mercoledì 27 aprile 2022

Catarina e a beleza de matar fascistas / di Tiago Rodrigues. Teatro Argentina, 12 aprile 2022

L'esperienza del teatro in lingua originale (con sovratitoli) è qualcosa che capita molto più raramente rispetto alla visione di un film in versione originale. A me è capitata l'occasione poche volte, l'ultima delle quali è stata questo bellissimo spettacolo del drammaturgo (ma anche regista e attore) portoghese Tiago Rodrigues. Si tratta di uno spettacolo che appare provocatorio fin dal titolo, Catarina e a beleza de matar fascistas, e che non a caso ha suscitato parecchie polemiche nonché tentativi di sospenderne la programmazione (senza tra l'altro nemmeno sapere di cosa parla).

Quando si arriva a teatro gli attori sono già sul palco, all'interno di una scenografia che ci conduce immediatamente in un'ambientazione rurale. Siamo infatti nella casa di campagna di una famiglia portoghese formata da tre fratelli: una donna con le due figlie, una delle quali è Catarina, un uomo con il figlio adolescente (anche narratore e commentatore della storia) e un altro uomo più giovane. Tutti sono vestiti con abiti tradizionali, valorizzati da momenti di canto collettivo e danze tipiche.

Da un lato del palco c'è un lungo tavolo con una tovaglia su cui è ricamata la scritta Não passarão, a un'estremità del quale è seduto un uomo vestito invece con completo e camicia. Si tratta del politico fascista che questa famiglia ha rapito e che è destinato a essere ammazzato dalla giovane Catarina, proseguendo la tradizione per cui da oltre 70 anni questo rito si compie ogni anno, anche per onorare la volontà dell'ava Catarina Eufemia, uccisa negli anni Cinquanta durante la dittatura fascista in Portogallo.

Questa riunione familiare si svolge in un'atmosfera di festa e convivialità, in cui non mancano l'ironia, i momenti di leggerezza e quelli di incontro e profondità. Fino a quando, posta di fronte al suo compito, Catarina non esprime la sua impossibilità di uccidere.

Da qui in poi la tensione sale: si susseguono confronti collettivi o di coppia, riflessioni individuali, che culminano nel lungo dialogo madre-figlia che mette sul tavolo le opposte ragioni che sono dietro la scelta di proseguire questa tradizione ovvero di interromperla. Alla fine di questo confronto, Catarina sembra essersi convinta, ma - ancora una volta - al dunque il dubbio in lei è troppo forte e sceglie di non uccidere.

Questa scelta fa implodere gli equilibri familiari portando a un drammatico epilogo.

Lo spettacolo termina con il politico scampato all'uccisione grazie ai dubbi di Catarina che si presenta sul palco per tenere il suo discorso della vittoria dopo aver vinto le elezioni. Il discorso è un concentrato di populismo, conservatorismo, fascismo, omofobia il cui andamento incalzante ed espansivo si fa sempre più fastidioso e difficile da tollerare fino a suscitare prima il rumoreggiare del pubblico, poi la vera e propria protesta.

Pare che Tiago Rodrigues abbia ascoltato oltre 150 discorsi tenuti da politici di destra populisti in tutto il mondo, riversando in quest'unico discorso la summa di tutti quelli ascoltati, e che la reazione del pubblico sia uno degli effetti sorpresa dello spettacolo, perché non è mai scontata. Personalmente ne sono rimasta talmente sorpresa che pensavo fosse preparata e che ci fossero degli infiltrati nel pubblico. Io - pur con un fastidio crescente - subivo in silenzio, e forse già questo dice qualcosa del fatto che ognuno di noi è diverso e reagisce diversamente all' "aggressione" anche se solo verbale.

Lo spettacolo di Rodrigues affronta un tema spinosissimo di fronte al quale solleva domande e interrogativi, che non hanno risposte banali né scontate. Quali possono essere le estreme conseguenze della tolleranza verso gli intolleranti? È ammissibile ricorrere a strade non democratiche per difendere la democrazia? E se no, come si frena il dilagare del populismo di estrema destra e il rischio non solo teorico di una deriva dittatoriale che si fa strada facendo leva sulla pancia delle persone?

Personalmente penso che il populismo e il fascismo non siano totalmente estirpabili. È indubbio che una condizione generalizzata di maggiore benessere, minori disuguaglianze, un livello più alto di istruzione, una fruizione culturale più diffusa sono tutti importanti deterrenti all'emergere dei rigurgiti fascisti; però ritengo anche che il fascismo, il populismo, il conservatorismo siano in parte congenite nell'umanità, e periodicamente, approfittando di condizioni di contesto favorevole, prendono piede e si espandono, ma non si può pensare realmente di debellarle o di estirparle dal genere umano. Il punto non è eliminare i politici fascisti, ma quello ch'essi rappresentano e che trova riscontro in una parte della società civile.

Diciamo che un sistema democratico in salute e nel quale funzioni il sistema dei pesi e dei contrappesi dovrebbe aiutare a evitare derive dittatoriali, ma la manomissione di questi equilibri che è stata portata avanti sistematicamente negli ultimi decenni - e purtroppo non solo ad opera dei politici di destra - apre sempre più crepe e squarci che non ci garantiscono a pieno.

Se poi - come sembra ventilare il dramma di Rodrigues - chi sta dalla parte "giusta" non è in grado di gestire il dubbio interno e di comporre la diversità dei punti di vista, l'incertezza sul futuro diventa ancora più preoccupante.

In conclusione Catarina è espressione di un teatro civile di cui abbiamo decisamente bisogno per porci domande scomode e non accontentarci di risposte semplici.

Voto: 4/5


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