venerdì 9 settembre 2022

Tra mare, case-torri e montagne: la Grecia del Mani (con breve tappa ateniese) (Prima parte)

Mani: il paesino semidisabitato di Krioneri
Dopo sette anni di assenza (l’ultimo viaggio era stato nel 2015 alle isole Fourni), torno finalmente in Grecia, un paese a cui sono molto legata perché ci ho trascorso molte vacanze belle e molte giornate spensierate. Con S. da mesi cercavamo una destinazione che fosse adatta a noi, ossia ci consentisse di trovare un po’ di tranquillità e di mare bello in pieno agosto, tra l’altro un agosto un po’ particolare in cui, dopo due anni di pandemia, tutti avevano un gran desiderio di viaggi e vacanze.

Avevamo considerato varie isole, ma alla fine S. era venuta fuori con una proposta continentale, ma non troppo, la penisola del Mani, il “dito medio” del Peloponneso. Ce ne avevano parlato in maniera non troppo entusiastica anni fa degli amici, ma leggendo qua e là nei blog dei viaggiatori e sulle guide di viaggio ci siamo convinte che il Mani era proprio quello che stavamo cercando.

Il paesino di Itilo
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Aspetti organizzativi

La nostra vacanza è durata 9 giorni (viaggio A/R compreso) e il tutto si è svolto la settimana prima di ferragosto. Abbiamo volato con ITA airways da Roma Fiumicino ad Atene (morendo di freddo all’andata per l’aria condizionata troppo alta su un aereo enorme che portava centinaia di turisti in vacanza). 

Ad Atene ci siamo fermate una notte (alloggiando a Marble House, un hotel molto spartano senza colazione, che però è in una posizione comodissima sia rispetto alla metropolitana che rispetto all’Acropoli che era l’obiettivo della nostra permanenza in città). 

Il paesino di Limeni
Dopo 24 ore trascorse ad Atene, siamo tornate in aeroporto a ritirare l’automobile (una Fiat 500 con Goldcar, macchina discreta, esperienza discreta) e siamo andate nel Mani (calcolate circa 3 ore e mezza di viaggio per arrivare nella parte nord della penisola). 

Nel Mani abbiamo alla fine scelto di alloggiare sempre nello stesso posto, perché ci è sembrato che le distanze fossero gestibili in macchina e perché ritenevamo più rilassante dopo alcuni viaggi itineranti poter disfare le valigie in una casa e non doverle rifare fino all’ultimo giorno. 
Areopoli, il capoluogo del Mani
Abbiamo alloggiato in una casa di pietra nel villaggio di Krioneri, un posto piccolissimo (dove avremo visto in tutto una ventina di persona aggirarsi e dove non c’è praticamente alcun tipo di servizio). 

La casa di Katerina ed Eleni (madre e figlia) si è rivelata molto bella e funzionale (camera, cucina e bagno, nonché un grande giardino e una terrazza con vista sulle montagne da cui abbiamo guardato la luna sorgere diversi giorni di seguito). Per noi si è trattato di una sistemazione perfetta, il posto di pace che cercavamo, lontane dalla “pazza folla” con cui abbiamo a che fare durante tutto l’anno, ma è chiaro che dipende da quello che si cerca. 

In macchina da Krioneri in 5-10 minuti si arriva al paese di Itilo (dove c’è una taverna che abbiamo apprezzato molto) nonché alla baia sottostante, quella dove si affacciano Karavostasi, Neo Itilio e la più turistica Limeni. In 20 minuti si arriva ad Areopoli, il centro più grande del Mani, dove ci sono praticamente tutti i servizi, ma che per noi risultava fin troppo caotico e affollato (pur essendo di fatto un paesino).

Sull'Acropoli di Atene
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Atene e l’Acropoli

Ad Atene – come detto – la nostra meta è l’Acropoli ma visto che abbiamo una serata e una mezza giornata approfittiamo anche per provare alcuni dei posti dove mangiare che ci ha consigliato la nostra amica A.

