Primavera / Ali Smith; trad. di Federica Aceto. Roma: Edizioni SUR, 2020.
Della tetralogia dedicata da Ali Smith alle stagioni avevo letto a suo tempo Autunno, che mi era moderatamente piaciuto: ero dunque alquanto indecisa se andare avanti nella lettura degli altri titoli.
Poi ho acquistato più o meno per caso Primavera e in un paio di giorni per me non facili, caratterizzati da lunghe ore di attesa, mi sono tuffata nella lettura di questo romanzo.
Al terzo libro della Smith che leggo (avevo letto anche Voci di dentro) penso di poter dire con ragionevole certezza che c'è qualcosa nel suo stile che mi crea una distanza: credo sia la voluta oscurità di certi passaggi narrativi e alcuni elementi che sfuggono a una spiegazione del tutto razionale o che comunque non vengono chiariti sul piano narrativo. Nonostante questo, apprezzo l'originalità della scrittura della Smith e accade anche che a tratti io ne sia conquistata.
Anche in questo caso, come per gli altri titoli della tetralogia, quella della Smith è una riflessione sul presente nel quale viviamo, in particolare sulle derive che lo caratterizzano.
Il romanzo si articola in tre parti: nella prima si racconta la storia di un'amicizia, anzi meglio di un'affinità elettiva, quella tra Richard, un regista dalla lunga carriera, e Patty, una sceneggiatrice dalle grandi risorse; la seconda è la storia di Brittany, una sorvegliante di un centro di detenzione per immigrati, e del suo incontro con Florence, una bambina dodicenne dotata di strani poteri di persuasione; nella terza parte infine questi due percorsi narrativi fatalmente si intrecciano, innescando una serie di eventi inaspettati.
I temi sono quelli cari alla Smith: la semplificazione e la spettacolarizzazione che caratterizzano il nostro tempo e di cui fanno le spese l'approfondimento e l'aderenza alla realtà, il nazionalismo e l'onnipresente razzismo, l'aggressività dei social, le disuguaglianze di genere e molti altri mali della nostra società, o forse dell'umanità in quanto tale.
Per quanto mi riguarda, ho amato molto la prima parte. Il personaggio di Patty mi ha suscitato un sincero moto di empatia e il rapporto di amicizia/amore/stima tra lei e Richard è oltremodo vivido e commovente, così come l'atteggiamento tra il realistico e l'ironico con cui Patty affronta la prospettiva della morte.
La lettura di questa prima parte dal mio punto di vista vale l'intero libro, il che probabilmente vuole anche dire che la scrittura di Ali Smith mi appassiona di più quando si rivolge all'aspetto intimo dei personaggi e all'introspezione piuttosto che quando diventa più esplicita la sua presa di posizione politico-ideologica rispetto alla contemporaneità.
Ciò detto ho già deciso che proseguirò nella lettura della tetralogia ;-)
Voto: 3,5/5
mercoledì 25 maggio 2022
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