Nella giornata della memoria e quasi senza volerlo - visto che alla mostra ci voleva andare primariamente la mia amica F. che però non è arrivata in tempo - capito alla mostra appena inaugurata al Palazzo delle Esposizioni, che tra l'altro per l'occasione è anche gratuita.
Si tratta di un progetto in buona parte immaginato da un gruppo di ragazzi che hanno partecipato ai viaggi della memoria e che hanno avuto la possibilità di ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti dei campi di concentramento.
È dunque proprio una di queste ragazze che ci accoglie all'entrata e che, con grande partecipazione, ci spiega com'è nata e com'è organizzata questa mostra.
Il primo impatto è emotivamente forte: gli spettatori vengono fatti entrare in un vagone di legno, completamente buio, dove si sente il rumore del treno sulle rotaie interrotto a un certo punto dai discorsi di Hitler prima e di Mussolini dopo sulla questione ebraica.
Questa esperienza dura otto minuti e comunica immediatamente ai visitatori che questa mostra punta al loro coinvolgimento sensoriale e dunque anche emotivo.
All'uscita dal vagone ci accolgono dei video che spiegano com'era fatto un campo di concentramento e in un certo senso che cosa ci aspetta.
Nella sala principale, al centro, ci sono dei pannelli su cui vengono proiettate le immagini dei ragazzi che ci raccontano la loro esperienza di "testimoni dei testimoni" e, intorno a loro, delle pareti scure su cui sono scritti dei nomi e cognomi e degli estremi anagrafici. Avvicinando l'orecchio alle pareti è possibile ascoltare le testimonianze di queste persone che hanno vissuto sulla loro pelle l'esperienza del lager.
Nelle tre stanze in fondo il visitatore può accedere a tre diversi approfondimenti: una stanza è dedicata agli esperimenti medici e scientifici che venivano effettuati sui prigionieri e in particolare sui bambini, una è dedicata alla lingua parlata nei campi di concentramento dove persone di diversa provenienza avevano bisogno di comunicare tra di loro, e nella stanza al centro ci sono dei pannelli con le immagini sfocate, che quando lo spettatore si avvicina si fanno più nitide rivelando una persona la cui vita è stata cancellata dal lager.
All'uscita uno dei ragazzi che fa assistenza alla mostra mi dà una tessera e mi spiega che ormai anche io sono diventata una "testimone dei testimoni" e dunque sono chiamata a portare all'esterno della mostra questa testimonianza.
Un'esperienza molto didattica e di grande impatto emotivo che consiglio a tutti per riflettere sull'aberrazione che fu l'Olocausto e sulla necessità di interrogarsi sempre - anche oggi e nel futuro - su cosa significa restare umani.
Voto: 4/5
mercoledì 30 gennaio 2019
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