mercoledì 13 settembre 2023

Estate / Ali Smith

Estate / Ali Smith; trad. di Federica Aceto. Roma: Edizioni SUR, 2021.

Ed eccomi di nuovo alla tetralogia dedicata da Ali Smith alle stagioni. Dopo aver letto Autunno e Primavera affronto - nella mia estate 2023 - appunto Estate. Non ho ben capito se sto leggendo i libri nell'ordine giusto, o in ordine sparso, ma poco male visto che ciascun romanzo è autoconcluso e si può certamente leggere indipendentemente dagli altri, anche se ci sono degli elementi che li attraversano trasversalmente.

Come per altri volumi della serie, anche in questo caso la narrazione è articolata in tre parti: la prima parte è fondamentalmente dedicata alla famiglia Greenlaw, in particolare alla madre Grace, separata dal marito il quale vive nella casa a fianco con la nuova compagna Ashley, la figlia sedicenne Sacha, ambientalista convinta e sensibile ai temi sociali, e il figlio tredicenne Robert, un piccolo genio che non si sa se convintamente o provocatoriamente si fa portavoce della retorica nazionalista e razzista propria del governo nazionale.

I Greenlaw incontreranno poi la coppia formata da Charlotte e Art, creatori di contenuti per il web, e per loro tramite entreranno in contatto con l'ultracentenario Daniel e la sua assistente Elizabeth, personaggi già presenti nel romanzo Autunno.

Nel procedere della narrazione, com'è tipico della Smith, si parla del presente - la pandemia, la Brexit, le uscite di Boris Johnson, le derive contemporanee in tema di migranti e non solo, l'assurdità dei meccanismi dei social - ma anche del passato, nello specifico di vicende (l'internamento degli stranieri in Gran Bretagna allo scoppio della seconda guerra mondiale), di personaggi (l'artista e regista Lorenza Mazzetti), di opere (il Racconto d'inverno di Shakespeare), di storie personali (in particolare quella di Einstein).

Ne viene fuori un racconto affascinante che - nonostante confermi quello stile narrativo della Smith che non sempre apprezzo per il suo essere in parte involuto - risulta molto più disteso e coinvolgente per il lettore, o almeno questo è quanto ho percepito io.

Leggere i romanzi di Ali Smith - che piacciano molto, come è stato per me in questo caso, o meno, come è stato per me con altri suoi lavori - è sempre un'esperienza interessante, perché da un lato ci fa riflettere mettendoci sotto gli occhi alcuni orrori e insensatezze della contemporaneità, dall'altro ci fa conoscere vicende e personaggi poco noti, capaci di suscitare la nostra curiosità.

Lo stile - come sempre - alterna prosaicità ed elegia, e tra questi due poli oscillano anche i personaggi, che in questo caso, forse ancor più che in altri, sono sfaccettati, complessi e multidimensionali.

Non posso che concludere questa recensione con una citazione relativa all'estate che mi è piaciuta molto e che vale la pena di condividere: 

"Ma è l'estate che è così. L'estate è camminare lungo una strada proprio come questa, verso il buio e verso la luce allo stesso tempo. Perché l'estate non è soltanto un racconto allegro. Perché non può esistere nessun racconto allegro senza l'oscurità.
E in effetti, a dirla tutta, l'estate non è altro che un finale immaginato. Ci dirigiamo istintivamente verso questo finale come se ci fosse un senso. Per tutto l'anno la cerchiamo, la aspettiamo, ci muoviamo verso di lei come fosse un orizzonte che contiene la promessa di un tramonto. Siamo costantemente alla ricerca della foglia che si apre, del calore che si apre, della promessa che presto, un giorno, potremo distenderci e lasciare che l'estate faccia di noi quel che vuole; un giorno non lontano il mondo ci tratterà bene. Come se davvero fosse possibile un finale più benevolo, anzi, non solo come se fosse possibile, ma come se fosse addirittura assicurato, come se esistesse un'armonia naturale che prima o poi si spanderà ai tuoi piedi, che si srotolerà come un paesaggio baciato dal sole che è lì solo per te. Come se il senso del tempo che ti è dato di trascorrere sulla terra stesse tutto nello stiracchiare felicemente ogni muscolo del tuo corpo sull'erba calda, con un lungo stelo di quell'erba in bocca.
Senza pensieri.
Che pensieri che le vengono.
L'estate.
Il Racconto d'estate.
Non esiste un'opera con questo titolo, Grace.
Non ci cascare.
La più breve ed elusiva di tutte le stagioni, quella che rifugge da ogni responsabilità - perché l'estate fugge e non ce ne sta in mano nulla, se non pezzetti, frammenti, momenti, lampi di memoria delle cosiddette, o immaginarie, estati perfette, quelle estati che non sono mai esistite. [...]
E così ne piangiamo la morte mentre la stiamo ancora vivendo. [...]
Sono nel cuore dell'estate eppure non riesco a toccarne il cuore
."

Voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!