Dopo aver visto Regina Madre al Piccolo Eliseo, cercando in rete notizie sull'inteprete Imma Villa e sul regista Carlo Cerciello, io e F. ci eravamo imbattute in un altro spettacolo che riproponeva la medesima coppia di regia e protagonista. Si trattava appunto di Scannasurice. Da quel momento avevamo cominciato a cercarlo nelle programmazioni romane fino a quando non lo abbiamo individuato nel calendario del Teatro Vascello a marzo 2020.
Abbiamo preso subito il biglietto ma poi è successo quel che è successo (e che ancora sta succedendo) e tutto è saltato.
In questa breve finestra temporale in cui i teatri avevano iniziato a riavviare la programmazione (prima del nuovo DPCM che li ha nuovamente obbligati alla chiusura) Scannasurice è ricomparso al Vascello e sono riuscita a vederlo nell'ultima settimana prima delle chiusure.
Scannasurice appartiene a quel momento d'oro del teatro napoletano che sono stati gli anni Ottanta (è infatti un testo del 1982) ed è opera di Enzo Moscato, un drammaturgo vivente che proprio negli anni Ottanta andò a popolare la vivace scena teatrale napoletana.
Protagonista di questo monologo è un travestito che abita nei bassifondi dei quartieri spagnoli, popolati di topi, e vive prostituendosi. A questo personaggio Enzo Moscato regala un monologo che alterna trivialità e lirismo, concretezza e magia, e che la straordinaria Imma Villa interpreta con grande maestria, non solo attraverso le parole, ma con una fisicità perfettamente coerente.
Verso il suo personaggio lo spettatore prova a seconda dei momenti ribrezzo, compassione, affetto, partecipazione.
Scannasurice racconta lo stato di paura e di incertezza determinato da un terremoto reale, quello di Napoli del 1980, ma anche da un terremoto interiore che di fronte alla ricerca di un'identità e di una via di uscita vede il protagonista soccombere a un destino che sembra già scritto.
Voto: 3,5/5
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