendiamo la cliff railway, la più alta e ripida funicolare azionata esclusivamente ad acqua, che porta al paese gemello di Lynton.

Ripartiamo verso Dunster passando da Porlock Weir, e mentre facciamo un pezzo di strada a pagamento attraverso la foresta, un pezzo di ramo cade sul tettuccio della macchina facendoci spaventare moltissimo. Per fortuna senza conseguenze.

L'arcobaleno a Lynmouth
Passiamo per foreste, ancora brughiera, vediamo le spiagge e la costa, salendo e scendendo per le strade dell'Exmoor e infine arriviamo a Dunster dove il castello è chiuso e così quasi tutti i negozi. A questo punto ci dirigiamo verso casa, sapendo che, con il giro di oggi, alle contee già attraversate possiamo aggiungere pure il Somerset.

Peccato davvero per il clima di questo ultimo giorno di vacanza, piovoso e freddo, che non ci ha permesso di godere appieno del paesaggio, ma ci ha regalato un’immagine molto caratteristica della campagna inglese! S. esce dalla giornata avendo comprato guanti di montone, calze di alpaca, solette di pelo di pecora, scarpine di montone da bambini. Sarà stata influenzata dal clima? ;-)

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Per le strade della Cornovaglia
Considerazioni finali


Quando siamo partite tutti ci dicevano: ma che farete due settimane in quel pezzetto di Inghilterra così piccolo e dove c’è poco da vedere? Vi annoierete sicuramente!

In realtà, alla fine del nostro viaggio abbiamo fatto quasi 1600 miglia, ossia quasi 2500 chilometri. Non ci siamo affatto annoiate e anzi avremmo voluto sia più tempo di relax, sia più tempo per visitare cose cui abbiamo dovuto rinunciare o visitare in fretta.

Qualche riflessione sparsa sulla vacanza e sui luoghi visitati.

I colori della Cornovaglia
Fatta eccezione per le strade più grandi e le superstrade (qui in particolare la A38, la A30 e la A39 che corrono praticamente parallele attraversando tutta questa area), la maggior parte delle strade sono a due corsie molto strette o single track.

Le strade single track del sud ovest dell’Inghilterra sono più faticose di quelle scozzesi perché, a causa delle siepi altissime che affiancano le stradine, non si vede niente e le macchine ti spuntano davanti all'improvviso, senza che il guidatore sappia se c’è un passing place a portata di ruota.

Queste maledette siepi – le abbiamo davvero odiate – non solo rendono faticosa la guida, ma impediscono allo sguardo di spaziare sul paesaggio, cosicché per lunghi chilometri l’unica cosa che si vede mentre si guida è il piccolissimo pezzo di strada davanti a noi.

In contemplazione
In generale, le strade non sono concepite per chi voglia fermarsi a esplorare, ma solo per andare. Quindi, a parte gli stretti passing place, non ci sono piccoli slarghi o parcheggi dove poter sostare per un tempo breve e, lì dove ci sono spazi davanti agli accessi privati, abbondano cartelli “No parking” e “No turning”.

Va detto però che ci sono toilette pubbliche ovunque e, se ti scappa, avrai a portata di mano un bagno quasi sempre gratuito e pulito.

Restando sul fronte spostamenti e dintorni, una delle voci di spesa più importanti della vacanza sono i parcheggi, che possono costare da 2 sterline a 10 sterline per qualche ora (ovviamente talvolta anche per meno di un'ora). In realtà in alcuni casi, lì dove non ci sono sistemi di controllo, abbiamo la sensazione che siamo solo noi a pagare! Ma va bene se i soldi di questi parcheggi vengono spesi per preservare il territorio.

Ancora in contemplazione
Tutte le strade e stradine di campagna dove abbiamo fatto passeggiate a piedi sono affiancate da rovi con more. Alle prime le raccogli e le mangi; poi dopo un po’ lasci lì more bellissime e sicuramente buonissime.

Queste passeggiate sono state spesso accompagnate dal simbolo della ghianda, che è quello che identifica tutto il South West Coast Path, di cui orgogliosamente abbiamo percorso diversi pezzi.

Gli inglesi di questa zona sono stati accoglienti e gentili: per loro postura, nella conversazione è tutto “lovely” e “awesome”, e risulta oggettivamente un po’ falso, ma alla fine ci siamo abituati a usare anche noi questi aggettivi.

Mi pare giusto chiudere con William Blake
I cani sono abitanti al pari degli umani in questa zona dell’Inghilterra. Ce ne sono ovunque e di tutti i tipi. E, visto che gli inglesi sono fissati col gelato (si vende e si mangia dappertutto), non poteva mancare il gelato per i cani.

Andando appunto al cibo, la cucina inglese ci è risultata piuttosto pesante, un po' ripetitiva (quella da pub) e in generale un po' troppo condita e pasticciata, anche quella di livello un po' più alto.

Sul fronte del bere, mi ha colpito vedere in moltissimi locali birra Moretti, Poretti o addirittura Nastro Azzurro alla spina o in bottiglia, birra che per noi non è di qualità, e che evidentemente a loro risulta esotica. Cosa che è un peccato perché la birra è il fiore all’occhiello di questi luoghi e per me la loro bitter spillata a pompa è davvero eccezionale.

Comunque luoghi e vacanza consigliatissimi!!  

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Per una selezione più ampia di foto del viaggio nel sud Ovest dell'Inghilterra si veda qui (1: mood, places and atmosphere) e qui (2: people) sul mio profilo Behance.

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