In questo tour Joan è accompagnata da tre musicisti che sono ormai suoi storici collaboratori: il batterista Parker Kindred, il bassista Benjamin Lazar Davis (con cui ha anche realizzato un album a quattro mani, Let it be you¸e che sfoggia look sempre molto estrosi) e il tastierista Eric Lane. In questi anni di buio della musica dal vivo sono uscite diverse cose di Joan, che dal palco lei man mano cita: si tratta del secondo volume del disco di cover (che si chiama appunto Cover two), della Joanthology (una specie di best of) e dell'ultimo lavoro (di cui tra l'altro mi era sfuggita l'uscita), The solution is restless, realizzato insieme a Tony Allen e Dave Okumu.
Probabilmente l'idea iniziale era proprio quella di portare in giro dal vivo quest'ultimo lavoro in trio, ma la morte di Tony Allen nel 2021 ha cambiato prospettive e programmi, e ha spinto la musicista newyorkese a ripensare il tour.
La scelta è stata quella di tornare un po' alle origini, affidandosi a musicisti con i quali collabora da anni per portare al pubblico non solo i suoi successi del passato ma anche molti dei brani di questo ultimo lavoro. Il concerto inizia infatti con alcuni brani tratti da The solution is restless, su cui si percepisce ancora un po' di rigidità da parte di Joan e dei musicisti, e forse un po' di freddezza da parte del pubblico che probabilmente è un po' spiazzato da sonorità un po' diverse da quelle a cui Joan ci ha abituati.
Quando poi si passa ad alcuni brani più classici del suo repertorio, dagli album To survive e Real life, il quartetto ritrova verve e affiatamento e anche Joan si scioglie, cominciando quel dialogo col pubblico che è una delle caratteristiche più tipiche dei suoi concerti.
Viene fuori subito che la cantante è al contempo molto felice e molto emozionata per questo ritorno al contatto col pubblico, in particolare quello di una città e di un Paese che non ha mai nascosto di amare particolarmente.
E così da qui in poi il concerto cresce nel livello di coinvolgimento emotivo e nella qualità ed entusiasmo con cui i brani che seguono vengono interpretati e portati al pubblico. Oltre a brani dell'ultimo lavoro, tra cui ad esempio Dinner date, si alternano alcuni dei brani con cui Joan è diventata famosa, ad esempio The magic, e successi più recenti come Tell me o Let it be you.
Quando dunque Joan e il suo trio di musicisti lasciano il palco, il pubblico è ormai conquistato e non tarda a far sentire la propria richiesta di un bis, che Joan concede, prima "in solo" con una bellissima versione al pianoforte di Real life e poi con il gruppo in una reinterpretazione di Why can't we live together di Timmy Thomas (canzone-inno contro la guerra in Vietnam il cui interprete è morto il 15 marzo di quest'anno).
Al termine di quest'ultima esecuzione il pubblico non solo applaude convinto, ma si alza tutto in piedi per questa artista capace di conquistare tutti i sensi con la sua musica sempre diversa e al contempo sempre inconfondibile.
Forse il nostro applauso è anche una forma di liberazione dal lungo periodo di astinenza dalla musica dal vivo, di cui solo di fronte a un concerto vero e bello come questo realizziamo pienamente quanto ci sia mancata.
Voto: 4/5
La scelta è stata quella di tornare un po' alle origini, affidandosi a musicisti con i quali collabora da anni per portare al pubblico non solo i suoi successi del passato ma anche molti dei brani di questo ultimo lavoro. Il concerto inizia infatti con alcuni brani tratti da The solution is restless, su cui si percepisce ancora un po' di rigidità da parte di Joan e dei musicisti, e forse un po' di freddezza da parte del pubblico che probabilmente è un po' spiazzato da sonorità un po' diverse da quelle a cui Joan ci ha abituati.
Quando poi si passa ad alcuni brani più classici del suo repertorio, dagli album To survive e Real life, il quartetto ritrova verve e affiatamento e anche Joan si scioglie, cominciando quel dialogo col pubblico che è una delle caratteristiche più tipiche dei suoi concerti.
Viene fuori subito che la cantante è al contempo molto felice e molto emozionata per questo ritorno al contatto col pubblico, in particolare quello di una città e di un Paese che non ha mai nascosto di amare particolarmente.
E così da qui in poi il concerto cresce nel livello di coinvolgimento emotivo e nella qualità ed entusiasmo con cui i brani che seguono vengono interpretati e portati al pubblico. Oltre a brani dell'ultimo lavoro, tra cui ad esempio Dinner date, si alternano alcuni dei brani con cui Joan è diventata famosa, ad esempio The magic, e successi più recenti come Tell me o Let it be you.
Quando dunque Joan e il suo trio di musicisti lasciano il palco, il pubblico è ormai conquistato e non tarda a far sentire la propria richiesta di un bis, che Joan concede, prima "in solo" con una bellissima versione al pianoforte di Real life e poi con il gruppo in una reinterpretazione di Why can't we live together di Timmy Thomas (canzone-inno contro la guerra in Vietnam il cui interprete è morto il 15 marzo di quest'anno).
Al termine di quest'ultima esecuzione il pubblico non solo applaude convinto, ma si alza tutto in piedi per questa artista capace di conquistare tutti i sensi con la sua musica sempre diversa e al contempo sempre inconfondibile.
Forse il nostro applauso è anche una forma di liberazione dal lungo periodo di astinenza dalla musica dal vivo, di cui solo di fronte a un concerto vero e bello come questo realizziamo pienamente quanto ci sia mancata.
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