Quattro amici si ritrovano intorno a un tavolo, in una specie di scantinato, per studiare il copione di una pièce teatrale sulle Brigate rosse che ha scritto uno di loro, Saverio (Rosario Lisma, qui anche in veste di regista e autore del testo). I quattro non sono più giovanissimi (hanno tutti oltre i quarant'anni) e, pur avendo una grande passione per il teatro, attendono ormai da troppo tempo una svolta che li porti alla ribalta e che trasformi il teatro in un lavoro vero. Nel frattempo, devono fare i conti con i problemi quotidiani e con la necessità di sbarcare il lunario, che li costringe ad accettare parti secondarie e comparsate in televisione.
La preparazione della pièce è però per loro l'occasione per confrontarsi sul senso del teatro e del loro lavoro, per discutere di linguaggi alternativi e proporre sperimentazioni, per interrogarsi sul ruolo dei critici teatrali e sui meccanismi distorti che decretano il successo o l'insuccesso di un lavoro teatrale.
Tra litigi, confronti più o meno accesi, situazioni più o meno esilaranti (vedi per esempio i saggi di teatro sperimentale che i tre attori propongono a Saverio, seduto in prima fila in platea, per convincerlo ad abbandonare la via del teatro naturalistico), telefonate con un importante critico teatrale la cui presenza allo spettacolo secondo loro costituirebbe la chiave del successo, la preparazione della pièce va avanti fino alla sera della prima e alle repliche successive. Nonostante il successo di pubblico, visto che il grande critico li ha snobbati, Saverio e i suoi attori - ormai immedesimati nei modi con cui si conduceva la lotta di classe negli anni Settanta - decidono di compiere un'azione eclatante per portare il critico in sala e costringerlo ad assistere al loro spettacolo.
Per parlare di tutto questo, temi spesso importanti e centrali per chi fa oggi teatro ed è alla ricerca di un riconoscimento, Lisma sceglie il registro della commedia frizzante e coinvolgente, trascinando il pubblico nelle dinamiche divertenti, a volte esilaranti, che si innescano tra questi quattro personaggi, senza però rinunciare alla costruzione di senso e alla riflessione non banale.
Attraverso la struttura narrativa classica del teatro nel teatro e alcune scelte di messa in scena (in alcuni passaggi viene utilizzata la prima fila della platea del teatro, quando gli attori diventano a loro volta spettatori oppure quando il famoso critico - che si chiama significativamente Mezzasala - è costretto a vedere il loro spettacolo) i livelli si mescolano e si sovrappongono: quello della pièce che gli attori stanno preparando (che si chiama L'operazione come lo spettacolo cui assistiamo), quello della loro quotidianità e dei loro incontri nello scantinato, infine quello della vita vera al di fuori della finzione teatrale, cui si accostano "invadendo" la platea.
Il testo è ben scritto, gli attori (oltre a Rosario Lisma, Alessio Piazza, Fabrizio Lombardo, Andrea Narsi e Gianni Quillico, che fa la piccola ma importante parte del critico teatrale) sono tutti molto bravi e affiatati (e usando questi aggettivi mi sento chiamata in causa perché nello spettacolo si fa dell'ironia su quello che scrivono i critici teatrali e ancor più i critici per caso e per diletto che scrivono di teatro sui loro blog senza saperne nulla!). Nell'ora e quaranta di durata dello spettacolo si ride a più riprese, si sorride, si riflette, si pensa e si partecipa ai sogni, alle aspirazioni e alle delusioni di queste quattro persone, di cui ci arriva tutta l'umanità anche attraverso le loro debolezze e idiosincrasie, ma soprattutto attraverso la loro straordinaria simpatia.
Rosario Lisma (da me visto in veste di attore in Lunga giornata verso la notte) dimostra grandi doti di autore e regista e con F. ci diciamo che vale la pena di seguirlo anche per il futuro.
Voto: 3,5/5
domenica 5 gennaio 2020
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