venerdì 18 febbraio 2022

Brevi interviste con uomini schifosi. Teatro India, 8 febbraio 2022

David Foster Wallace è un autore di culto nella letteratura contemporanea del quale un folto gruppo di appassionati e fan (in particolare nella fascia d'età tra 30 e i 45 anni) conosce ogni scritto e atto. Non a caso allo spettacolo in programma al Teatro India il pubblico è tendenzialmente diverso da quello solito, e vede presente un numero di giovani (intorno e sotto i trent'anni) parecchio significativo.

Per quanto mi riguarda devo ammettere - ancora una volta - la mia ignoranza. Conosco lo scrittore solo di nome, e così alcune delle sue opere più famose. Ho da qualche parte Infinite jest che mi aspetta per la lettura ma non l'ho ancora affrontato. Dunque, arrivo allo spettacolo completamente impreparata, e attirata fondamentalmente dalla presenza di Lino Musella, che ormai seguo con una certa costanza.

Lo spettacolo, per la regia e la drammaturgia di Daniel Veronese, è interpretato da due uomini: uno è appunto Lino Musella e l'altro è Paolo Mazzarelli, già visto calcare la scena insieme a Musella in Orphans qualche anno fa.

I due si muovono su un palco che sembra una specie di ring e dove pochissimi elementi di scenografia, tra cui un tavolo e una sedia, creano il contesto del racconto. Uno grande schermo sullo sfondo ci ricorda man mano i titoli dei singoli racconti.

Il termine "racconto" probabilmente non è del tutto corretto. Nell'opera di Wallace si tratta in realtà di un certo numero di monologhi, in cui uomini diversi esprimono - in forme più o meno deliranti - il loro punto di vista sulle relazioni, le donne, i sentimenti, e in generale mettono a nudo un certo tipo di universo maschile. Questi monologhi in realtà sono pensati come una specie di risposta a una domanda (non a caso il titolo fa riferimento a delle interviste), la quale domanda rimane però non formulata e implicita. 

Nel caso della trasposizione cinematografica di John Krasinski il regista decide di materializzare l'intervistatore, mentre invece nello spettacolo di Veronese viene messo in scena il destinatario di queste esternazioni, o meglio la destinataria, visto che fondamentalmente si tratta di punti di vista maschili che hanno a che fare con il rapporto uomo-donna.

Dunque Musella e Mazzarelli interpretano alternativamente la parte dell'uomo che esterna e quello della donna che ascolta e dà qualche piccolo, ma importante feedback, anche solo nell'espressione o nei gesti.

I due attori sono molto bravi e convincenti nel rappresentare questi strani "dialoghi", e alcuni di quelli portati in scena sono cinicamente e a volte inquietantemente divertenti nel portare alla luce punti di vista retrogradi e bizzarri, e vizi maschili più o meno consolidati. Devo però dire che personalmente non li ho trovati particolarmente dirompenti. Probabilmente a distanza di oltre 20 anni dalla pubblicazione del libro - e forse anche grazie all'influenza esercitata da Wallace sulla letteratura successiva - siamo molto più abituati a questo tipo di scrittura e di racconto, sebbene non ci sia nulla da essere contenti sul fatto che i tipi umani rappresentati ci risultino ancora familiari.

Diciamo che esco dal teatro ben impressionata dalla recitazione di Musella e Mazzarelli (ma questa non è una sorpresa) e decisa a recuperare Wallace con qualche lettura (speriamo presto!), ma non ancora conquistata dalla passione con cui tanti guardano a questo autore.

Voto: 3,5/5

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