La prima sera mangiamo da Annie Fine Cooking, un posto piccolo e molto bello (raggiungibile a piedi dal nostro albergo) dove c’è una chef molto giovane che fa cucina greca rivisitata, strizzando un po’ l’occhio a un gusto globalizzato. I prezzi sono quelli di un posto figo di una capitale europea (quindi non greci per come noi li immaginiamo), ma alla fine l’esperienza per noi è molto interessante e usciamo molto soddisfatte. Per il pranzo del giorno dopo alcuni dei posti suggeriti da A. sono chiusi e quindi ci fermiamo in un caffè che lei ci ha consigliato, il Dope roasting posto, che potremmo definire piuttosto hipster, dove prendiamo due bagel molto buoni e il nostro primo “freddo caffè” della vacanza.

Museo dell'Acropoli
Per chi non lo sapesse il “freddo caffè” e il “freddo cappuccino” sono un’istituzione per i greci che infatti hanno spesso in mano bicchieri di plastica con cui se li portano in giro. Di fatto si tratta di un espresso zuccherato (o no, lo si può richiedere) che viene frullato con un po’ di ghiaccio e versato in un bicchiere con ghiaccio. Si forma così una specie di schiuma che man mano va spostandosi verso l’alto per scoprire il nero del caffè sottostante. Se si chiede un “freddo cappuccino” allora sul caffè preparato come descritto viene versato del latte montato. Da non confondere con frappè o frappuccino, che sono tutta un’altra cosa e spesso vengono preparati con il nescafè. Noi di freddi caffè e cappuccini ne abbiamo bevuti tanti, e anche S. è diventata una grande appassionata. A questo punto tocca trovare la giusta “ricetta” per farlo a casa.

Acropoli di Atene
Chiusa la parentesi mangereccia, veniamo alle cose serie, ossia la nostra visita dell’Acropoli e del relativo museo. I biglietti per l’Acropoli li avevo fatti online sul sito del Ministero della cultura greco e avevo fatto bene, perché pur arrivando all’ingresso non più tardi delle 9 di mattina (come tutti i siti consigliano) troviamo una folla spaventosa che sta facendo i biglietti o entrando (la sera prima in realtà abbiamo già fatto un giro molto suggestivo in notturna sul viale che gira intorno all’Acropoli e nella zona sottostante, che ci consente di apprezzarla illuminati da diversi scorci).

Il Partenone
Il giro dell’area archeologica non comprende solo la sommità della collina ma anche tutti i resti che sono stati portati alla luce lungo i suoi fianchi. Noi facciamo il giro completo, in una situazione che è vivibile fino a quando non giungiamo ai propilei e dunque all’ingresso dell’acropoli vera e propria, che sembra la metro A di Roma alla fermata di Termini in un orario di punta. C’è gente in una quantità spaventosa e devo dire che lì per lì ne sono sopraffatta. Poi però superati i propilei quando arriviamo sulla spianata in alto dove ci sono il Partenone e l’Eretteo con la copia delle cariatidi, nonostante la gente sia tanta, ci godiamo comunque la visita e la vista, anche con l’intermezzo del gatto che si aggira tra le rovine, totalmente a suo agio.
L'Acropoli vista dal museo
Uscendo dall’area archeologica andiamo al Museo dell’Acropoli di cui non abbiamo il biglietto, ma c’è poca fila. Il museo è una costruzione recente e molto bella (è stata inaugurata nel …) e all’interno è molto ben allestito e ricchissimo di pezzi di grande interesse, tra cui le vere cariatidi e parte del fregio del Partenone (che è esposto all’ultimo piano in una organizzazione che simula la situazione originale), almeno per le parti che non sono finite al British Museum di Londra.

Lasciando Atene non posso non accennare alla mia rovinosa caduta da un tappeto mobile in aeroporto mentre andiamo a ritirare la macchina. Non mi accorgo che il tappeto sta finendo e cado su un fianco per fortuna facendomi solo dei lividi (che mi porterò dietro durante la vacanza), con gran spavento di S.

La costa est del Mani
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Il Mani

Qualunque guida o racconto di viaggio leggiate sul Mani vi parlerà del libro omonimo di Patrick Leigh Fermor, lo scrittore e viaggiatore inglese che si innamorò di questa terra al punto di decidere di stabilirsi qui a vivere, in una casa che ancora oggi è visitabile (anche se noi non lo abbiamo visitata). Anche noi ovviamente abbiamo comprato il libro (pubblicato da Adelphi), ma dopo la lettura di poche pagine lo abbiamo trovato un pochetto noioso e abbiamo deciso di abbandonarlo. Non ce ne vogliate!

