lunedì 11 aprile 2022

Les passagers de la nuit

Nell’ambito del tradizionale festival del cinema francese Rendez Vous, ospitato anche quest’anno dal cinema Nuovo Sacher, riesco a vedere solo questo film di Mikhaël Hers con protagonista Charlotte Gainsbourg, che tra l’altro è perfetta nel ruolo disegnato dal regista.

Siamo negli anni Ottanta: il film inizia con le immagini dei festeggiamenti per strada a Parigi per la vittoria alle presidenziali di François Mitterand, per poi dispiegarsi durante l’intero decennio.

Elisabeth (Charlotte Gainsbourg) vive in un appartamento nel 15° arrondissement di Parigi insieme ai suoi due figli già piuttosto grandi: sua figlia è in età universitaria ed è un’attivista politica di sinistra, mentre Matthias ha 14 anni e tutte le insicurezze tipiche dell’età. Elisabeth è stata da poco lasciata da suo marito ed è alla ricerca di un lavoro per potersi mantenere e garantire una vita dignitosa ai suoi figli. Purtroppo non ha quasi mai lavorato perché ha dedicato gran parte della sua vita adulta al ruolo di madre. Troverà lavoro come centralinista di un programma radiofonico notturno (che si chiama appunto Les passagers de la nuit) e assistente di Vanda, la conduttrice del programma (Emmanuelle Béart).

Cosa accade in questo film? Sostanzialmente niente di grandioso o eclatante, “semplicemente” la vita di Elisabeth e dei suoi figli, l’incontro con Talulah, una ragazza squat che la donna accoglie amorevolmente in casa, il lavoro part-time in biblioteca, l’incontro con Hugo, la crescita di Matthias che passa anche attraverso il rapporto con Talulah, i problemi di tutti i giorni, le gioie e i dolori dell’esistenza.

In questo sta una parte importante e grande della bellezza del film di Hers, capace di raccontare con una grazia e un calore straordinari la vita ordinaria di Elisabeth e della sua famiglia. Dal modo di narrare di Hers traspare un amore profondo verso la vita vissuta nella sua quotidianità e nella sua ordinarietà, quella fatta dei piccoli gesti, dei momenti difficili e degli attimi di pienezza, cui come spettatori partecipiamo con un trasporto che non è per niente scontato e frequente, sentendoci anche noi “passeggeri di una notte” che può essere buia ma anche accogliente, fredda ma anche calda, e di cui va vissuto ogni istante.

Hers però riesce anche in un’altra importante impresa: raccontare gli anni Ottanta non attraverso le minute ricostruzioni storiche e i dettagli (per quanto non manchino alcuni elementi simbolo di quegli anni), bensì attraverso le sensazioni visive e uditive, e in generale attraverso elementi percettivi, prima ancora che materiali. Alla riuscita di questa impresa contribuisce anche la perizia tecnica e l’intelligenza realizzativa nel mescolare quasi senza soluzione di continuità immagini di repertorio di quegli anni (che come ci dirà lui stesso dopo il film sono tratti soprattutto da archivi personali e privati) e il girato per il quale il regista ha scelto la pellicola in 35 e 16 mm, adattandosi via via sul piano dei formati a quanto recuperato in questi archivi. Il risultato è quanto di più lontano ci possa essere dall’artificioso e dal forzato, e comunica invece una naturalezza e un calore davvero non scontati. In questo tentativo riuscito si inserisce anche senza sofismi l’amore per il cinema come luogo – prima ancora che come proiettato – capace di dare senso e centratura alle esistenze individuali.

Un film che nel suo essere così poco pretenzioso sul piano teorico (lo conferma lo stesso regista) riesce davvero a riempire gli occhi e a scaldare il cuore, miracolo che l’interpretazione piena della Gainsbourg certamente contribuisce a realizzare a pieno.

Consigliato.

Voto: 3,5/5





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