lunedì 18 settembre 2023

Io capitano

Matteo Garrone ha la capacità di fare film tutti molto diversi l'uno dall'altro, mantenendo però una poetica coerente e riconoscibile. Basta guardare la sua filmografia, anche solo quella più recente (Reality, Il racconto dei racconti, Dogman, Pinocchio), per rendersene conto.

Con Io capitano Garrone si misura con qualcosa di più grande di lui e forse di tutti noi: il viaggio di due ragazzi senegalesi da Dakar all'Europa dei loro sogni. Si tratta di Seydou (il bravissimo Seydou Sarr) e Moussa (Moustapha Farr), cugini sedicenni che da mesi lavorano di nascosto dalle rispettive madri per mettere da parte i soldi per partire verso l'Europa, con l'idea di realizzare il sogno di diventare cantanti e firmare gli autografi ai bianchi (della bellissima e non scontata colonna sonora diverse canzoni sono cantate proprio dai protagonisti). E così i due escono dal Senegal e attraverso il Mali e il Niger arrivano in Libia, vivendo situazioni terribili che li separeranno per poi farli ricontrare a Tripoli prima di imbarcarsi per l'Italia.

Garrone sa di avere a che fare con una materia incandescente e difficilissima, che facilmente gli può esplodere tra le mani, così sceglie la strada del romanzo di formazione e di avventura (Seydou è inizialmente un ragazzo timido e insicuro, e non è del tutto convinto di partire, ma alla fine saprà farsi carico dell'amico ferito e della responsabilità di guidare il barchino carico di migranti verso l'Italia). Quello di Garrone è un romanzo di formazione che affonda le sue radici nella letteratura epica e popolare - dall'Odissea allo stesso Pinocchio oggetto del suo precedente film - e in quanto viaggio letterario può concedersi scelte visive e narrative che guardano appunto alla letteratura oltre - e prima ancora - che alla realtà.

Quello che voglio dire è che Io capitano non è un documentario e non vuole essere guardato come tale, pur essendo basato sui racconti di chi quel viaggio l'ha fatto veramente (Kouassi Pli Adama Mamadou, Arnaud Zohin, Amara Fofana, Brhane Tareke e Siaka Doumbia) e pur proponendo alcuni passaggi particolarmente realistici e crudi (penso all'incontro con i predoni nel deserto del Niger, o alle sequenze nelle carceri libiche).

Il regista però non vuole capitalizzare solo sulla sofferenza e sulle emozioni forti, e per questo utilizza il filtro letterario per permetterci di osservare e partecipare in modo non scontato e forse anche più razionale. Quelli che sono dunque citati da alcuni come difetti del film, in particolare la rappresentazione un po' stereotipata del Senegal e della vita da cui i due ragazzi provengono, l'ingenuità che caratterizza loro e molti di quelli che fanno il viaggio con loro, l'estetizzazione delle immagini (la fotografia di Paolo Carnera è davvero strepitosa), la semplificazione di alcuni passaggi, le sequenze oniriche, sono secondo me scelte deliberate e perfettamente coerenti con lo stile letterario e non propriamente documentaristico di questo film. E - sempre a mio avviso - funzionano benissimo e raggiungono perfettamente il loro scopo, cioè quello di farci empatizzare con il giovane Seydou e di farci comprendere i suoi stati d'animo, trasformando il protagonista in un vero e proprio "eroe letterario", ma anche aiutandoci a visualizzare ciò che accade prima di quella barca alla deriva nel Mediterraneo. Certo, se Garrone avesse scelto la via del documentario probabilmente avremmo assistito a una vicenda molto più traumatizzante e tragica, ma il regista decide di coltivare la speranza e inseguire il sogno di Seydou; a conferma di questo e a merito ulteriore del film, il protagonista non parte perché costretto a scappare da casa sua, non è poverissimo, non deve fare i conti con la guerra, però nondimeno ha diritto come tutti a inseguire altrove un miglioramento delle sue condizioni e una vita diversa da quella che lo attende.

Il lieto fine è come quello delle fiabe, in cui la storia finisce quando il protagonista ha superato lo scoglio narrativo che il suo creatore ha scelto, ma della vita che lo aspetta e delle ulteriori e inevitabili sofferenze future non sappiamo nulla. Solo che in questo caso quello che attende Seydou e Moussa, una volta arrivati vivi in Italia dopo mille sofferenze e peripezie, è sotto i nostri occhi e nelle nostre orecchie praticamente tutti i giorni, e non è certo una strada in discesa.

Voto: 3,5/5


13 commenti:

  1. Commentare questo film mi è particolarmente difficile come credo lo sia 'recensirlo ', parlarne, presentarlo (lo hai fatto benissimo tra l'altro). Tutti conosciamo l'argomento, tutti immaginiamo quello che potrebbe essere il travaglio di un viaggio che personalmente non avrei mai il coraggio di fare, se una volta rischiavi 'solo' di affogare, oggi sulla tua pelle ci speculano tutti e quello che abbiamo visto è già fin troppo terribile. Appunto, noi sappiamo, conosciamo la realtà, ma vederla e vivere questa storia è come provate l'orrore sulla tua pelle. Ho davvero idea che Garrone ha sentito particolarmente questa realtà tanto da volerla fissare su immagine spesso in modo così leggero e poetico da incantare. Sono sincera mi sono davvero commossa tanto quanto mi ha commossa il bravissimo Seydou quando a Venezia ha ritirato il premio meritatissimo.