Vathià
Quello che intanto posso dirvi è che il Mani – come del resto altre parti della Grecia – è un territorio parecchio aspro, in cui le montagne, prevalentemente brulle o coperte di una bassa macchia mediterranea da cui arrivano profumi indescrivibili, convivono con baie più o meno nascoste in cui si aprono spiagge molto belle (prevalentemente di sassi) e con piccoli e piccolissimi paesi (che nella parte più centrale e a sud della penisola) sono fatti prevalentemente di case-torri, la costruzione tipica della regione, testimonianza di un passato molto bellicoso che ha visto i manioti (che si considerano discendenti degli antichi spartani, anche se oggi Sparta è una cittadina davvero orribile) farsi la guerra tra di loro per lunghissimi periodi.

Capo Tenaros
Un suggerimento che per noi è stato molto utile: vi capiterà spesso in questa regione di essere importunati dalle vespe che non vi lasceranno mangiare in pace. Abbiamo scoperto qui che il rimedio che tiene lontano le vespe è un piccolo contenitore di alluminio (per esempio il fondo di una lattina) riempito di polvere di caffè che brucia molto lentamente dopo aver dato fuoco con l’accendino.

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Mangiare nel Mani

Restando sul fronte diciamo così “pratico-organizzativo”, voglio spendere qualche parola sul cibo nel Mani e sui posti dove abbiamo mangiato. Come sa chi ha viaggiato parecchio in Grecia per turismo, l’offerta della cucina greca tende ad essere piuttosto standardizzata rispetto alla varietà dei piatti (al massimo ci sono delle varianti regionali), però la qualità degli stessi piatti può cambiare molto da luogo a luogo.
Per quanto ci riguarda abbiamo sperimentato due taverne di pesce, Faros a Karavostasi e Black pirate a Neo Itilo. La prima può contare su una location davvero molto suggestiva, su un fianco della baia, però devo dire che il cibo ci ha lasciate parecchio indifferenti (a tratti scontente). Da Black Pirate abbiamo mangiato in modo comunque piuttosto tradizionale, ma decisamente meglio per qualità (non a caso qui c’erano molti più greci che nell’altro posto). Solo il polpo con aceto ci ha deluse parecchio.

La taverna dove abbiamo mangiato meglio e che abbiamo amato di più (e dove infatti siamo tornate una seconda volta) è Petrino, nel paesino di Itilo, su per la collina. Qui non esiste menu scritto e il proprietario non dice una parola di inglese. Io capisco un po’ i nomi dei piatti, ma praticamente la prima volta decide lui cosa farci mangiare. Arrivano tzatziki, patate fritte, insalata greca, saganaki (formaggio in padella), e sei souvlaki. Mangiamo tanto e bene con conto leggero (35 euro). La seconda volta che torniamo a malapena troviamo posto a sedere e questa volta riusciamo anche a scegliere cosa mangiare, sebbene i gemistà (verdure ripiene di riso) che avremmo voluto e che avevamo visto la volta precedente non siano purtroppo disponibili.

La luna sorge sulle montagne del Mani
Altre cose in ordine sparso: ottimi entrambi i panifici di Areopoli, quello all’ingresso del paese fa una spanakopita davvero molto buona, mentre quello più avanti, di fronte al supermercato, fa dei taralloni salati con i semi buonissimi e anche dei dolci al miele di grande soddisfazione.

Mangiamo anche un’ottima insalata maniota e un freddo cappuccino al chiosco sulla spiaggia di Foneas.

Sembrano molto interessanti la taverna sulla spiaggia di Skoutari e quella a Capo Tenaros, ma in entrambi i casi noi ci arriviamo che abbiamo già mangiato e ci limitiamo a prendere solo dei “freddi cappuccini”.

Compriamo poi del trachanas, una specie di fregola (che però leggiamo contiene anche yoghurt), e per un paio di sere prepariamo a casa una specie di zuppa con pomodori, feta e menta che in entrambi i casi viene molto buona e apprezziamo molto.

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Leggi qui la seconda parte del racconto.

Per una selezione più ampia di foto si veda qui e qui sul mio profilo Behance.

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