martedì 3 maggio 2022

Klara e il Sole / Kazuo Ishiguro

Klara e il Sole / Kazuo Ishiguro; trad. di Susanna Basso. Torino: Einaudi, 2021.

Come è stato scritto da più parti, con il suo ultimo romanzo, Klara e il Sole, Kazuo Ishiguro torna alle atmosfere di Non lasciarmi che lo hanno portato alla ribalta internazionale.

Siamo sempre in un mondo che in buona parte è simile a quello in cui viviamo, ma che a poco a poco rivela delle caratteristiche che lo collocano temporalmente in un futuro più o meno prossimo che fa virare la narrazione nella direzione della distopia, pur senza darlo pienamente a vedere e senza esserlo totalmente. Personalmente ritengo che questa sia la vera forza della narrazione di Ishiguro, ossia la capacità di instillare un non meglio definito senso di inquietudine che convive con momenti di assoluta normalità e dolcezza e che non trova un pieno scioglimento narrativo. Perché Ishiguro non ama spiegare tutto, né raccontare tutto quello che è necessario per capire, bensì lascia alla intuizione e alla fantasia del lettore il compito di riempire i buchi informativi o di non riempirli se non ne sente la necessità.

In questa storia la protagonista è Klara, un modello piuttosto evoluto (anche se non il più recente realizzato) di AA (Amico Artificiale), che vive - insieme a un certo numero di suoi simili - in un negozio cittadino dove attende che un adolescente la scelga e la porti via con sé. Gli AA - che sono alimentati dall'energia del sole - non sono tutti uguali, e Klara in particolare si distingue dagli altri per una grande capacità di osservazione e una spiccata sensibilità, che la direttrice del negozio non manca mai di sottolineare quando entra un nuovo cliente.

A scegliere Klara sarà Josie, una ragazzina che vive con la madre e la domestica Melania in una grande casa nel verde e che ha una salute precaria e fragile, oltre a condividere con gli altri suoi coetanei una incapacità di instaurare relazioni e una tendenza alla solitudine.

L'unico vero amico di Josie è Rick, che vive in una casa non lontana, anche lui insieme a una madre bizzarra ed emarginata. Scopriremo più avanti che nel mondo di Rick e Josie i bambini vengono potenziati geneticamente nei primi anni di vita, ma non tutti i genitori accettano di farlo in quanto si tratta di un intervento non senza rischi. Rick non è stato potenziato e questo rende il suo futuro molto incerto e le sue possibilità più limitate, sebbene anche il futuro di Josie è messo a rischio dalla sua salute precaria.

È proprio in questo contesto così delicato che Klara gioca un ruolo fondamentale, che andrà ben al di là di quello che ci si aspetterebbe da una macchina, per quanto evoluta.

Non è giusto rivelare di più della trama di Klara e il Sole, che in parte si sviluppa come un thriller e dunque merita di non veder rovinata la sorpresa della scoperta.

Ma - al di là dell'intreccio e dei nodi della narrazione - quello che colpisce e conta di più è la sottesa riflessione su cosa ci differenzia dalle macchine e ci rende umani, su quanto in là si possa spingere l'intelligenza artificiale nel riprodurre le caratteristiche degli esseri umani e se rimarrà davvero qualcosa di non riproducibile. Senza dubbio l'essere umano ha una storica, se non innata propensione a considerarsi speciale e a collocarsi al centro dell'universo, in una posizione di netta superiorità rispetto agli altri esseri viventi. Vero è però che nel caso delle intelligenze artificiali parliamo di un prodotto realizzato dall'umanità stessa che, per la sua stessa ambizione, vuole spingersi sempre oltre fino al limite impensabile di riprodurre sé stessa.

Nel romanzo di Ishiguro si ha a tratti la sensazione che il personaggio più "umano" di tutti sia proprio Klara, che - pur nella sua ingenuità - sembra l'unica non concentrata su sé stessa e disposta al sacrificio personale per il bene di Josie.

Forse la domanda vera che lo scrittore inglese ci sta ponendo non è se i robot diventeranno veramente umani, ma se siamo noi umani che ci stiamo disumanizzando.

Voto: 3,5/5

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