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    1. Grazie del tuo commento, equilibrato, sincero e commosso. Spiace invece vedere e leggere continuamente polemiche su tutto.

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  2. A volte si preferisce girare la testa dall'altra parte perché alla realtà si preferisce contrapporre la filosofia da quattro soldi e argomentazioni da fuffa. La realtà è ben diversa e se non se ne parla seriamente sarà il problema stesso a sovrastarci. La Terra è di tutti e non ci rendiamo conto che è solo per pura casualità che siamo nati 'dall'altra parte ' ed essere bianchi è un caso, essere così crudeli ci dovrebbe far riflettere.

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    1. Purtroppo ci sono critiche anche da chi è sensibile a questi temi e dice che Garrone è stato paternalista e stereotipato. Ormai praticamente come ho scritto su Oppenheimer il fenomeno del tutto e contrario di tutto impazza

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  3. Guarda, quando scrivi di quello che per altri potrebbero essere dei difetti, mi trovi perfettamente d'accordo. Mastichiamo cinema da anni e le semplificazioni siamo in grado di riconoscerle così come una certa ingenuità nel racconto, non abbiamo bisogno di essere critici o studiosi della settima arte, pertanto come te, credo, ho apprezzato ciò che ho visto, la storia che mi è stata raccontata. La storia poteva essere didascalica, si presta certo a una qualche retorica, io non ho né i parametri e neanche l'arroganza per poter dire che Garrone poteva fare un film diverso "un po' più così e meno cosa'
    Avevamo bisogno di un ennesimo film sui migranti? Pensiamo forse che un regista scriva una storia e s'mbarchi in un' impresa simile per fare proseliti, vincere premi? Forse sono ingenua io o forse troppo romantica ma un film così, che tira in ballo addirittura l'Italia lo fa una persona che crede fermamente in quello che ci sta mostrando, vuole smuovere le coscienze (povero lui).... pertanto non giudico il film e la sua semplicità, ma quello che ho visto mi ha toccato. Il discorso sensibilità, etica, va oltre e riguarda la persona, il nostro modo di pensare...forse lui non ha diritto di esprimerlo? Ha fatto vedere poco? Non meritava il Leone d' Agento ? A Nolan hanno rimproverato di non avere fatto vedere abbastanza, è tutto un modo di discutere che non so dove vada a parare.

    Ricordo quando uscì 'Cafarnao', le critiche furono le stesse, un film per vincere facile, non lo so, non riesco a ragionare in questi termini e non sono sempre lì a pensare che un regista sia sempre in malafede, tra l'altro non sono una fan di Garrone, questo è il suo terzo film che vedo ma credo che quando un film ci racconta la nostra realtà dovremmo guardarlo con occhi diversi.

    Scusa per il pippone 😏

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    1. Figurati! Mi fa piacere... cmq per la serie "tutti allenatori quando gioca la nazionale" "tutti scienziati quando c'è il covid" ecc. E mi hai fatto ricordare Cafarnao che a me era piaciuto!!

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  4. Sono contenta, Cafarnao a mio modesto parere è un'altra piccola chicca.
    Non sappiamo niente e pensiamo di sapere tutto, di entrare nella testa di altri e di criticarne gli intenti, io resto sempre basita in tal senso. Poi certamente un film che viene presentato a un concorso deve essere valutato in modo obiettivo, ma resto dell'idea che sui social spesso si scriva per muovere le mani non per vera passione, per andare contro e/o per far scattare risse. Pensare che è così bello parlare di cinema, e ogni critica potrebbe essere sensata se esposta nel modo giusto.....comunque a Venezia ho visto un Garrone davvero coinvolto e sono contenta per lui, viva il cinema !
    (Dico a Venezia ma ho seguito le premiazioni su Youtube, non c'ero, troppo complicato esserci)

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    1. Anche io coltivo il desiderio di andare di persona a Venezia prima o poi, ma devo dire che il festival si svolge per me in un periodo in cui è difficile organizzarsi... chissà!

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  5. Ci sono film che travalicano la critica e l'aspetto stilistico in quanto tale, poichè il messaggio è più importante del contenuto in questi casi. Io mi sono emozionato e ho provato dolore e rabbia vedendo il film, per me conta quello... credo che "Io Capitano" sia il meno "garroniano" dei film di Garrone, il suo talento visivo ed estetizzante si limita a un paio di scene, per il resto è un racconto epico e convenzionale insieme, volutamente semplice per far passare i concetti che racconta. Nel cinema con cui collaboro abbiamo avuto la fortuna di avere come ospiti sia il regista che gli attori, ne è venuta fuori una serata notevole, toccante. E questo secondo me è il miglior giudizio per un film come questo.

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    1. Che belle cose che organizzi! <3

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    2. Non da solo, ovviamente. Siamo un gruppo di persone, volontarie, che per passione organizziamo nel mio piccolo paese corsi di cinema, visioni a tema, riproposizioni di grandi cult e incontri con gli autori... è l' unico modo possibile per invogliare la gente ad alzarsi dal divano e uscire di casa. Ormai il pubblico per andare al cinema vuole l'evento: che può essere o un filmone superatteso (come Barbie e Oppenheimer) oppure un qualcosa, anche piccolo, che non sia il filmetto puro e semplice buttato li. Per ora sta andando bene... speriamo anche in futuro!

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    3. Eh... è proprio come dici tu! Sono contenta che la vostra iniziativa stia funzionando. Vi faccio tanti auguri e in bocca al lupo per il futuro! <3

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